Gianni Profita - La leva fiscale a sostegno del cinema

Si è da poco riaperto il dibattito sulla ventilata possibilità di introdurre in Italia un sistema di Tax Shelter che sostenga la produzione audiovisiva nazionale. Sulla questione gli interventi degli operatori mostrano un particolare pathos che forse richiede qualche puntualizzazione tecnica.
del 10/05/08 -

Attualmente il mercato cinematografico europeo è caratterizzato da uno scarso livello di finanziamenti da parte del settore privato a causa della crisi delle tv a pagamento e della diminuzione degli introiti pubblicitari provenienti dalle reti commerciali.
Fino a poco tempo fa le pre-vendite televisive costituivano circa il 30-35% del finanziamento di un film: la riduzione o spesso il venir meno di tali fonti di finanziamento lascia un notevole vuoto che deve essere colmato.
All’interno dei singoli sistemi normativi nazionali a sostegno delle attività cinematografiche sono previste forme di aiuto pubblico da parte di enti territoriali e politiche di sostegno attraverso meccanismi ed agevolazioni di natura fiscale.
Si tratta di sistemi notevolmente diversificati da Stato a Stato. Ciò crea non poche difficoltà soprattutto ai progetti di coproduzione europei, che non devono solo attenersi ai trattati bi-laterali fra gli Stati o alla Convenzione Europea, ma devono anche tentare di armonizzare sistemi di diversa natura.
Malgrado i meccanismi fiscali in Europa siano profondamente diversi tra loro, è possibile individuare delle tipologie comuni in base:
1. ai criteri per ottenere i benefici fiscali prendendo in considerazione la nazionalità del film (UK, B) o le spese territoriali in industria e mano d’opera (Irl; Lxb, B), piuttosto che le spese in “equity” (Germania)
2. ai vantaggi fiscali concessi agli investitori, dal semplice credito d’imposta sugli investimenti (UK, D) a reali benefici di tipo fiscale (Irl)
3. alle clausole di cessione dei diritti che legano gli investitori ai produttori
4. al livello di garanzie che gli investitori esigono dai produttori relativamente ai finanziamenti al film già in produzione, e il livello di rischio degli investitori.
I meccanismi fiscali potranno svolgere un ruolo fondamentale per la crescita e il rafforzamento del mercato audiovisivo sviluppando un approccio coerente dal punto di vista delle norme sulla concorrenza, rivedendo i trattati bilaterali tra gli Stati Membri e introducendo delle clausole di reciproco accesso ai sostegni fiscali degli Stati Membri.
In Europa il finanziamento di opere cinematografiche è fondamentalmente legato ai fondi statali. Questa forma di sostegno attraverso prestiti concessi su base selettiva (valutazione del progetto) o automatica (legata alla performance del film al botteghino), crea delle specificità in termini di strutture finanziarie dei progetti e delle aziende audiovisive, che non devono essere trascurate.
Il mercato finanziario europeo è caratterizzato da una capacità di prestito relativamente limitata a causa di uno scarso livello di competenza delle banca ma anche per il timore di incorrere in errori già fatti in passato.
In questo contesto gli incentivi fiscali per il settore audiovisivo dovrebbero costituire una parte integrante dell’intero sistema finanziario di questa industria.
In vari Stati Membri della UE sono entrati in vigore o sono state proposte forme di incentivazione fiscale per i privati che investono nel settore audiovisivo. Una certa attenzione è stata posta sulla compatibilità di tali misure con le norme europee in materia di singolo mercato e di aiuti statali, ma ciò non esclude che vi possano essere delle distorsioni che possano inibire il mercato.
Affinché le politiche di sostegno all’industria audiovisiva attraverso la leva fiscale abbiano un buon esito, è indispensabile l’esistenza di un’efficiente rete bancaria e finanziaria che fornisca il know-how necessario all’operazione.
In molti Stati Europei è stato introdotto il tax-shelter nell’industria audiovisiva con risultati soddisfacenti in Belgio e Gran Bretagna (dove di recente è stato in parte revocato), ma anche con sostanziali fallimenti nei suoi esiti in Germania e Olanda.
