Vaticanopagatu : politica e social marketing

Un'intervista esclusiva agli autori del movimento Vaticanopagatu diventa l'occasione per alcune considerazioni interessanti sull'utilizzo del web 2.0.
del 09/12/11 -

Vaticano pagaci tu la manovra finanziaria è uno dei fenomeni social di quest’estate.

I promotori dell’iniziativa intendono portare all’attenzione collettiva alcuni presunti privilegi del Vaticano e movimentare l’opinione pubblica affinché il tema arrivi sul tavolo del legislatore.

Proposte di questo tipo non sono una novità per il web 2.0, dove chiunque può proporre le proprie idee e sperare di avere un seguito. Il più delle volte il tentativo cade nel vuoto, è sufficiente dare un’occhiata a Facebook per capire come la maggioranza delle pagine destinate a promuovere aziende, prodotti o idee siano nella maggior parte dei casi poco frequentate e ancor meno partecipate (vedi http://www.thenaturalpowerofnewmedia.com/la-brand-fa-shopping-di-amici/ ).

Detto questo, si capisce come da addetto ai lavori non potevo non rimanere colpito dal successo ottenuto dal progetto Vaticanopagatu. La pagina su Facebook ha raccolto nel giro di pochi giorni oltre 140.000 iscritti, l’informazione si è diffusa passando da internet ai media tradizionali interessando una parte crescente dell’opinione pubblica. E’ sufficiente andare su Google News e digitare “Vaticano pagaci tu la manovra finanziaria” per avere un’idea del modo in cui la notizia si sta diffondendo rapidamente da un’agenzia all’altra anche oltre i confini nazionali.

Quali sono le ragioni del successo?

Il consenso ottenuto da Vaticanopagatu è il risultato di un sapiente utilizzo del medium web articolato attraverso presidi internet, social network e adeguato supporto redazionale.

Per prima cosa è stato sviluppato un concept “Vaticano pagaci tu la manovra” che include tutti gli ingredienti per diventare viral: affronta un tema che polarizza le opinioni (il Vaticano) , si ricollega ad un fatto di attualità (la manovra finanziaria), usa toni populistici e propagandistici (questo non significa che le informazioni fornite non siano corrette).

A supporto dell’iniziativa sono stati realizzati alcuni presidi web, fra cui:

- un sito internet e un blog

- una fan page su facebook

- account slideshare e youtube e l’immancabile twitter

Un successo di questa portata è certamente un evento notevole in un paese come il nostro in cui il potenziale dei social network è ancora poco sfruttato; almeno così è stato fino ad oggi. In questo caso è probabile che dietro le quinte di “Vaticano pagaci tu la manovra finanziaria”, ci sia un gruppo di persone competenti che agiscono con un preciso mandato.

Per questa ragione ho provato ad approfondire la conoscenza dell’iniziativa, sono risalito all’indirizzo email dei possibili organizzatori del progetto e ho posto loro alcune domande (le risposte sono indicate con VPT).

Che cosa volete ottenere ?

VPT: Portare a galla un problema intoccabile, il fatto che il Vaticano gestisca attività commerciali sulle quali non paga le tasse, e non mettiamo in discussione il ruolo caritatevole della chiesa, senza dimenticare che per molte attività assistenziali gli enti ecclesiastici ricevono soldi pubblici, ad esempio la Caritas ha molte convenzioni con i comuni e gli enti locali da cui riceve denaro, inoltre tutte le onlus cristiane si avvalgono dell’ 5 x mille.

“Vaticano pagaci tu la manovra finanziaria” è parte di un progetto più ampio ?

VPT: L’idea è nata di forma spontanea da uno scambio di opinioni tra amici sui problemi riguardanti la crisi e sulle soluzioni possibili per uscirne. Dopo lunghi dibattiti e ricerche online siamo arrivati alla questione Vaticano e da lì il passo è breve.
Ovviamente dopo il successo mediatico su richiesta degli utenti stiamo lavorando a un progetto più ampio per uscire con la protesta dalla rete.

Non temete che il progetto possa essere strumentalizzato da parte di gruppi anticlericali ?

VPT: Assolutamente no, per questo stiamo moderando la pagina ogni secondo, veramente il problema è stato aiutare le persone mettere un post alla volta, e scrivere in MINUSCULO per questo motivo abbiamo una Netiquette molto precisa, e credo che questa qualità di moderazione abbia dato grande credibilità alla pagina.

Esiste un committente ? E’ possibile almeno sapere se sia italiano o straniero o avere qualche indicazione generica ?

VPT: il committente si chiama “il popolo di Facebook” e siete voi , i 19 milioni di iscritti a FB e moltissimi ci devono ancora scoprire.

Quante sono le persone che moderano i commenti e a quale volume di lavoro sono soggetti?

VPT: Di solito ci sono due persone, al massimo 4 , nel momento picco del giorno 20 agosto avevamo un post ogni due secondi ed eravamo tutti a stretto contatto nella stesso luogo prendendo decisioni immediate ad alta voce sulla cancellazione del post o ban dei Troll .

Il lavoro è fatto interamente a mano o vi avvalete di tool specifici ?

VPT: solo per twitter che abbiamo integrato piu tardi, usiamo il conosciutissimo Hootsuite.
Il lavoro di moderazione su Facebook è fatto come dire a mano usando Chrome, e per leggere e cancellare i post velocemente con un ipad che ti permette di farlo con un solo gesto , purtroppo per moderare Facebook fan page in modo preciso non ci sono altri strumenti che questi.

Siete un gruppo di eretici che ha lo scopo di destabilizzare la Chiesa Cattolica al fine di dominare il mondo?

VPT: siamo un gruppo di cloni/umanoidi nati da un esperimento di catechesi.

Grazie.

Sono grato agli anonimi di Vaticanopagatu per aver soddisfatto alcune delle mie curiosità, da esperto di social media non posso che complimentarmi per i risultati che stanno ottenendo. Non si cada nell’errore di credere che basti aprire una pagina Facebook su qualsiasi argomento “spinoso” per ottenere risultati perché non è così: 140.000 utenti in pochi giorni non sono uno scherzo (a meno che tu non sia una rockstar).

Da un punto di vista più personale, mi chiedo se la strategia di comunicazione utilizzata per ottenere consenso in questa iniziativa sia molto dissimile da quelle a cui assistiamo giornalmente sui media tradizionali fatta di luoghi comuni e propaganda di facile presa: cambia il mezzo ma i contenuti sono sempre gli stessi.

Sono convinto che il web 2.0 si presti sia alla democrazia diretta che alla strumentalizzazione collettiva, ma , a differenza dei grandi media, qui è possibile dialogare con le persone senza investire grandi budget. E non è poco.

Stefano Iotti.



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