Dimmi come mangi e ti dirò chi sei

Non si comunica solo con le parole, ma soprattutto con gesti che non ci si accorge nemmeno di fare...

Copertina Non si comunica solo con le parole, ma soprattutto con gesti che non ci si accorge nemmeno di fare, come ad esempio quando siamo seduti ed occupati nel nostro pranzo quotidiano, non stiamo semplicemente mangiando, ma anche comunicando. Già ad esempio dalla posizione al tavolo si può cogliere qualcosa, come se un uomo si posizione a capotavola, lascia intravedere la sua tendenza ad essere un maschio predominante.

Secondo l’antropologo Demond Morris, autore de “La scimmia nuda”, le mani sono per gli esseri umani ciò che la bacchetta è per un direttore d’orchestra. Studi recenti, tra l’altro, confermano che non solo gesticolare aiuta a farsi capire meglio, ma aiuta se stessi, a pensare meglio, a concentrarsi e a fissare nella memoria i concetti. Chi gesticola di più mentre studia e comunica, ottiene risultati migliori!

Durante una conversazione, i movimenti del nostro corpo parlano di noi, del nostro stato d’animo, delle nostre insicurezze o al contrario della nostra foga di voler far comprendere e apprezzare ciò che stiamo dicendo. Se siamo tesi, imbarazzati, intimiditi, allora i gesti saranno ripetitivi, nervosi, più aderenti al corpo, mentre se siamo rilassati e intenti a trasmettere dei concetti che riteniamo importanti, allora il nostro corpo si manifesterà con più generosità, con gesti più ampi e decisi.

In certe situazioni, come in un colloquio di lavoro, vogliamo dare l’impressione di essere sicuri e distesi, tuttavia magari cominciamo a toccarci la gola, andando così a trasmettere segnali che possono essere interpretati come uno stato d’ansia. In questi casi veniamo traditi dalla nostra parte più emotiva: c’è un evidente contrasto tra ciò che si sta dicendo a voce e quello che il nostro corpo concretamente esprime.

Imparare a rendere coerente la comunicazione verbale e quella non verbale permette di essere più persuasivi e chiari migliorando così i rapporti interpersonali. Conoscere la comunicazione non verbale e saperla gestire equivale a migliorare il proprio modo di porsi e di comunicare. Se ciò che l’individuo esprime, durante un pensiero, durante un dialogo o altre forme di interazione, non sono casuali, ma correlati ai suoi stati emotivi, ecco che lavorare sulla nostra timidezza, insicurezza se non addirittura “paura” di parlare in pubblico, sarà sicuramente fondamentale.

Se vogliamo poi andare più nello specifico sulla CNV ricordiamo che uno studio condotto nel 1972 da Albert Mehrabian (“Non-verbal communication”) ha mostrato che ciò che viene percepito in un messaggio vocale può essere così suddiviso: Movimenti del corpo (soprattutto espressioni facciali) 55% ; Aspetto vocale (Volume, tono, ritmo) 38% ; Aspetto verbale (parole) 7% . Ecco che l’efficacia di un messaggio dipende solo in minima parte (7%) dal significato letterale di ciò che viene detto, mentre il modo in cui questo messaggio viene percepito è influenzato pesantemente dai fattori di comunicazione non verbale (88%).

C’è da dire, a onor del vero, che non tutti siamo predisposti (fin dalla nascita) a utilizzare al massimo questo grande bagaglio comunicativo. Ci sono in effetti persone, che potremmo indicare come particolarmente “introverse” o “riservate”, che proprio per queste caratteristiche di personalità, utilizzano in modo essenziale tono della voce, mimica, gesti, spazio, perché comportamenti che li metterebbero troppo in evidenza, cosa che non fa parte del loro “carattere”. Che dire, in fondo, anche quando la CNV è ridotta ai minimi termini, in realtà ci sta dicendo molto della persona che abbiamo davanti a noi!

Pubblicato il 27/05/2013