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Eredivisie: Il campionato Low Cost

I club olandesi sono concordi nell'applicare alla regola la ricetta perfetta del successo calcistico a medio-lungo termine: spese contenute, stadi pieni e avanti con i giovani cresciuti in casa!
del 24/08/12 -

Il campionato dei Paesi Bassi e'partito esattamente il 12 Agosto e nel weekend si disputera'la terza giornata, ma risulta estremamente interessante analizzare una linea comune seguita dalle societa'della Eredivisie sia in fatto di spese che di eta'anagrafica dei calciatori.

UN ESEMPIO DA SEGUIRE? Cominciamo parlando di una questione che, nella nostra Serie A, e'diventata un caso: lanciare i giovani prendendo ad esempio la politica della cantera barcelonista dei miracoli ma anche dei club d'oltremanica oppure continuare a costruire il cosiddetto instant team (squadra, in teoria, pronta a vincere subito) ingaggiando giocatori sulla trentina, dal rendimento sicuro, ma a fine carriera ? Da noi, lo sappiamo, quand'anche qualche societa'si fosse mostrata piu' "coraggiosa" mettendo in campo ragazzi appena maggiorenni (vedi la Roma di Luis Enrique), le cose non sono andate poi cosi'bene. Anche se, a onor del vero, l'esempio Udinese, un club italiano per l'appunto, viene ammirato dai manager di mezza Europa mentre Pozzo, calciomercato dopo calciomercato, continua a gongolare incassando milioni su milioni fruttati dalle cessioni dei suoi campioncini scovati dal povero Larini (Ds dei friulani) il quale, ogni estate, insieme al navigato e portentoso Guidolin deve tirar su dalle fondamenta una squadra da quarto posto. Tra i manager che strabuzzano gli occhi guardando alla politica societaria dei bianconeri ci saranno senz'altro anche quelli olandesi che son da sempre i maestri del "valorizzare per vendere". Compro a poco, se mi va bene vinco e, se mi va meglio, dopo aver vinto, vendo a di piu'e faccio una plusvalenza. Insomma: la legge dei mercati applicata al calcio. Pro e contro di questa politica mercantilistica sembrano evidenti. Da una parte gli amministratori delegati e talvolta (non sempre !) i presidenti sorridono vedendo il bilancio perennemente in attivo dall'altra pero', aldila'dei confini olandesi si vince poco ed entro gli stessi se non ti chiami Ajax, PSV, Twente o Feyenoord, nemmeno ti qualifichi per le competizioni europee se non in rari casi.

