3 passi per uscire dalla Dipendenza Affettiva

La dipendenza affettiva è un disturbo della relazione, che può portare molta sofferenza. Particolarmente riguarda la relazione di coppia, ma a volte può verificarsi anche in altri tipi di rapporto. Per esempio nei rapporti di amicizia, nel rapporto genitori figli o anche nel lavoro. La dinamica di dipendenza si manifesta spesso attraverso uno squilibrio del rapporto, dove non vi è reciprocità nel dare e ricevere sostegno e affetto. In questo articolo ti spiego come riconoscerla e come uscirne imparando a diventare più autonomi emotivamente.
del 14/04/21 -

Come uscire dalla Dipendenza Affettiva? Chi ne soffre ha un modo disfunzionale di vivere la relazione e un costante bisogno dell’altro per colmare i propri vuoti affettivi ed emotivi.
Relazioni tossiche: la dipendenza affettiva
Per chi soffre di dipendenza affettiva è più facile cadere nel circolo vizioso delle relazioni tossiche. Il fatto è che queste relazioni prosciugano tutte le energie e condizionano maggiormente la persona dipendente, facendola sentire senza via d’uscita.

Si tratta, cioè di relazioni che all’inizio sembrano funzionare bene, sembra esserci affinità. Purtroppo, però come spesso accade, si viene assorbiti in fretta nel meccanismo relazionale tossico da cui è difficile uscire.

Dipendenza affettiva cos’è?
Come ti dicevo precedentemente, la dipendenza affettiva è una forma distorta di stare nella relazione. Infatti, chi ne è soggetto prova un attaccamento eccessivo ed è pronto a sacrificare le proprie necessità, per non rinunciare o perdere quella persona.

Insomma chi ne soffre, è letteralmente dipende dall’altro per mantenere il proprio equilibrio emotivo e psicologico.

Di solito il dipendente affettivo si sente molto fragile, e bisognoso di costanti appoggi esterni. Inoltre ha una percezione di sé molto negativa e crede di non riuscire a vivere senza l’altro.

In particolare lo stato d’animo del dipendente affettivo può essere rappresentato da queste parole: “Non posso vivere senza di te”.


Dipendenza affettiva: cause
Certamente potremmo chiederci perché si è portati a instaurare una relazione dipendente?

Il modo più semplice per comprendere perché si resta intrappolati in una relazione così simbiotica è partire da due principali motivi.

Fragilità emotiva
Da una parte c’è la presenza di predisposizioni o fragilità personali.

Quando parliamo di fragilità emotiva ci riferiamo a continue oscillazioni intense e frequenti di emozioni che possono presentarsi in assenza o presenza di eventi piacevoli o spiacevoli.

Come per esempio: improvvise reazioni di pianto, eccessi di collera o sbalzi di umore vissuti come eccessivi in relazione al contesto o alla situazione scatenante delineano i contorni della labilità o fragilità emotiva. In questo stato si diviene molto dipendenti e non si riesce a tollerare neanche piccole dosi di frustrazione, ansia, rabbia.

Anche la persona stessa riconosce infatti che queste manifestazioni emotive e comportamentali sono inappropriate e fuori dal proprio controllo.

Vittime di manipolazione
Dall’altra si può rimanere coinvolti nella relazione con una persona che attua comportamenti manipolatori.

Quando si è vittime della manipolazione emotiva si vive un bisogno fortissimo di fusione ed approvazione, che induce una forma di distorsione della propria identità. Divenendo così prede degli abusi psicologici del manipolatore, il quale in un certo senso viene idealizzato e si cerca costantemente il suo consenso.

Quali sono i comportamenti del dipendente affettivo?
Prima di tutto c’è una bassa autostima. Questa è sempre all’origine della dipendenza affettiva. Infatti proprio per questo la persona fa di tutto pur di venire incontro ai bisogni del partner.

Nella donna la dipendenza si esprime, il più delle volte, con l’attuazione di comportamenti protettivi e un’assunzione eccessiva di responsabilità nella relazione. Si tende a mettere da parte i propri bisogni e a soffocare la rabbia. Dietro tutto questo c’è sempre la paura dell’abbandono.

