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Mazzarri & Co., panchine roventi: ma la crisi raffredda i ribaltoni

Tanti i tecnici in bilico, ma il Fair-Play UEFA frena gli eccessi di un tempo. Mancini e Spalletti fuori portata, la Serie A si rimescola in casa: Mihajlovic-Inter, Montella a Napoli o Milan
del 10/11/14 -

Vita complicata, quella dell’allenatore, parafulmine delle disfatte e comodo capro espiatorio di processi che avrebbero in realtà una fila di imputati. Prima o poi, sotto le forche caudine della polemica ci sono passati tutti. In Serie A la pressione non ha fatto sconti. Chissà cosa si sarebbe detto di Massimilano Allegri senza il successo con l’Olympiacos, a Roma qualche passaggio a vuoto ha acceso il dibattito su Rudi Garcia, Benitez si sta rialzando solo ora mentre sperano di imitarlo a breve Inzaghi e soprattutto Mazzarri: una vita sulla graticola.

A due mesi dalla riapertura del calciomercato, il periodo inizia a farsi bollente anche per i tecnici. La sosta invernale rappresenta infatti il momento più propizio per rivoluzionare la guida tecnica e dare al nuovo arrivato il tempo di lavorare con la squadra. Che poi spesso e volentieri il cambio in corsa non sortisca effetti è un altro discorso, lungo quanto ci pare ma che i presidenti difficilmente recepiscono. Dal loro punto di vista, del resto, licenziarne uno è più semplice che cacciarne venti.

Scelte umorali, avventate, troppe volte prive di competenza e programmazione. Emblematico l’esempio del Sassuolo, che a gennaio scorso esonerò Eusebio Di Francesco rovesciando contemporaneamente la rosa con ben 12 nuovi acquisti: una contraddizione in termini, che non a caso si risolse – per fortuna dei neroverdi – con la richiamata già a marzo del bravo pescarese dopo i due mesi da incubo targati Malesani. Oggi, la panchina più scottante è senza dubbio quella di Mazzarri all’Inter.

Thohir sta perdendo la pazienza, ha dichiarato di aspettarsi punti anche dal temibile trittico che inizia domani sera con il Verona e riparte dopo la sosta con Milan e Roma ma al tempo stesso deve fare i conti col fardello chiamato Fair-Play Finanzario. Proprio a cavallo dell’audizione avuta a Nyon con la UEFA, cacciare un allenatore ancora a libro paga per oltre 6 milioni lordi l’anno fino al giugno 2015 non è la miglior mossa a disposizione del presidente nerazzurro. Le acque restano agitate, ma solo un crollo totale decreterebbe il ribaltone.

Molto più realistica l’ipotesi di un Walter Mazzarri salvo fino a fine stagione, quando sia economicamente che tecnicamente l’avvicendamento avrebbe più senso. La sensazione, comunque, è che in assoluto e non solo per l’Inter il discorso verrà rimandato a luglio. Roberto Mancini e Luciano Spalletti gli spettri che iniziano ad aleggiare sulle big in crisi, ma nessuno dei due accetterebbe di bruciarsi subito con 6 mesi ricchi di insidie. Sempre ammesso che l’ex Manchester City e il tecnico ancora sotto contratto con lo Zenit siano ancora piste percorribili per le italiane.

Sia Mancini che Spalletti viaggiano ormai su stipendi fuori portata ma, soprattutto, volendo anche aggiare l’ostacolo ingaggio ci sarebbe quello – molto più sentito dagli allenatori – legato al budget di mercato. In questo senso le italiane contano ormai come il due di picche. Scontato il binomio Mancini-Inter, a Spalletti guarderebbe con favore l’altra metà di Milano: il toscano è da anni un pupillo di Berlusconi e Galliani. Pippo Inzaghi sta per esaurire il jolly del noviziato, da qui a fine campionato ogni errore peserà sulla conferma.

A Firenze si avvicina al capolinea il matrimonio Montella-Fiorentina, nonostante gli ultimi risultati positivi a Napoli nessuno scommetterebbe un euro sul prolungamento di Rafa Benitez. Il rimescolamento delle carte, con Mancini e Spalletti destinati ad entrare nel giro che conta a livello europeo (in bilico Blanc al PSG, Pellegrini al City e di questo passo Luis Enrique al Barcellona, di oggi la clamorosa indiscrezione di una nuova candidatura di Laporta con Mourinho asso nella manica), potrebbe allora esaurirsi internamente: Mihajlovic-Inter pare scritto nel destino, Montella piace sia al Milan che al Napoli.

Spaziamo infine una lancia in favore delle piccole. Giunti a questo punto del campionato, molte pericolanti hanno di solito la brutta abitudine di pensare al cambio di allenatore come unico rimedio possibile. Invece, quello voluto dal Chievo (Maran per Corini) è stato l’unico esonero a fronte di due importanti conferme. A Palermo, la sorprendente pazienza avuta da Zamparini con Iachini è sfociata nel blitz di San Siro col Milan, l’altra milanese (Inter) ha invece rinsaldato Donadoni a Parma. Menzione guadagnata anche da Sarri e Bisoli: per l'Empoli e il Cesena salvarsi sarà quasi un’impresa, ma alzi la mano chi se la sente di prendersela coi rispettivi allenatori.



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