Scoperto un legame tra gruppo sanguigno e rischio di declino cognitivo

Lo studio, condotto su volontari sani dai ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Camillo di Venezia e del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Sheffield, ha evidenziato come il gruppo sanguigno possa influire sullo sviluppo del sistema nervoso centrale e sul rischio di declino cognitivo.
del 04/06/15 -

Le persone con gruppo sanguigno O hanno più sostanza grigia di chi appartiene al gruppo A, B o AB: sono queste le conclusioni dello studio condotto da Matteo De Marco e Annalena Venneri dell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Ospedale San Camillo del Lido di Venezia e del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Sheffield (Regno Unito). Nello studio statistico, focalizzato su 189 volontari adulti sani, in precedenza sottoposti a risonanza magnetica strutturale, i due ricercatori hanno calcolato i volumi di sostanza grigia dell’encefalo. I soggetti con gruppo sanguigno O hanno una quantità maggiore di sostanza grigia nella zona posteriore ventrale del cervelletto. Inoltre, i soggetti con gruppo sanguigno A, B o AB, risultano avere volumi inferiori di sostanza grigia nelle regioni temporali e limbiche, tra cui l’ippocampo sinistro, una delle prime regioni del cervello a soffrire dei danni della malattia di Alzheimer. Molto probabilmente questo ridotto volume di sostanza grigia è collegato al gruppo sanguigno A, B o AB. Considerando che la naturale riduzione della sostanza grigia cerebrale tende ad intensificarsi con l’invecchiamento, è facile intuire come questo svantaggio biologico possa rendere più esposti al declino cognitivo.

“Lo studio sembra suggerire che le persone con gruppo sanguigno O siano più protette contro le malattie nelle quali si osserva la perdita di volume cerebrale temporale e mediotemporale, come accade ad esempio nella malattia di Alzheimer”, spiega la prof.ssa Annalena Venneri, direttrice scientifica dell’IRCCS Ospedale San Camillo di Venezia e coautrice dello studio. “Tuttavia sono necessarie prove supplementari per esserne certi. Potrebbero infatti essere coinvolti altri processi biologici. Quel che è sicuro - conclude la prof.ssa Venneri - è che c’è una differenza significativa di volume e che i risultati del nostro studio confermano a livello biologico osservazioni cliniche. Molto probabilmente il gruppo sanguigno influisce sullo sviluppo del sistema nervoso centrale. Ora dobbiamo capire perché e come questo accada”.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista "Brain Research Bulletin" di maggio. Sono numerosi gli studi condotti all’IRCCS Ospedale San Camillo di Venezia su volontari sani che si offrono gratuitamente, sottoponendosi a test non invasivi. Chi desiderasse partecipare può mettersi in contatto con la segreteria della Direzione Scientifica che, verificati i requisiti, illustrerà le modalità per dare la propria disponibilità.



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