Caffè e sonno influiscono sulla memoria a lungo termine

Un recente studio condotto all’Università di Baltimora connette all’assimilazione di caffè un incremento delle capacità mnemoniche a lungo termine.
del 28/01/14 -

Quando si ha a che fare con le potenzialità del cervello, anche la scienza è spesso costretta ad utilizzare i “ma” e i “forse”. È questo il caso della ricerca condotta da un gruppo di neuro scienziati a Baltimora, per il momento su un piccolo campione di 44 volontari.

Tuttavia ogni grande studio è sempre stato preceduto da piccole ricerche, e quella del dottor Michael Yessa e colleghi, potrebbe essere alquanto rivoluzionaria, proprio perché incentrata su un prodotto di largo consumo come il caffè.

Sulle proprietà della caffeina si dibatte ormai da decenni, con chi punta il dito sugli effetti collaterali e chi invece ne esalta le qualità e i benefici derivanti dal suo utilizzo.

Tra questi ultimi pare aggiungersi ora la capacità di memorizzare e immagazzinare informazioni, soprattutto visive.

È stato infatti riscontrato che nei tester che avevano assunto caffeina durante l’esposizione ad una serie di immagini, la memoria delle stesse si è meglio sedimentata.

Non si parla quindi di memoria a breve termine, ed è qui che lo studio si rivela particolarmente rivoluzionario. Il caffè aiuterebbe a sedimentare con maggiore dovizia di particolari le informazioni che andranno a far parte della nostra memoria a lungo termine, essenzialmente quindi i nostri ricordi.

I risultati della ricerca mostrano che con l’assimilazione di caffeina le potenzialità del cervello, almeno per quanto concerne la memorizzazione, risultano più alte del 10%.

Lo studio sembra andare di pari passo con quello recentemente condotto su un piccolo campione di giocatori di poker, che hanno mostrato risultati migliori se “privati del sonno”.

Apparentemente la ricerca di Brad Dawkins dimostra che non necessariamente il nostro cervello sfrutta a pieno le sue potenzialità in condizioni di riposo e di relax. Al contrario i giocatori “costretti” a vegliare e fare le ore piccole di fronte al computer, hanno riportato prestazioni migliori.

Questa ricerca si inserisce tra i molti, e a dir la verità contrastanti, studi sull’attività onirica e su come avere un sonno regolare può influire sulle potenzialità del cervello.

Se l’assunzione di caffè e la privazione del sonno dovessero effettivamente risultare “positive” per le capacità di memorizzazione, è facile comprendere come la cosa potrebbe ripercuotersi nella vita di tutti i giorni, cosi come negli ambienti lavorativi.

Il dibattito infatti tra ambienti di lavoro rilassanti o stressanti, è aperto ormai da decenni e questi studi in qualche modo potrebbero rivoluzionari gli attuali equilibri.

In attesa che queste ricerche vengano estese a campioni più vasti, potendo fornire quindi dati certi, conviene forse concedersi in ogni caso un sana dormita e seguire il consiglio del dott. Yessa, che ha dichiarato in una recente intervista al Guardian:

“Per ora quello che so per certo è che continuerò a bere il mio caffè”.



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