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Videogiochi come forma d'arte: la conferma con l'esposizione al MOMA

Al MOMA di New York verranno esposti 14 videogiochi, che diventeranno presto 40. La consacrazione che questo medium, spesso bistrattato, è invece una forma d'arte?
del 11/12/12 -

Il MOMA, probabilmente il più importante e famoso museo di arte moderna al mondo, ha appena annunciato di aver acquistato ben 14 videogiochi da inserire nella propria esposizione permanente nella galleria Philip Johnson. I videogiochi quindi ottengono un altro prestigioso riconoscimento venendo paragonati all’arte, moderna appunto, in uno dei suoi templi più importanti. Il MOMA accoglie circa 2 milioni di visitatori l’anno che, da quando verrà completata la galleria, potranno anche osservare dei videogiochi accanto ad opere più “tradizionalmente” considerate artistiche come dipinti o sculture.

Ci sarebbe tanto, probabilmente troppo, da scrivere su una notizia simile. Bisognerebbe partire dalla solita, lunga, discussione relativa all’inclusione o meno del videogioco tra le arti (vi consiglio l’articolo “Sembra arte ma non è” del nostro @ntonio), continuando con un fortissimo e autoreferenziale applauso al nostro medium preferito per l’arrivo sino al MOMA, dopo lo Smithsonian.

Ma sono stanco di ribadire concetti già espressi. Anche la merda nei barattoli è arte. Sapere che il videogioco è stato “elevato” al rango di arte non interessa! E’ una masturbazione mentale per nerd autocelebrativi! Mi piace pensare che il videogioco sia un mezzo per esprimere ciò che l’autore prova attraverso l’interattività. Ogni tanto questa espressione tocca le corde dell’anima di chi impugna il joypad, altre volte però è solo un mero prodotto commerciale che tocca solamente le corde della pelle dei portafogli di Activision, Electronic Arts, Nintendo, Microsoft, Sony ecc.

Per una volta parliamo d’altro, parliamo di questi 14 titoli (che diventeranno a breve 40) perché è davvero interessante notare quali videogiochi verranno inclusi nell’esposizione. Ecco a voi 14 videogiochi ritenuti artistici dai curatori del MOMA:

• Pac-Man (1980)
• Tetris (1984)
• Another World (1991)
• Myst (1993)
• SimCity 2000 (1994)
• vib-ribbon (1999)
• The Sims (2000)
• Katamari Damacy (2004)
• EVE Online (2003)
• Dwarf Fortress (2006)
• Portal (2007)
• flOw (2006)
• Passage (2008)
• Canabalt (2009)

Vorrei subito chiarire una cosa. Sono davvero d’accordo, d’accordo, e d’accordo con la scelta. Ci sono Pac Man e Tetris per la storia del mezzo, per capire comunque che anche i pixel interattivi hanno un inizio, da non considerare “arte” nel senso stretto della parola ma che funge da pietra miliare per il futuro.

Poi c’è Another World che insieme a Myst rappresenta davvero un’espressione artistica del videogioco. Il primo, per trama e inventiva ludica, e non solo graficamente parlando. Il secondo perché è un’insieme di bellissimi quadri resi videogioco.

Di seguito c’è Sim City 2000, che secondo me era impossibile non inserire in un’esposizione simile per l’importanza storica di un prodotto che ha insegnato l’economia e l’educazione civica a milioni di persone molto meglio dei libri.

E’ il turno di Vib-Ribbon, incompreso e dimenticato capolavoro di Sony: un titolo seminale, probabilmente troppo avanti per il 1999, in cui erano già presenti concetti poi esplorati e resi famosi da Rez. Per chi non lo conoscesse fu sviluppato da NanaOn-Sha, nome che dovrebbe sicuramente dirvi qualcosa in quanto il loro Parappa The Rapper è un titolo sicuramente più conosciuto.

Ed ecco arrivare The Sims, probabilmente l’unico gioco sul quale mi trovo in forte disaccordo. Se avessi dovuto scegliere 14 videogiochi per dimostrare l’arte che c’è in questo medium, avrei scambiato questo con il mio amato Braid, anche se capisco che quest’ultimo necessita di un livello di comprensione del “mezzo” gameplay molto più alto. The Sims invece è nazional popolare e rimane uno dei videogiochi più venduti della storia.

A seguire non mi toccate Katamary Damacy, dove il designer Keita Takahashi, ha dimostrato di poter fondere tematiche adulte ed ecologiste con un gameplay semplice, geniale, e alla portata di tutti. Probabilmente più di ogni altro videogioco Katamary riesce ad esprimere concetti tramite il joypad, o almeno questo è l’effetto che ha avuto su di me.

