Ritardi di pagamento delle imprese: segnali di miglioramento ma non per tutti

Maggiore attenzione alla gestione dei crediti e tempi concordati più lunghi influiscono positivamente sulla puntualità dei pagamenti. Comportamenti poco virtuosi per il settore dell’Edilizia e per il Sud. I risultati dello Studio Pagamenti di CRIBIS D&B
del 15/05/12 -

Una forte attenzione ai crediti, che ha richiesto anche concreti investimenti da parte delle imprese, oltre all’allungamento dei tempi concordati hanno influito positivamente sulla puntualità dei pagamenti, che dopo il record negativo del 2010 ha visto risalire a quota 45,7% il numero delle imprese virtuose, in aumento di 8,2 punti percentuali rispetto al dato rilevato nell’anno precedente. Tuttavia, non si può assolutamente parlare di un segnale di ripresa dell’economia: il panorama è ancora fortemente disomogeneo, persistono situazioni di difficoltà, in particolare nei settori dell’edilizia, dell’industria e produzione e del commercio all'ingrosso. È quanto si evince dallo Studio Pagamenti 2012, presentato oggi a Milano da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nelle business information, che ha analizzato i comportamenti di pagamento delle imprese di 19 Paesi nel mondo (oltre all'Italia, Stati Uniti, Canada, Messico, Cina, Taiwan, Hong Kong, Belgio, Olanda, Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Polonia, Svizzera, Austria, Slovenia e Ungheria). Le principali fonti informative utilizzate sono i dati sui pagamenti provenienti dal Programma CRIBIS iTRADE e dal D&B Paydex per l’Italia e dal programma DUNTRADE del D&B Worldwide Network per gli altri Paesi. La ricerca di CRIBIS D&B evidenzia per l'Italia un miglioramento nel corso del 2011 per quanto riguarda la concentrazione nella classe di pagamento puntuale: dopo quattro anni di costante diminuzione e dopo il record negativo del 2010 (con un picco minimo pari al 37,5% del totale), la performance di pagamento regolare si è assestata al 45,7%. L'Italia mostra performance positive anche rispetto al contesto europeo (a fronte del 45,7% di buoni pagatori italiani, il dato medio continentale si posiziona al 37,8%), benché la Germania, ad esempio, con oltre 7 buoni pagatori su 10 risulti ancora inavvicinabile. “Nel 2011 i comportamenti di pagamento delle imprese mostrano un miglioramento rispetto al 2010: la classe di pagamento puntuale raggiunge infatti il 45,7% del totale mentre nel 2010 si era fermata al 37,5%. Questo miglioramento, comunque, non è stato sufficiente per avvicinarsi ai livelli pre-crisi del 2007, quando le imprese che pagavano puntualmente erano oltre il 50% del totale – afferma Marco Preti, Amministratore Delegato di CRIBIS D&B -. Questi dati, però, non devono trarre in inganno e vanno letti, per così dire, in controluce, al fine di comprendere correttamente le dinamiche sottostanti, purtroppo non tutte positive. Infatti, oltre ad essere determinato da comportamenti eterogenei (in funzione della dimensione aziendale o del settore di appartenenza), una parte di questo miglioramento indubbiamente è dovuta anche al fatto che il ritardo si è ‘istituzionalizzato’, cioè è stato incorporato nei termini di pagamento definiti contrattualmente tra le parti”. A questo riguardo, da una ricerca qualitativa realizzata da CRIBIS D&B nel mese di marzo 2012 su un campione di oltre 500 credit manager italiani risulta infatti che oltre il 90% degli intervistati ha ricevuto richieste di allungare i termini di pagamento mentre il 62% degli intervistati ha individuato proprio nella richiesta di allungamento dei termini una delle maggiori problematiche che la sua azienda ha dovuto affrontare nell’ultimo anno. L’istituzionalizzazione del ritardo, quindi, risulta essere un aspetto decisamente critico, specie se si considera che sarà difficile per il fornitore, una volta concessi termini di pagamento più lunghi, potere tornare in futuro su termini più brevi. Come da diversi anni a questa parte, sono le micro imprese (le più numerose in Italia) a distinguersi per un comportamento più virtuoso ed equilibrato nella gestione delle transazioni commerciali entro i termini pattuiti: per queste la percentuale di pagamento regolare è pari al 48,3%, mentre il pagamento non puntuale si concentra nelle classi di ritardo più limitato, “fino a 30 giorni” (45,4%) e “tra 30 e 60 giorni” (3,8%). Le piccole imprese, invece, tendono a pagare con un ritardo medio compreso fra 1 e 30 giorni