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Risarcimento Legge Pinto: ecco il Tuo rimedio gratuito alla paralisi dei processi

Per farmi risarcire dallo Stato per le cause troppo lunghe mi tocca anche pagarmi l’avvocato? Forse, NO! Vediamo assieme come fare per ottenere l'equa riparazione dei danni subiti per l'eccessiva durata del processo.
del 04/08/11 -

Tutti, ma proprio tutti, ormai sanno che in Italia i processi durano ere geologiche. E, siccome quasi tutti ci sono passati, anche i sassi hanno capito che non dipende dalle scelte delle parti processuali o dagli avvocati, ma dal sistema! La macchina ha smesso di funzionare già decenni fa, schiacciata dal peso dei troppi procedimenti e da regole che in passato erano ancor più farraginose di oggi. Non devi però credere che ora il meccanismo processuale sia stato snellito e si viva solo del peso delle colpe di ieri. Il codice processuale italiano è targato anni 40’ ed era stato concepito per una gestione processuale con tempi da carta carbone e 30.000 avvocati in tutta Italia.

Oggi la produzione processuale viaggia sui ritmi del “copia incolla” e gli avvocati in Italia sono 220.000 con quasi 10.000.000 milioni di fascicoli processuali aperti, fra civili e penali. Le regole erano forse perfette allora, nella prima metà del 900’, e non tenevano conto delle esigenze e dei ritmi del terzo millennio; senza calcolare che pure le riformette di questi settantanni hanno anche complicato il funzionamento arrivando a prevedere ben 33 percorsi processuali diversi a seconda della tipologia di lite.

Insomma, la macchina processuale non funziona più e le cause si trascinano per tempistiche che sono ormai sconnesse dalla vita reale.

Un processo civile dura di media una dozzina d’anni (12) fra primo e secondo grado. Nella speranza che nessuno degli avvocati delle parti tenti il ricorso per cassazione, che si ruba da solo almeno altri 3 anni.

E se una lite riesce a prolungarsi per 15 anni significa che si è presa un quarto della vita operativa di una persona.
Questa non è giustizia.
I romani, intesi come coloro che parlavano latino e non come tifosi di una squadra di calcio, riuscivano a sintetizzare brillantemente istanti della loro cultura in pochissime parole. Avevano pensato anche a questo con il brocardo: “iustitia dilatio est quam dilatio”.

Una giustizia che arriva tardi è una negazione della giustizia.

Per fare fronte a questa situazione inaccettabile per democrazie come quelle occidentali, la Comunità Europea ha sanzionato moltissime volte la nostra amata Repubblica Italiana imponendole almeno il risarcimento dei danni causati da questi ritardi ingiustificabili ai cittadini che hanno svolto richiesta. Alla stratificazione dei procedimenti sanzionatori, l’Italia ha risposto con una legge che tutela il cittadino: parlo della legge 89/2001, più conosciuta come “Legge Pinto“, che ha istituzionalizzato le modalità del risarcimento. Oggi, se il tuo processo è durato più di 3 anni in primo grado e più di due in secondo, puoi chiedere un risarcimento per il danno subito sia che esso sia patrimoniale, e in questo caso va dimostrato per come effettivamente subito, sia nel caso di danno non patrimoniale, e in quest’altro caso esso è presunto. Si, hai capito bene. Anche se non sei in grado di dare esatta quantificazione del tuo danno economico hai comunque diritto a ricevere una somma di indennizzo per ogni anno di eccessiva durata del processo. L’importo annuale da calcolare in moltiplicazione per il numero di annualità di durata processuale è di € 1.500,00, e ne hai diritto ha prescindere che tu abbia vinto o perso la causa. La somma è dovuta anche se il processo è ancora in corso ma ha già superato le durate massime previste per ogni grado. In quest’ultimo caso il risarcimento non sarà però definitivo e potrà essere integrato, con apposita richiesta, all’esito finale della causa. Le somme in gioco possono quindi essere di rilevante interesse perché superano facilmente i 10.000,00 euro per ogni parte processuale.

