Il Museo Archeologico di Olbia

Un viaggio dalla preistoria al XIX secolo.
del 07/06/19 -

Il Museo Archeologico di Olbia.
Un viaggio dalla preistoria al XIX secolo.

Un viaggio dalla preistoria al XIX secolo, attraversando le epoche fenicia, greca, punica e romana alternatesi nella Sardegna nord-orientale, in una ricca collezione di reperti e documentazione storica e archeologica sarda

La storia di Olbía, in greco ‘felice’, del suo porto e delle sue millenarie stratificazioni culturali.

Sull’isolotto Peddone, a pochi passi dal porto vecchio, il museo archeologico di Olbia, città principale della Gallura, espone una rassegna completa delle civiltà sviluppatesi in Sardegna.

A simboleggiare sua posizione sul mare e ruolo svolto dalla città portuale nella storia, il museo ha forma di una nave ormeggiata con finestre circolari e passerelle sospese. L’esposizione, dedicata a porto e città, ripercorre le epoche fenicia, greca, punica, romana, medioevale, moderna e contemporanea. Il percorso museale si articola su due piani. Nella prima sala del pianoterra troverai timoni e alberi di navi autentici e la ricostruzione di due relitti di navi onerarie andate a fuoco durante l’attacco dei Vandali (450 d.C. circa). Rivivrai ‘dal di dentro’ l’incursione, nella quarta sala, con affondamento di undici navi, che decretò la fine dell’Olbia romana, grazie a una suggestiva proiezione.


Secondo e terzo ambiente mostrano altri resti del porto, tra cui il relitto di un’imbarcazione medievale, unica in Italia.

Un plastico del porto nel II secolo d.C. è ospitato nell’ultima sala del piano.

La prima sala del piano superiore documenta età prenuragica e nuragica, insediamento fenicio (750 a.C.) e quello greco-focese (630-520 a.C.), durante il quale Olbia era l’unico porto greco del Mediterraneo occidentale. Negli scavi sono state rinvenute, non a caso, reliquie greche. La seconda è dedicata a dominio cartaginese, simboleggiato dalla stele di granito con la dea Tanit, e passaggio a quello romano.

La terza sala ospita terrecotte, corredi funebri e anfore risalenti al passaggio da punici a romani, mentre quella successiva documenta la piena ‘romanizzazione’ (da metà I sec. a.C.) .

In mostra sculture come le teste di Domiziano, Domizia e quella straordinaria di Ercole, principale divinità cittadina.

La quinta sala racconta rapporti tra Olbia romana e Mediterraneo, nonché il traumatico avvento dei Vandali.

Tra i reperti spiccano lucerne, monete, anelli, collane e una statuetta egizia di Osiride. L’ultima sala è dedicata a età bizantina, con la città ridotta a borgo, e successive: capitale del giudicato di Gallura, età aragonese-spagnola (col nome ‘Terranova’), piemontese, unitaria e postunitaria.

Licenza di distribuzione:
INFORMAZIONI SULLA PUBBLICAZIONE
RETERICERCA
Responsabile account:
Maura Capanni (Corrispondente settore cultura)
Contatti e maggiori informazioni
Vedi altre pubblicazioni di questo utente
© Pensi che questo testo violi qualche norma sul copyright, contenga abusi di qualche tipo? Contatta il responsabile o Leggi come procedere
Stampa ID: 312160