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Parte dall’Italia la riforma Europea dell’affido condiviso

A Strasburgo, presso il Parlamento Europeo, il 23 ottobre verrà presentata dal dottor Vittorio Vezzetti la prima ricerca comparativa sull’affidamento dei minori dopo il divorzio dei genitori
del 02/10/13 -

Un anno di lavoro, un esercito di collaboratori e traduttori sparsi in tutta Europa e tanta pazienza. Alla fine il risultato è arrivato e così il pediatra varesino Vittorio Vezzetti presenterà mercoledì 23 ottobre presso il Parlamento Europeo il primo studio comparativo sull’affidamento dei minori in Europa.
“Quali sono state le maggiori difficoltà nel redigere lo studio?”
“Sicuramente”, dice l’autore, “il dover confrontare sistemi giuridici diversi tra loro: in Svizzera e Regno Unito, per esempio, non esiste l’affido condiviso come da noi. L’idea di fondo è quindi stata quella di confrontare i tempi che mediamente nei vari Stati hanno a disposizione per relazionare con ambedue i genitori dopo il divorzio.
Infatti a un bambino non importa se i suoi genitori hanno l’affido condiviso, l’affido esclusivo, la responsabilità parentale. Questo è un concetto dell’adulto. A un bambino interessa solo sapere quanto tempo potrà trascorrere con ognuno dei suoi genitori dopo il divorzio”.
“Esistono differenze significative tra i diversi Stati?”
“Assolutamente sì. La Commissione Europea le giustifica affermando che si tratta di differenze di natura giuridica, quindi non sindacabili dall’Europa. Io invece, dopo aver documentato le ricadute in termini di benessere psico-fisico delle varie forme di affidamento, ritengo si tratti piuttosto di un’applicazione non omogenea del Diritto alla Salute dei nostri figli. Perché i minori greci o italiani devono essere trattati in modo completamente diverso da quelli svedesi o belgi? Chiederemo che la Commissione affronti il problema da un punto di vista scientifico individuando delle best practices: se la mia istanza dovesse essere accolta muterà il destino di milioni di minori europei: oltre dieci sono i figli di coppie separate”.
“Alcuni punti di forza della ricerca?”
“L’aver tradotto in inglese studi interessantissimi che esistevano solo in lingue non molto conosciute quali il danese o lo svedese. Credo che dopo la presentazione finalmente ogni Stato europeo saprà quello che più o meno avviene al di là dei propri confini. E potrà trarne anche spunti per un miglioramento legislativo: io ho già elaborato una proposta di legge che verrà depositata quanto prima. Anche gli operatori del Diritto potranno trovare in questo studio nuove argomentazioni per le proprie cause”.
“Nell’occasione verrà anche presentato il suo libro Nel nome dei Figli, già presentato al Senato il 5 febbraio di quest’anno e prima in Galleria a Milano. Ci vuole dire qualcosa?”
“E’ un saggio romanzato che spiega in una chiave di lettura aperta a tutti le problematiche del divorzio. Stefano Zecchi lo ha inserito tre le sette letture imperdibili sul tema della paternità accanto a mostri sacri come Camus, Moravia e Lawrence. Peccato non avere avuto il permesso di presentarlo a Palazzo Estense unitamente all’anteprima di alcuni miei studi che poi ho presentato in altre sedi come appunto il Senato
Le priorità erano altre”.
“Per la sua ricerca ha avuto contributi da enti locali?”
“No”.



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