MA I NUMERI PARLANO CHIARO - Giovani, spese contenute e stadi: le tre chiavi del successo (anche e soprattutto in vista del fairplay finanziario). Quest'anno la squadra piu'giovane del campionato e'l'Az Alkmaar con l'eta'anagrafica media di 22 anni, roba da non credere ! A seguire, immediatamente dietro il club del nord dei Paesi Bassi, i lancieri di Amsterdam, l'Ajax, con un'eta'media di 22,8 anni. I piu'"anziani", si fa per dire, sono i giocatori del Roda che si avvicinano pericolosamente ai 26 anni di media, 25,7 per l'esattezza. E pensate che la squadra piu'giovane d'Italia per la stagione 2012/2013 sara'il Pescara con 24,2 anni di media, seguita proprio dall'Udinese con 25, poi Fiorentina e Bologna (25,4), Genoa (25,5) e Roma (25,6). I piu'"vecchi" ? Lazio, Chievo e Napoli, rispettivamente con 28,7; 28,8 e 29. Noterete le differenze. Differenze altrettanto evidenti, visibili "ad occhio nudo", sono ravvisabili nei dati riguardanti l'affluenza negli stadi. Tutti sanno quale sia la situazione nel Belpaese dove siamo ancora in attesa della legge sugli stadi che, sembrerebbe (cosi'dicono le societa'), possa rappresentare la svolta affinché ogni squadra si affretti ad edificare uno stadio di proprieta'del club. In Olanda invece, a giudicare dai dati, sembra che le cose, per quanto concerne quest'aspetto, vadano piuttosto bene grazie ad un meccanismo rodato. La squadra che porta piu'gente a vedere la partita e'di gran lunga l'Ajax che, in media, viene seguito da 48.000 spettatori paganti. 48.000 tifosi all'Amsterdam Arena, una delle strutture piu'all'avanguardia d'Europa, significa riempire il 93% dello stadio. Il club che invece ha la media di supporters piu'bassa (12.000), nonché la percentuale minore di riempimento delle gradinate (60%), e'il Roda, squadra di medio-bassa classifica. Infine, le spese. Per la gioia di Platini e di tutti i "cervelloni" della Uefa, perlopiu'ex calciatori che giocano a fare gli economisti, 17 club su 18 tra quelli che sono iscritti alla Eredivisie, concluderanno questa sessione di calciomercato in attivo. La pecora nera e'il Psv di Eindovhen reo di aver speso sul mercato 5,3 milioni in piu'di quanti ne abbia incassati. L'esborso totale delle squadre olandesi ammonta alla modica cifra di 35,5 milioni di euro; dieci milioni in meno di quanti ne abbia spesi il solo sceicco Al Thani, proprietario del PSG, per far vestire la maglia dei parigini al gioiellino brasiliano Lucas Moura. L'acquisto piu'caro della Eredivisie e'stato Dusan Tadic, centrocampista serbo, classe '88, proveniente dall'Heerenveen, passato al Twente per 6,8 milioni di euro. Lo stesso Twente pero'(in testa al campionato con 2 vittorie su 2), ogni "maledetta" Domenica, porta in media 29.400 spettatori allo stadio avendo a disposizione 30.000 seggiolini all'interno del "De Grolsch Veste" di Enschede. Infine, passiamo al capitolo cessioni. Chi segue il calcio estero, anche in maniera superficiale, ricordera'un'innumerevole sfilza di campioni gia'affermati e promettenti talenti provenienti da quel piccolo stato posto per meta'al di sotto del livello del mare: Van Nisterlooy, Sneijder, Ronaldo, Robben, Chivu, Suarez sono alcuni dei nomi. Quest'anno le cessioni piu'illustri, quelle piu'fruttuose insomma, le hanno messe a segno il Twente ed il solito Ajax. I primi, dalla vendita al Borussia Mochenglabach di Luuk De Jong, possente attaccante classe '90, hanno ricavato 10 milioni e mezzo; i secondi, cedendo il roccioso centrale Vertonghen al Tottenham di Villas Boas, hanno rimpinguato le proprie casse di 11 milioni di euro. Mica spiccioli.

SBAGLIAMO NELL'INGANNEVOLE ILLUSIONE DI VINCERE FACILE? Il modello Eredivisie, seppur ammirevole, dopo un'attenta analisi, possiamo dirlo, risulta eccessivo. Infatti non si vince. Ma se in Olanda si sbaglia per eccesso, da noi sbagliamo (in buonafede ?) per difetto. Probabilmente si; in buonafede. Guardando al recente passato del calcio italiano ci si accorge di come i tempi delle spese folli, quando i giocatori venivano pagati a suon di miliardi di lire, siano ancora relativamente vicini e percio'la cultura dei calciatori giovani, dei profitti derivati dallo stadio, delle spese contenute (a quelle ci siamo forse gia'arrivati, ma per necessita'), sia ancora in fase di sviluppo. La creazione del famigerato instant team, volenti o nolenti, e'stata il nostro marchio di fabbrica per anni, anni in cui il calcio europeo aveva un solo dominatore: la serie A. In queste stagioni di sofferenza a livello europeo, aldila'della parentesi dell'Inter del "triplete", ultima vera squadra "all'italiana", capace di imporsi ai massimi livelli grazie ad un gruppo di giocatori gia'affermati, il calcio italiano ha cercato, ha provato a scrollarsi di dosso la pesante eredita'di quegli anni quando lo spread era parola nota soltanto agli economisti e nessuno, nemmeno quegli economisti, avrebbero previsto una crisi come quella che stiamo vivendo noi tutti. Si tratta di rimboccarsi le maniche ricominciando da capo, elaborando nuove strategie per perseguire il successo; si tratta di saper affrontare e superare un declassamento, ecco, tanto per rimanere in tema. Nel calcio, come in economia (lo dicono anche le rating agencies!) si inizia ad intravedere un barlume di luce in fondo al tunnel.



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