Per quanto riguarda l’uomo dipendente invece si manifesta in modo differente. È più facile che mascheri il proprio bisogno d’affetto e proietti all’esterno questa necessità. Per esempio potrebbe investire gran parte delle energie nel lavoro o impegnarsi eccessivamente in hobby e sport. Altre volte potrebbe sfociare nell’eccesso della gelosia patologica.

Come uscire dalla Dipendenza affettiva
Uscire da una relazione di dipendenza affettiva significa attraversare importanti fasi e questo non è certamente una cosa semplice. Tuttavia è possibile farlo se si seguono alcuni importanti passaggi, che consentono alla persona dipendente di recuperare autonomia e stabilità interiore. Ma soprattutto lavorare sul recupero dell’autostima e superare la paura dell’abbandono.

Abbiamo visto cos’è la dipendenza affettiva e quali sono le più comuni cause, in misura diversa. Vediamo ora come uscirne.

Cosa fare dunque, per imparare a uscire dalla dipendenza affettiva e guardare avanti e oltre per ritrovare sé stessi e costruire relazioni sane che si basano sul senso di libertà e stabilità? Ti propongo di seguito 3 passi fondamentali.

1. Raggiungere la consapevolezza di sé
Come volevo dirti precedentemente chi è dipendente dal punto di vista affettivo perde continuamente di vista sé stesso. Questa condizione infatti mette bene in luce l’insicurezza di fondo o, detto diversamente, la carenza interiore che porta ad aggrapparsi all’altro.

La persona dipendente perde di vista se stessa e le risulta difficile riconoscere i propri bisogni al di fuori del legame di dipendenza. Non si prende cura dei propri interessi e non conosce i propri punti di forza. La principale carenza è il distacco dalla propria centralità. Non riesce a tenere un rapporto profondo con sé stessa. Si può dire che le personalità dipendenti manchino di fiducia, di forza, di autostima, da cui emerge la sensazione di vuoto interiore. Proprio questo induce alla ricerca ossessiva dell’altro.

Ma la frenetica ricerca di compensazioni esterne, tuttavia non nutrirà mai veramente, perché non potrà sostituire il nutrimento vero, che deriva soltanto dal contatto profondo con il nostro sé.

Raggiungere la consapevolezza di sé dunque è il passo più importante da fare per divenire indipendenti e poter instaurare relazioni sane e gratificanti.

Occorre anche ricordare che sperimentare una qualità profonda di amore verso se stessi è fondamentale per tutto il corso della nostra vita.

Quando ci conosciamo a fondo, siamo anche capaci di trarre piacere da noi stessi e dai nostri interessi e passioni. Impareremo ad apprezzare i nostri punti di forza e a provare soddisfazione, anche per le piccole cose. Imparando a rispettare noi stessi ci faremo anche rispettare dagli altri e saremo in grado di instaurare relazioni che ci permettano di essere felici.

2. Superare la paura dell’abbandono
Se vuoi vincere la dipendenza affettiva, devi sbarazzarti della paura dell’abbandono e raggiungere l’autonomia emotiva. Questo non è un passaggio semplice, tuttavia, non è neanche impossibile. Ci puoi riuscire a patto di valorizzare te stesso. Dovrai iniziare subito ad apprezzare gli aspetti positivi di te e renderti conto di quanto in alto puoi arrivare senza dipendere da nessun altro. Solo quando sarai in grado di superare la paura dell’abbandono, le cose cambieranno.

Ci sono persone che hanno sperimentato questa paura sin da bambini. A volte si è trattato, non tanto di un abbandono fisico, ma emotivo.

Molti studi scientifici affermano che le radici della dipendenza affettiva affondano nella prima infanzia e nelle prime esperienze di attaccamento che sono state sperimentate, stabilendo stili di attaccamento insicuri. Ma ancora più importante, la paura dell’abbandono rappresenta da sempre, l’elemento principale delle relazioni di dipendenza affettiva.

