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Pubblicato il volume “L’idioma gentile. Lingua e società nel giornalismo e nella narrativa di Edmondo De Amicis”

Il volume L’idioma gentile. Lingua e società nel giornalismo e nella narrativa di Edmondo De Amicis raccoglie gli atti del convegno tenutosi a Pavia presso il Collegio Universitario S. Caterina nel marzo 2011 e ne amplia lo spettro ammettendo nuovi significativi contributi.
del 07/06/12 -

Edmondo De Amicis raduna nel 1905 nelle pagine dell’Idioma gentile gli appunti, le riflessioni, i dubbi sull’«arduo problema» della lingua affiorati nel corso di una vita. Come l’instancabile ricerca del «sommo e venerato Alessandro», quell’«eterno lavoro» non appare direttamente finalizzato a stabilire e a perfezionare le scelte espressive, del giornalista come dello scrittore, ma ha radice in domande più profonde, legate al nuovo assetto politico e sociale, ai nodi complessi della nazione. Come il milanese Manzoni, e soprattutto come l’astigiano Alfieri, il «ligure di idioma piemontese» De Amicis sente di non possedere la lingua e di doversi mettere in cerca di quella. Questa assenza e la ricerca che ne segue vengono però lette come una condizione perpetua, e in un certo senso ideale, di indagine, una tensione positiva che, se appartiene allo scrittore, può e deve essere di ciascuno. Libro non definibile quanto al genere e certamente unico nella storia editoriale italiana tra Otto e Novecento, L’idioma gentile è il punto di arrivo di una riflessione e diventa ben presto riferimento per quei lettori che sul tema della lingua, percepito non più soltanto come problema della letteratura, si interrogano in cerca di una risposta, di un nuovo punto di partenza.

La raccolta di saggi (edizioni S. Caterina, pagg. 256, 20 euro), curata da Giuseppe Polimeni, si propone di ripercorrere la genesi delle posizioni linguistiche espresse nel 1905, ricostruendo le tappe della scrittura di De Amicis, che mette l’adesione al dettato manzoniano alla prova, prima del giornalismo, quindi di una narrativa che sappia raggiungere un pubblico più vasto e trasmettere un ideale nuovo di appartenenza: gli interventi critici prendono in considerazione aspetti significativi della produzione deamicisiana, e in particolare gli articoli dedicati alla guerra franco-prussiana, il reportage dalla Spagna, per passare poi alle pagine di Sull’Oceano e di Cuore, fino agli interventi di più ampio spettro sociale. L’uso linguistico non può essere ormai che nazionale, la possibilità di unificare la lingua deve essere affidata ad altri mezzi di scambio e di comunicazione, in una ormai non più eludibile democrazia della parola. La lingua può così finalmente diventare lo strumento di una comunicazione, non più il discrimine che esclude, ma occasione per attuare lo scambio della società civile italiana. La parola dovrà essere ambivalente o confusa; le è richiesto di saper dire la cosa e il concetto, la realtà complessiva e quella particolare, senza possibilità di fraintendimenti. Su questa adesione morale all’ideale manzoniano, sulla fiducia nella parola propria come riscatto di chi non ha avuto finora voce nella vita comune, si fonda L’idioma gentile e l’ultima riflessione di De Amicis, che a quei bozzetti e all’apparente facilità dell’andamento colloquiale della pagina consegna un manuale di lingua e di riscatto civile e sociale per la nazione.

Contributi di Giovanni Battista Boccardo, Pino Boero, Alberto Brambilla, Claudia Bussolino, Franco Contorbia, Cecilia Demuru, Laura Gigliotti, Matteo Grassano, Gianfranca Lavezzi, Franco Pierno, Giuseppe Polimeni, Massimo Prada.

Edizioni S. Caterina c/o Collegio Universitario S. Caterina da Siena
Via S. Martino 17 - 27100 PAVIA tel.: 0382.375099 [email protected]

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