Romolo Runcini, Recensione a Roberto Pasanisi, ''Gli Angeli'', Edizioni Ripostes

Il sociologo della letteratura Romolo Runcini così scrive del romanzo di Roberto Pasanisi: "Di qui la ricerca di Pasanisi di un punto di rottura delle barriere imposte alla libera scelta dell’esistere, individuato nel viaggio di una favola tormentata e felice verso gli spazi aperti dell’immaginazione. Così la storia di questi Angeli adolescenti, tutta pervasa da una scrittura onirica, abbagliata dalla velocità delle sequenze e dal rapido fluire delle immagini, manifesta a ritroso la volontà di mantenere viva la memoria di sé, di conservare il ricordo della propria individualità attiva e indipendente; ma lo fa con un linguaggio fortemente moderno e insinuante come quello proposto dal montaggio cinematografico e dalle cesure televisive che, frammentando il discorso narrativo in folgoranti o delicate suggestioni iconiche, coinvolgono il lettore / spettatore a partecipare più intensamente all’avventura estetica del nostro tempo" (Romolo Runcini, Sociologia della letteratura, Università di Napoli "L'Orientale"). Roberto Pasanisi, "Gli angeli", Ripostes; n. 41 nella collana Biblioteca, che ospita le opere di Alfonso Gatto – Salerno, Edizioni Ripostes, novembre 2004, pp. 112 – ISBN 88-86819-84-6 – € 10 - in copertina un’opera elettronica di Roberto Pasanisi, "Scintillamenti" - Edizioni Ripostes
del 26/12/08 -

L’irruzione della scrittura nella realtà quotidiana può rivelare l’atto del conoscere o del riconoscere cose, persone che l’autore esibisce o nasconde secondo lo snodo narrativo del suo racconto. Il richiamo è, come sempre, a una scelta eidetica o acustica della parola fra spazio e tempo. Nel primo caso la conoscenza del presente conduce alla totalità del racconto, alla sua completa visualizzazione; nell’altro caso la conoscenza del passato porta alla frammentazione ritmica, all’emersione del ricordo, per confluire nel dettaglio. Lo spazio diluito nel tempo, o il tempo condensato nello spazio. Lo scrittore s’immerge in ciò che gli sta di fronte, o da esso evade. Il cronotopo si spezza fra il qui e l’ora. A questo punto, ossia con l’incipit narrativo, la scrittura si avvia intenzionalmente verso l’oggettività o la soggettività nell’approccio al reale: verso il realismo o il simbolismo.
La fabula di Pasanisi muove, anzi agita le acque di questo principio di armonia visiva o musicale della parola, non bada a scelte di fondo tra una prospettiva e l’altra ma la getta nel tumulto creativo e allucinante di un’ars combinatoria giocata sulla vertigine figurativa. La scrittura si incunea qui nell’atmosfera quotidiana nell’intesa di una testimonianza diretta e insieme obliqua del presente, ne scandaglia gli eventi catapultandoli nel passato di una memoria che diventa attesa disperata del futuro.
Al limite dello sconforto e della sofferenza di una vita perduta un giovane intellettuale – il protagonista del testo autobiografico – tenta un bilancio della propria esperienza fallimentare. Sopraggiunge il sogno ad animare un po’ le sue trascorse avventure, o piuttosto le sue spinte ideali all’avventura debitamente intrise di visioni fanciullesche da Far West: la dolce, animata California, Sacramento, i cowboy della pianura, Kid il terribile pistolero, le sparatorie e i morti nel saloon. Ma entra in campo Nathaniel con la sua grande Harley Davidson, una moto poderosa e luccicante, con la quale sfreccia on the road lungo le solitudini di pianure e città immerse nel silenzio. Il protagonista (o Kid, il cowboy, o Nathaniel il sognatore) riprende a descrivere quelle piccole e belle imprese vissute in un’America allegra e movimentata, usando sempre un linguaggio filmico, in chiave hollywoodiana. A un certo punto il narratore tenta l’avventura più cruciale, maldestra e pericolosa: conoscere se stesso.
Essendo un giovane incontra l’amore. Ma quale amore in un modo infestato da dèmoni violenti e volgari, da mercanti di tappeti e di idee? Ecco ora accendersi una luce e al risveglio il protagonista – o chi per lui – si trova in Messico tra miseria e rivoluzione, pistoleros e morti ammazzati. Ma la potente e scintillante Harley Davidson riporta il sognatore sulla dura realtà della strada. Deserto, solitudine, silenzio, velocità. La buona sorte aiuta il protagonista che incontra la sua donna ideale: bella, gentile, colta. Si parlano e il sogno sembra avverarsi. Ma subito il dubbio: non sarà un’illusione? E cade anche questa esperienza amorosa, finita sul nascere. Riprendono lunghe cavalcate attraverso le grandi pianure della Prateria: Geronimo l’eroe indiano, il calumet della pace, guerra e sapienza di un popolo che conosceva i segreti della Natura. A un tratto Silvia, la donna ideale, ritrova il suo dolce Nathaniel e lo chiama con forza, con amore, ma costui è morto, «soave come un angelo addormentato». Nuove esperienze cittadine, di basso profilo, finiscono per stancare e annoiare il protagonista narrante, il quale, disgustato dalla volgarità e banalità del mondo, dove anche la speranza si macchia di grigio, decide di togliersi la vita. Così, alla fine, la sua voglia di evasione tocca il paradosso poiché descrive con minuziosa attenzione e discreto distacco – da autentico angelo – la situazione e l’evento della sua stessa morte.
Questa storia ‘a favola’ di Pasanisi – un vortice di quadri in movimento, abbozzati da una fantasia vorace quanto dissipatrice – scorre sotto gli occhi del lettore come un film, con i piani, le aperture, le dissolvenze, le metafore iconiche proprie di un testo cinematografico in azione. Dietro questa favola di svagate e crudeli avventure individuali avvertiamo però letture ponderose di opere fondamentali di filosofi e sociologi determinati alla critica dell’esistente – l’importante Scuola di Francoforte, con Adorno, Horkheimer, Marcuse – i quali di fronte all’emergere della società del tutto intrinseca al sistema industriale omogeneizzante e consumista, nel sempre più rapido sviluppo della Tecnica, negli apparati statali dittatoriali (Italia fascista, Germania nazista, Russia sovietica) – avevano intuito e descritto la fine dell’uomo come soggetto responsabile e il suo progressivo modellarsi «a una dimensione». La crisi, o piuttosto la catastrofe dello spazio vitale dell’individuo era il nefasto risultato, per quei ‘cavalieri della paura’, di questo uniforme allinearsi alla definitiva capitolazione del pensiero e della fantasia.
Di qui la ricerca di Pasanisi di un punto di rottura delle barriere imposte alla libera scelta dell’esistere, individuato nel viaggio di una favola tormentata e felice verso gli spazi aperti dell’immaginazione. Così la storia di questi Angeli adolescenti, tutta pervasa da una scrittura onirica, abbagliata dalla velocità delle sequenze e dal rapido fluire delle immagini, manifesta a ritroso la volontà di mantenere viva la memoria di sé, di conservare il ricordo della propria individualità attiva e indipendente; ma lo fa con un linguaggio fortemente moderno e insinuante come quello proposto dal montaggio cinematografico e dalle cesure televisive che, frammentando il discorso narrativo in folgoranti o delicate suggestioni iconiche, coinvolgono il lettore / spettatore a partecipare più intensamente all’avventura estetica del nostro tempo.



Romolo Runcini
(Sociologia della letteratura,
Istituto Universitario Orientale di Napoli)




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