Giovani aggressivi e violenti?

Cosa fare per contrastare la diffusione di tali comportamenti? Dobbiamo rassegnarci al peggio? Disperarsi è eccessivo, ma facciamo qualche riflessione.
del 08/05/14 -

Gli episodi di maleducazione, intemperanze, prepotenze, bullismo a scuola, o addirittura di vandalismo, delinquenza, criminalità, sono in costante aumento e presenti non solo sulle pagine dei giornali, ma riscontrabili da tutti noi nella vita quotidiana. In particolare desta preoccupazione l’aggressività dei giovani e dei giovanissimi, in quanto rappresentano il futuro della società. Il fenomeno acuisce la percezione di insicurezza dei cittadini e non accenna a ridursi.

In Inghilterra, ad esempio, il fenomeno delle baby-gang (col coinvolgimento di bambini anche sotto i 10 anni) è un problema di sicurezza pubblica che il governo riconosce secondo solo al terrorismo. Dobbiamo aspettarci una situazione simile anche da noi tra qualche anno? C’è da dire che la trasgressione, la sfida alle regole sociali, la difficoltà di rapporti con gli adulti, hanno sempre contraddistinto i comportamenti dei giovani, ma la tendenza di oggi alle prepotenze e alla violenza gratuita e irrazionale, è decisamente più intensa, diffusa e allarmante di un tempo, e coinvolge tutte le classi sociali.

Cosa fare per contrastare la diffusione di tali comportamenti? Dobbiamo rassegnarci al peggio? Disperarsi è eccessivo, ma facciamo qualche riflessione.

1. L’aggressività è un istinto di base dell’essere umano, una componente fondamentale dell’inconscio che, insieme ad altri impulsi primordiali (presenti fin dalla nascita), spingono l’uomo ad agire per soddisfare propri vitali bisogni (istinto di conservazione).

2. Lo sviluppo della società e della convivenza civile ha portato l’uomo, in quanto essere sociale, a controllare le parti più estreme della propria aggressività o perlomeno a tramutarla in forme più accettabili e meno violente. Il sistema normativo, associato a quello educativo, favorisce nel contempo la ricerca di valori condivisi, verso i quali il genere umano si dovrebbero ispirare per non soccombere alle barbarie: pace, solidarietà, diritti umani, libertà individuali, eguaglianza, giustizia e altri, sono in sostanza un argine per contenere l’aggressività.

3. Se l’aggressività è lasciata libera ed è stimolata da condizioni esterne negative, può scatenarsi in forme irrazionali e violente. Una parte di aggressività distruttiva, latente, è presente in ognuno di noi, ma è sublimata ed esorcizzata continuamente attraverso l’autocontrollo e altre modalità capaci di ‘scaricare’ le tensioni e le paure più forti.

4. Per combattere l’aggressività giovanile dobbiamo impegnarci tutti a dare più forza alle azioni di prevenzione e di educazione civica e sociale. Dipende molto dalla capacità di autocontrollo e dalla saldezza dei i limiti morali e sociali che ognuno di noi condivide e nei quali si riconosce.

5. I bambini, i giovani, fanno parte di questo mondo e di questa natura umana, quindi hanno la loro quota di aggressività negativa che va controllata. Devono perciò imparare ad inserirsi gradualmente e positivamente nelle relazioni. L’aperta manifestazione del comportamento aggressivo, incontrollabile e senza limiti, si presenta al massimo del suo potenziale nei primi anni di vita (2-4 anni). Si attenua con la fanciullezza e riemerge, in forma minore, con aspetti di autocontrollo già consolidati, nell’adolescenza. Declina verso l’età adulta, quando si dovrebbe essere già in grado di gestirla con equilibrio. L’aggressività, in questi due periodi, è evolutiva, è cioè collegata alla crescita, allo sforzo di affermare i propri bisogni di autonomia e di riconoscimento di sé in quanto individuo.

6. Le domande alle quali siamo chiamati a rispondere, sono: quanta capacità di autocontrollo riusciamo ad insegnare ai giovani? Come la trasmettiamo? Cosa trasmette la società? Quanto riflettiamo con i giovani sulla dimensione morale dell’essere umano? L’origine dell’aggressività di molti giovani risiede nell’incapacità di avere dimestichezza con alcune competenze sociali di base, come frenare gli impulsi, negoziare i conflitti, sentirsi responsabili, riflettere sulle conseguenze dei propri atti. E’ il prodotto dell’eccessivo permissivismo educativo e della frequente incapacità degli adulti, nella società, nella scuola, nella famiglia, di essere loro stessi portatori di queste competenze. I giovani oggi sperimentano una libertà senza confini, che porta a riconoscere, quando va bene, alcune regole, ma non le norme morali ad esse correlate, del resto vivono in una società che da più importanza all’apparire che all’essere.

7. L’aggressività degli adolescenti, la loro irrequietezza e impulsività, è quindi in parte legata alla individuale capacità di autocontrollo e in parte al freno che i genitori e la famiglia hanno saputo mettere ai loro comportamenti. Gli eventuali vuoti educativi e di competenze prosociali, dovrebbero essere in qualche modo colmati dalla scuola e dalla comunità. Ma se questo non avviene, se anche la scuola e la comunità non intervengono ad educare e stigmatizzare le azioni di prepotenza, allora è facile che i giovani non abbiano più limiti e non si preoccupino delle conseguenze dei loro atti. I giovani sono il prodotto di questa società, del suo grado di complessità, delle incertezze che vive e dei pochi punti di riferimento che oggi è in grado di trasmettere.



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