Il tax- shelter nella sua applicazione tecnica è un semplice piano di sgravio fiscale finalizzato ad attirare flussi finanziari in investimenti ad alto rischio. In pratica è un sistema di protezione fiscale che consente all’impresa di investire gli utili detassati nella produzione o distribuzione di nuovi film. Nel settore audiovisivo il tax shelter può essere considerato un aiuto finanziario automatico in quanto l’accesso ai fondi non dipende dalla valutazione del progetto da parte di una commissione, ma basta soddisfare determinati requisiti.
Nelcaso inglese, che può considerarsi paradigmatico, si può operare una distinzione tra:
· TAX CREDITS, vantaggi che interessano direttamente il produttore
· TAX ALLOWANCES, vantaggi di cui gode indirettamente il produttore, attraverso investitori privati.
L’investimento è veicolato da strumenti finanziari (di solito fondi d’investimento) gestiti da un soggetto finanziario (di solito una banca d’investimento). In pratica l’investitore acquista delle azioni del fondo; questo investe denaro in alcuni film in cambio di una percentuale sugli incassi o equity, in base al contributo finanziario dato. Il fondo di solito opera come un fondo comune d’investimento in borsa, attenuando i rischi. L’investitore potrà poi detrarre parte degli investimenti nel fondo dai suoi obblighi fiscali.
Lo sgravio fiscale è previsto sia per le spese effettuate nel paese in cui si trova il fondo, sia per i film aventi la stessa nazionalità del Fondo.
Le banche finanziano l’industria cinematografica attraverso tre mezzi:
a) lo sconto sulle prevendite;
b) equity
c) gap financing (tipo di finanziamento di un film per il quale i diritti di prevendita sul film non coprono il budget).
A differenza del mercato statunitense, per i film europei le banche per lo più vendono sottocosto i contratti dalle prevendite televisive e non forniscono una vera equity o gap financing , a meno che non si tratti di finanziare produzioni statunitensi.
Un’altra differenza tra il mercato europeo e quello statunitense, consiste nell’importanza del sostegno pubblico per il cinema europeo e il finanziamento ai programmi televisivi.
Da sottolineare che nell’ambito del finanziamento al cinema sta assumendo un rilievo sempre maggiore il finanziamento ad un portfolio di film, piuttosto che al singolo film, al fine di diversificare i rischi.
E’ difficile valutare l’efficacia di strumenti fiscali, soprattutto se indiretti, perché lo si può fare solo considerando un lasso di tempo di medio termine. Tuttavia è possibile affermare che:
· l’analisi costi-benefici degli investimenti deve prendere in considerazione l’aumento del valore di produzione come pure i costi sostenuti dal Ministero delle Finanze
· non c’è un collegamento tra investimenti più elevati attraverso i sistemi di tax shelter e un aumento nella quantità e qualità dei film prodotti e distribuiti
· è necessario un’efficiente sistema bancario
· i produttori devono avere un’adeguata struttura finanziaria che possa sostenere e gestire i vantaggi derivanti dalla liquidità e dalla gestione dei diritti
· devono poter sussistere le condizioni per il reinvesimento dei profitti derivanti dall’investimento in “fondi audiovisivi”, nel settore audiovisivo stesso. Ciò incoraggerebbe gli investitori, ed in particolar modo i distributori, ad investire ed allargare il loro portfolio, riducendo i rischi, attirando un vasto pubblico, e potenziando così l’industria.
In definitiva in Europa i sistemi nazionali tradizionali di finanziamento pubblico al cinema possono causare anche degli effetti negativi. Infatti, il numero di progetti finanziati è in costante aumento e crescono anche i rischi corsi dagli investitori poiché la maggior parte dei film non recuperano i costi. Pertanto è necessario modificare l’approccio all’investimento tenendo presente che spesso i progetti finanziati non rispondono alla domanda del mercato o al rendimento del prodotto sul mercato. Un approccio più “market oriented”, come quello imposto dal Tax Shelter, può rappresentare -se ben attuato- una risposta adeguata in questa direzione.

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