Osteoporosi, allarme degli endocrinologi: uomini sempre più a rischio dopo i 50 anni

In Italia almeno 1.500.000 i maschi adulti con osteoporosi e i numeri sono destinati ad aumentare. Dopo i 50 anni un uomo su 5 è a rischio frattura. Opportuno il monitoraggio annuale dei livelli di testosterone per valutare l’eventuale ricorso a una terapia sostitutiva.
del 21/09/15 -

Si sfata il mito dell’osteoporosi come patologia “al femminile”, peculiare della donna in menopausa. In Italia almeno 1.500.000 di maschi adulti (contro 3.500.000 di donne) sono affetti da questa malattia dello scheletro che comporta un deterioramento della qualità e della quantità di massa ossea, con conseguente aumento del rischio di fratture da osteoporosi. Dopo i 50 anni una donna su tre e un uomo su cinque subiscono una frattura da osteoporosi, principale causa di disabilità. Molto alto il numero di uomini non sanno di esserne affetti, dal momento che l’osteoporosi al maschile è ancor più sottovalutata e sottostimata di quella femminile.

Osteoporosi dell’uomo, metabolismo osseo e suoi legami con il metabolismo del testosterone, ormone maschile per eccellenza, sono i temi su cui hanno discusso esperti italiani e internazionali al 7° Skeletal Endocrinology Meeting, organizzato dal Professor Andrea Giustina, Ordinario di Endocrinologia all’Università degli Studi di Brescia, promosso dall’European Society of Endocrinology e dal G.I.O.S.E.G. (Glucocorticoid Induced Osteoporosis Skeletal Endocrinology Group), che si è tenuto il 17 e il 18 settembre a Brescia.

L’attualità di questo tema è legata alla costante crescita del numero di uomini colpiti da osteoporosi. E nel prossimo futuro l’allungamento dell’aspettativa di vita e la maggiore incidenza di malattie croniche, come diabete e obesità, faranno lievitare di almeno del 15% l’incidenza dell’osteoporosi al maschile.
«Al Meeting si è parlato con particolare enfasi della salute dell’osso, organo metabolico per eccellenza, salute che dipende da una serie di ormoni ai quali l’osso medesimo risponde con la produzione di ormoni propri, quali ad esempio l’osteocalcina, che “colloquiano” con le ghiandole endocrine dell’organismo – afferma il Professor Andrea Lenzi, Presidente della Società Italiana di Endocrinologia (SIE) In questo contesto si è discusso anche di testosterone, ormone maschile strettamente legato al benessere della massa muscolare e ossea dell’uomo, che dopo i 45 anni subisce un progressivo calo e dopo i 65 anni non è più sufficiente a mantenere in buona efficienza l’osso».

A interessare in particolare gli endocrinologi è lo stretto rapporto tra metabolismo del testosterone e metabolismo dell’osso. Quando l’ormone maschile scende sotto i valori di 230 ng/dl si entra in una “zona di allarme”, una situazione di ipogonadismo che va trattata. Ma quando intervenire? «Prima di curare bisogna prevenire – raccomanda Andrea Lenziovvero ricorrere ad una terapia sostitutiva prima che i livelli di testosterone siano troppo bassi. A partire dai 50 anni si dovrebbe eseguire ogni anno, il monitoraggio dei livelli di testosterone: al di sotto di 230 ng/dl si rendono necessarie terapie farmacologiche attraverso farmaci in gel o per iniezione».

Un deficit di testosterone comporta disfunzioni sessuali in generale e, in alcuni casi, una riduzione importante di massa muscolare e di tessuto osseo con un elevato rischio fratture, in particolare di femore, che, proprio in quanto l’osteoporosi è anche una patologia maschile, sono molto più frequenti nell’uomo di quel che si crede. Inoltre, in circa un terzo dei casi, dopo la prima frattura se ne verifica una seconda entro i 12 mesi successivi, frattura che nella quarta età spesso può essere mortale o drammaticamente invalidante.

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