Gianni Profita - Conferenza su ''L’incidenza economico-sociale dell’industria audiovisiva e l’impatto della convergenza''

Sintesi della relazione tenuta dal Prof. Gianni Profita a New York alla Business Art Accademy di Chelsea il 21 marzo 2008.
del 05/05/08 -

La società occidentale sta cambiando rapidamente e strutturalmente le modalità di relazione tra gli individui. Il fenomeno comunicativo diventa sempre più complesso e allo stesso tempo frammentato, costringendo l'uomo moderno a rincorrersi nell'incontrollabile ciclo delle innovazioni tecnologiche di cui è egli stesso il motore. La globalizzazione, unita alla crescita dei media, ci porterà sempre più verso una forma percettiva complessa; e se è vero che un'azienda, dopo aver perso posizioni di mercato a causa di un insuccesso, potrà facilmente e in breve tempo riguadagnarle, ciò le sarà possibile a condizione di mantenere una mentalità veloce e aperta al cambiamento.
In tale ottica – e non solo – l'incidenza sociale degli audiovisivi è ‘grande’ per definizione. Per rendersene conto basti osservare il ruolo sociale della televisione: la presenza di apparecchi televisivi nelle case degli europei è dell'ordine del 98%; inoltre, nel 2007, ad esempio, il cittadino medio ha seguito circa 205 minuti di televisione al giorno, 6 minuti in più rispetto all'anno precedente; e per i bambini le cifre sono ancora più elevate. Inevitabilmente, la TV è la principale fonte d'informazione e d'intrattenimento delle società europee. Detto questo, però, non vanno trascurate l'importanza della radio come mezzo di comunicazione, e naturalmente del cinema, senza soffermarci sulle nuove e vecchie vie di svago e d'interazione umana, quali i videogiochi, internet e gli spettacoli dal vivo.
Gli europei difatti ascoltano la radio quanto guardano la televisione, e continuano a considerare le trasmissioni radiofoniche un importante mezzo d'informazione, più affidabile sia della televisione che della carta stampata. Per quanto riguarda il cinema, poi, è evidente che lo star system e il fascino legato al cinematografo influenzino i modelli comportamentali, etico-morali, soprattutto dei più giovani.
Si può dunque dedurre che i mezzi audiovisivi esercitano un compito fondamentale nel funzionamento delle moderne società democratiche. Tali società, infatti, private di un libero flusso di informazioni non potrebbero sussistere per quelle che sono; senza contare che gli audiovisivi determinano in larga parte i concetti e le categorie – di ordine politico, sociale, etnico, geografico, psicologico, ecc. – che concorrono a stabilire non soltanto cosa vediamo del mondo, ma anche come lo vediamo.
L'industria che ne è a capo, perciò, non è come le altre, e non si limita a produrre beni che saranno venduti sul mercato assieme a tutti gli altri: è questa un'industria culturale che esercita una fortissima influenza, su cosa i cittadini sanno, credono e sentono, e addirittura sulla trasmissione, lo sviluppo e la costruzione delle identità culturali. Pertanto la sua rilevanza sociale si colloca al centro di ogni politica riguardante i suoi prodotti, almeno alla pari degli aspetti prettamente economici.
Proprio a tale proposito, si rileva in primis che in tutta Europa il settore audiovisivo ha un potenziale occupazionale stimabile in centinaia di migliaia di posti di lavoro altamente qualificati.
Secondo le ricerche effettuate per conto della Commissione delle Comunità Europee, i profitti complessivi dell'industria continentale in quest'ambito dovrebbero aumentare del 70% entro il 2010, e questa crescita potrebbe creare fino a 350.000 nuovi e aggiuntivi posti di lavoro altamente qualificati.
Ma i dati riguardanti il potenziale occupazionale sono ancor più eloquenti. Nel 1995 il settore dava lavoro in modo diretto a 950.000 persone in tutta Europa, che presumibilmente, sempre secondo dati di fornte comunitaria, dovrebbe raggiungere la quota di 4.000.000 entro il 2010.
Dalla semplice menzione di queste cifre e per quanto discusso, è quindi facile concludere che il settore di cui stiamo trattando riveste un'importanza cruciale per l'intero panorama internazionale, sia per il numero di individui coinvolti, sia per l'impatto economico e sociale dei vari mezzi di comunicazione che ne fanno parte.
Oggi, però, occorre sostenere il quadro generale dell'industria audiovisiva europea, con riflessioni e interventi normativi di più lungo respiro rispetto al passato: orientati verso una più produttiva cooperazione tra le singole realtà nazionali che consenta di massimizzare il potenziale di crescita del settore, in gran parte dovuto allo sviluppo dei servizi innovativi basati sulla tecnologia digitale.
La progressiva diffusione del linguaggio digitale favorirà un'integrazione e una contaminazione tra i diversi segmenti dell'entertainment e darà origine a sostanziali trasformazioni del sistema di produzione e di sfruttamento dei prodotti audiovisivi. Cinema digitale, web e TV digitale dovranno necessariamente allineare i linguaggi e l'operatività; e il processo di produzione, prima ancora che dai consumatori, sarà guidato dalle grandi organizzazioni.
Concentrando da qui in poi la nostra attenzione sull'industria cinematografica, è quindi interessante ricordare ciò che è stato prospettato in materia dai commentatori più accreditati: tra pochi anni avremo la possibilità di accedere a qualsiasi ora del giorno e della notte ad ogni film girato nella storia del cinema semplicemente disponendo di un computer con collegamento internet a banda larga capace di trasmettere i bytes molto più celermente di una normale linea telefonica. Basterà collegarsi ad un sito, digitare il numero della propria carta di credito e scaricare l'intero pacchetto in una manciata di minuti.
Il digitale porta con sé la richiesta pressante di nuove professionalità, sia per gli effetti speciali che per la post-produzione e il montaggio. E gli stessi sceneggiatori e organizzatori di produzione dovrebbero avere una conoscenza e una sensibilità verso i processi digitali: competenze che sembrano ancora poco diffuse tra i professionisti europei.

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