Il reale stato del commercio rilevato da Confimpresa

La crisi delle attività commerciali è molto più profonda di quanto è stato affermato fino ad oggi: i consumi sono ancora in forte frenata, non si registrano segnali di ripresa e l'opinione degli operatori sui prossimi mesi è negativa.
del 25/02/13 -

L'indagine che Confimpresa ha condotto dal quattro al sedici febbraio, su un campione di imprese commerciali del settore alimentare e non, ha rivelato un quadro desolante che non fa sperare bene per il futuro. I dati sono stati acquisiti da un campione di commercianti geograficamente collocati in tre città: al nord Milano, al centro Roma e al sud Napoli ed hanno riguardato l'andamento del trimestre novembre-dicembre-gennaio e le aspettative per il primo semestre 2013.
La scelta di un trimestre infrannuale è stata dettata dalla possibilità di inserire nella ricerca il periodo natalizio e il periodo dei saldi di fine stagione.
La sintesi delle rilevazioni è riportata nelle tabelle sottostanti:

SETTORE ALIMENTARE
Risultati trimestre no-di-ge -12,00%
Previsioni primo trimestre 2013 -5,00%

SETTORE NON ALIMENTARE
Risultati trimestre no-di-ge -18,00%
Previsioni primo trimestre 2013 -2,00%

L'opinione maggioritaria è che la flessione dei ricavi delle aziende è dovuta a due andamenti negativi concomitanti:

1) riduzione netta delle quantità vendute-comprate, sia per la grande distribuzione che per il negozio-attività di vicinato;
2) spostamento dei consumi su prodotti con costi al consumo più contenuti, discount e hard-discount per l'alimentare, bancarelle e negozi cinesi per il non alimentare.
Nemmeno i saldi sono riusciti ad animare il mercato e la coda che si sta registrando con “vendite promozionali” non sembra avere successo.
“I consumatori hanno poche risorse – dice il segretario generale di Confimpresa Diego Giovinazzo – ed hanno anche paura di spendere. Non spendono anche perchè l'incertezza del futuro li porta a tenere “a riserva” le disponibilità ridotte di cui dispongono. Durante la ricerca abbiamo cercato anche di capire cosa i commercianti pensavano fosse necessario per dare avvio alla ripresa delle vendite e, l'opinione comune emersa è che bisogna ridurre la disoccupazione con inventivi ad assumere, più occupati uguale più disponibilità per spendere, e ancora ridurre il prelievo fiscale dalle buste paga, che colpisce le aziende ed i lavoratori”.
“L'aspetto più preoccupante dei risultati rilevati – prosegue Giovinazzo – è che non ci sono aspettative positive per il semestre gennaio-giugno, il che vuol dire che i commercianti che ancora ne avessero la possibilità, non opereranno investimenti in nuovi punti vendita e nel rinnovo ammodernamento dell'esistente, con ripercussioni sulle attività artigianali che normalmente ricevono commesse per queste operazioni”.



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