Perché accade questo? Perché questa paura porta il dipendente affettivo a trattenere l’altro, per garantire a sé stesso che non sarà abbandonato.

Purtroppo, però questi comportamenti disfunzionali, rendono ancora più fragili e insicuri. Non fanno altro che decentrare da sé stessi, nel tentativo di accondiscendere e soddisfare le aspettative dell’altro e prendersene cura. In questo modo saremo sempre vittime della convinzione che, senza l’altro, non ce la faremo a vivere. Saremo sopraffatti dal senso di angoscia, solitudine inadeguatezza.

Detto questo ora il passaggio più importante da fare è quello di imparare a superare la paura di essere abbandonati.

Impara a sviluppare la capacità di amarti.
Certamente, non è la presenza costante da qualcun altro a farci superare la paura. Ma al contrario, il lavoro psicologico che facciamo su di noi per costruire un più solido rapporto con noi stessi.

Instaurare dinamiche tossiche come l’eccessivo bisogno dell’altra persona, non ci permette di costituire la nostra autenticità e nemmeno di sentirci amati, appagati e apprezzati.

Quello che ci permette di sentirci validi come individui è l’amore che riusciamo a darci da noi stessi. Questo amore non ci farà sentire più abbandonati e sapremo avere cura di noi stessi.

Le persone nella nostra vita si potranno avvicendare ma rimarrà nel cuore la profonda consapevolezza di essere individui separati, capaci di restare fedeli a ciò che siamo e a ciò che amiamo, capaci di prenderci cura di noi.

Qualsiasi cosa succeda, occorre dunque cominciare ad agire piccoli e graduali comportamenti diversi dal solito. Per esempio: fare qualcosa da soli, imparare ad esprimere le proprie opinioni e preferenze. Così come dichiarare il proprio disaccordo, imparare a dire “no”. Un altro passo fondamentale è imparare gradualmente a tollerare il senso di paura dell’abbandono, a favore di una maggiore capacità di autoaffermazione e autodeterminazione. Ne verremo ripagati immensamente.

3. Diventare autoefficaci
Diventare autoefficaci significa soprattutto mettersi nella condizione di non dover dipendere da qualcun altro.

L’ autoefficacia corrisponde alla consapevolezza di essere capaci di dominare specifiche attività, situazioni ed eventi.

Il termine autoefficacia fu coniato dallo psicologo canadese Albert Bandura, per indicare “la fiducia che ogni persona ha nelle proprie capacità di ottenere gli effetti voluti con la propria azione.”

Quindi puoi iniziare prima di tutto trovando un lavoro, una casa in cui stare dopo la rottura di una convivenza o di un matrimonio. Mettere in azione i passaggi fondamentali per svincolarti dalle catene e tagliare il cordone ombelicale della dipendenza, non solo affettiva ma anche materiale, dall’altro.

Autoefficacia significa anche imparare a gestire in maniera ottimale le proprie risorse: il proprio denaro, la propria energia e il proprio tempo evitando inutili sprechi e finalizzando l’impegno a qualcosa di costruttivo e sano.

Allora detto in modo diverso, sviluppare una buona considerazione di te è in strettissimo rapporto con la tua autoefficacia. Per semplificare si potrebbe rappresentare l’autoefficacia come una parte costituente l’autostima.

Diventare autoefficaci significa anche abbandonare il senso di vittimismo. Anche se viviamo situazioni impegnative, è necessario rimboccarci le maniche e tirare fuori la nostra forza interiore e la nostra determinazione. Quantomeno spinti dal desiderio di costruirci una vita più serena e gratificante, anche se sarà faticoso.

Per la semplice ragione che finché non rinunciamo all’essere vittime delle situazioni, non saremo in grado di fare quel salto di qualità. Pur essendo a volte faticoso è la base di qualsiasi evoluzione personale, che potrà restituirci la misura del nostro valore e liberarci dalla schiavitù della dipendenza e aiutarci a raggiungere le nostre mete.



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Dott.ssa Anna Maria Pisanello Psicologo Psicoterapeuta
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