Bene, sono proprio contento di aver scritto questo pezzo per poter parlare di EVE Online: questa lista di videogiochi artistici necessitava un titolo che riuscisse a connettere le persone. Probabilmente molti di voi avranno pensato che Minecraft, avrebbe potuto essere questo titolo. Probabilmente anche io la penso così… ma EVE Online rimane un esperimento davvero sui generis di game design. Non esiste altro gioco dove i modelli economici del nostro mondo vengono riprodotti in maniera così fedele alla realtà.

Ok ammetto di non conoscere Dwarf Fortress quindi eviterò di trascrivere ciò che trovo su wikipedia. Lancio a voi la palla: che sapete di questo gioco? Perché dovrebbe essere arte?
Il “grand finale” è di quelli che non si dimenticano. Portal, l’unico FPS che è da considerarsi arte. Probabilmente l’unico videogioco tripla AAA uscito nell’ultima generazione ad avere senso in un museo. L’opera di Valve, nata come tesi universitaria ma soprattutto inscatolata come un semplice “add on” di Half Life 2, è riuscita a disintegrare qualunque stupida convinzione dei videogiocatori più oltranzisti che “se nun se spara nun ce gioco nemmeno”. Chi l’ha provato, sa benissimo a cosa mi riferisco: a quella sensazione di emozione mista a paura di essere di fronte a qualcosa di unico, che mai potrà ripetersi.

Ah, Fl0w, Fl0w… che brutto dover parlare bene di un videogioco che non mi è piaciuto per niente. Lo ammetto, sono uno di quelli che ha gridato al miracolo dopo aver giocato un livello. Ma anche uno di quelli che si è annoiato dopo due. La vedo, l’arte, nel primo progetto di Jenova Chen. La vedo veramente! Ma forse non fa per me? Eppure non posso non essere citare la bontà del titolo che esprime l’evoluzione trasformandola in videogioco: il minimalismo dell’interattività messo al servizio dell’artista, di una visione diversa, di un “racconto” importante, rimane comunque uno dei massimi picchi raggiunti dal videogioco negli ultimi anni. Anche se Journey vince, tutto è partito da qui.

Ed eccoci ad uno dei pochi videogiochi capaci di commuovere, di far piangere. Passage è un gioco di cui avevo sentito parlare appena aperto questo blog, nel 2007. Ci giocai, finendolo, e alla fine nel riflesso bianco del mio monitor ho visto un uomo con le lacrime agli occhi. Perché Passage racconta la vita in 5 minuti, la nostra vita, la vita di tutti. Chiunque può riconoscersi nella metafora posta utilizzando SOLAMENTE il gameplay, solamente la controparte “ludica” e non una grafica altisonante, o una musica degna di un’orchestra. Un titolo indipendente, gratuito, che dimostra però più forza di mille Assassin’s Creed uniti a cento Gears of War: perché ciò che è dentro Passage non si può dimenticare.

Canabalt è un altro gioco indipendente, un altro gioco gratuito, un’altra opera d’arte. Sviluppato in soli cinque giorni, è famoso soprattutto per essere nato da un esperimento: l’Experimental Gameplay Project, cioè un contest per sviluppatori. Canabalt, differentemente da passage, è più videogioco, è anzi una specie di ritorno alle origini: un solo tasto per giocare, quindi semplice, e un gameplay che ricorda quello di wonderboy: ripetere fino alla nausea gli stessi pezzi di gioco fino alla perfezione. Ma anche dietro Canabalt c’è arte, perché la musica e l’ambientazione riescono a trasmettere un senso di angoscia che riuscirebbe solamente per metà a toccarci se non fosse per il gameplay, se non fosse per l’interattività.

Bene, ho terminato. Spero che questo pezzo sia d’aiuto a molti per capire per quali giochi il nostro passatempo preferito dovrebbe essere considerato una forma d’arte. Ora vi lascio a qualche link utile per continuare l’esplorazione di questo tema.

Cosa hanno da dire gli sviluppatori dei succitati videogiochi rispetto all’inclusione del loro titolo nella mostra?
http://www.edge-online.com/features/moma-has-added-videogames-to-its-collection-but-should-the-industry-take-notice/

Annuncio ufficiale del MOMA:
http://www.moma.org/explore/inside_out/2012/11/29/video-games-14-in-the-collection-for-starters

Ultima curiosità, il post sul sito del MOMA è a firma di Paola Antonelli, una “designer e architetto italiana, inserita nella lista delle cento persone più potenti del mondo dell’arte dalla rivista Art Review” Curatrice del Dipartimento di Architettura e Design del MoMa non possiamo che fare i complimenti vivissimi a Paola, da italiani e gamer, per avere avuto l’onore di presentarci una iniziativa simile!



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