oltre il termine concordato (55,7% del totale), a discapito del pagamento puntuale (in questo caso la quota è del 38,8%). Maglia nera, invece, per le medie e le grandi imprese (meno numerose ma con maggiori volumi di forniture): il pagamento regolare è fortemente ridotto (25,1% del totale per le prime e solo 13,1% per le seconde), a fronte di una percentuale di pagamenti con un ritardo medio inferiore ai 30 giorni superiore al 70% dei casi per le medie e all'82% per le grandi imprese. In compenso, solo lo 0,5% di queste ultime paga con un ritardo superiore ai 90 giorni medi, contro lo 0,8% rilevato a livello nazionale e l’1% delle micro imprese. In relazione ai macrosettori di riferimento, le migliori performance di pagamento spettano all’Agricoltura, con il 54,7% di imprese che salda i propri fornitori entro i tempi prestabiliti, e ai Servizi finanziari, con una quota del 52,5%. Al contrario, l’Edilizia, l’Industria e produzione, il Commercio all’ingrosso e i Trasporti si contraddistinguono per comportamenti più problematici. “Analizzando i comportamenti di pagamento ci troviamo di fronte a settori come l’Agricoltura o i Servizi finanziari che evidenziano pagamenti nei termini in oltre il 52,5% dei casi - illustra Preti - mentre in comparti come ad esempio la Grande Distribuzione, che muove volumi di acquisti enormi, i pagamenti puntuali sono inferiori al 22%”. Nelle regioni del Nord la buona performance complessiva è testimoniata dalle migliori percentuali di pagamento puntuale (51,9% per il Nord Est e 48,3% per il Nord Ovest) e dal numero contenuto dei casi in cui il ritardo medio supera i 60 giorni (non superiore all’1,6% del totale). Il Centro si colloca in una posizione intermedia, con il 43,4% di imprese che pagano rispettando i termini pattuiti. Decisamente peggiore è la situazione nel Sud e nelle Isole, dove la percentuale di pagamenti regolari è pari al 36,6%, con un divario rispetto al livello medio nazionale di oltre 9 punti percentuali, mentre il 53,9% del totale si concentra nella classe di ritardo “fino a 30 giorni” e il 5,8% in quella compresa tra “30 e 60 giorni”. Il ritardo oltre i 60 giorni medi interessa, invece, il 3,7% delle aziende meridionali e insulari (1,4% oltre i 90 giorni medi). Le anticipazioni relative al primo trimestre del 2012 sembrano confermare il trend che si era già delineato nel 2011: anche nei primi mesi dell’anno in corso, infatti, continua a ridursi il gap fra la percentuale di imprese che si posizionano nella classe di ritardo moderato e in quella di pagamento puntuale, con una quota del 47,6% del totale per la prima e del 46,6% per la seconda. Si osserva, invece, una concentrazione complessiva del 4,9% nelle classi intermedie, con un ritardo medio compreso fra i 30 e i 90 giorni oltre il termine concordato. Infine, il ritardo più grave (oltre 90 giorni medi) continua ad interessare una quota contenuta di imprese italiane, con una percentuale che si assesta all’1% del totale. “In questa delicata fase congiunturale abbiamo rilevato anche un elemento positivo, rappresentato dalla maggiore attenzione da parte delle imprese italiane alla gestione dei tempi di pagamento, del credito commerciale e, più in generale, del Working Capital - commenta Preti -. Del resto, negli ultimi anni le imprese hanno investito molto in procedure e strumenti che consentissero di intercettare tempestivamente i segnali deboli di deterioramento dell’affidabilità dei propri partner, di mantenere sotto controllo la capacità del proprio portafoglio clienti di generare ricavi, di intervenire tempestivamente con azioni di prevenzione e limitazione del rischio e, soprattutto, di fare previsioni sui propri flussi di cassa. Un’operazione, questa, non a costo zero ma che riteniamo potrà dare benefici concreti anche dopo la fine della crisi. Per trovare conferma di questa maggiore attenzione, è sufficiente considerare che i partecipanti al nostro programma CRIBIS iTRADE - la prima soluzione in Italia per la condivisione delle informazioni sui comportamenti di pagamento e il più ampio patrimonio di informazioni sui pagamenti commerciali - sono cresciuti esponenzialmente dall’inizio della crisi, portando a più che raddoppiare le esperienze di pagamento disponibili all’interno del sistema”. Sul sito di CRIBIS D&B è possibile scaricare lo Studio Pagamenti 2012, consultare gli atti del convegno e vedere un video di commento.

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