Vediamo assieme perché! Oggi una causa media dura in primo grado circa 6 anni e mezzo mentre in appello supera spesso i 5 anni e mezzo. Sommando le durate di primo e secondo grado arriviamo a 13 anni di durata media. E 1.500,00 per 13 anni fa ammontare il risarcimento richiedibili in € 14.500,00: questo perché la norma parla di indennizzo per ogni anno di eccessiva durata del processo, e non di risarcimento per gli anni che superano la normale durata. Ma anche a conteggiare solo gli anni che superano i limiti di legge, ovvero 3 e 2 anni per i primi due gradi, si arriva a 12.000,00 euro (13-5= 8 anni x 1.500 euro). Gli importi sono quindi di tutto rispetto per ogni famiglia italiana. Come si fa ad averne diritto???

Semplice: devi fare causa allo Stato! E devi avere l’assistenza di un avvocato! Sembra quasi una beffa: dopo esser stato prigionieri di una causa che non finiva più, ti trovi a doverne iniziare un’altra per ottenere giustizia del ritardo! In questi condizioni, molti mollano! Mollano perché non sono informati. Impauriti dall’iniziare un nuovo processo e dalla necessità di dotarsi di un altro avvocato, rinunciano ad un risarcimento sicuro perchè non sanno che la causa per avere l’indennizzo dura solo 4 mesi e l’avvocato possono averlo a costo zero.

I due passaggi critici del processo, durata e costo, si risolvono fin dall’inizio perché la legge prevede espressamente che il risarcimento deve essere deciso entro il termine massimo di 4 mensilità mentre l’avvocato può essere ottenuto sempre o con il gratuito patrocinio o con il patto di quota lite. Esatto, hai capito benissimo: avvocato gratis garantito dallo Stato.

Con il Dpr 115/2002 è previsto che tutte le persone con un reddito inferiore a 10.628,16 euro hanno diritto ad avere la difesa processuale sostenuta dallo Stato pur potendosi scegliere l’avvocato che preferiscono fra coloro che sono abilitati all’attività specifica.

Tutte le volte in cui invece non si hanno i requisiti reddituali per avere l’assistenza a carico dello Stato, si può avvalersi dell’opportunità concessa dalla riforma Bersani. Si, hai letto bene: Bersani ha messo mani anche a questa materia eliminando le tariffe minime e rimuovendo il divieto di patto quota lite. Dal 2008 puoi concordare con il tuo avvocato il suo compenso pattuendo che lui incassi soltanto se vinci ed in ragione di una percentuale di quanto riesci ad ottenere a tuo favore in sentenza. Fine dei rischi!

Se vinci, paghi. Se perdi, amici come prima.

Questo vale doppiamente per i ricorsi “Legge Pinto” per la cosiddetta Equa Riparazione da eccessiva durata del processo:

non sono previsti costi processuali, perché vi sono l’esenzione del contributo unificato, dei costi di notifica e dei bolli,

il risarcimento è assicurato e quindi il tuo avvocato sa che non è un terno al lotto, potendo così facilmente accettare l’accordo che gli proporrai. In quel caso, infatti, nessuno rischia.

Basta perciò concordare il compenso in una quota dell’indennizzo e presentare il ricorso entro il termine di legge.

Questa è la cosa più importante e la ho lasciata per ultima appositamente perché non sfuggisse all’attenzione: la richiesta di indennizzo deve essere presentata entro 6 mesi dal passaggio in giudicato del provvedimento che chiude la controversia processuale che ha avuto una durata irragionevole. Che sia la sentenza di primo grado, quella di appello od il decreto di chiusura del fallimento, dal momento in cui questo provvedimento del giudice diventerà definitivo e non sarà più impugnabile (ovvero passerà in giudicato) scatterà il decorso dei sei mesi entro cui potrai chiedere il tuo risarcimento. Ricordalo, è importante. Dopo quel termine (di 6 mesi) perderai il diritto ad ogni richiesta risarcitoria!

Ricapitoliamo: tutti hanno diritto ad essere risarciti per la prigionia processuale ed i soldi sono assicurati perché il debitore è lo stesso Stato che ha causato il ritardo. Per ottenere l’indennizzo basta un tempo brevissimo (4 mesi) ma devi chiederlo entro 6 mesi dalla fine della causa con l’assistenza di un avvocato, che puoi avere anche senza costi aggiuntivi. Basta concordare prima il patto di quota lite o, se ve ne sono i presupposti reddituali, il patrocinio a spese dello Stato.

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Avv. Alberto Vigani: Blogger, Consulente del Lavoro e Avvocato specializzato in Diritto del Lavoro ed in Procedure Arbitrali in Venezia, è co-fondatore della Camera Arbitrale della Venezia Orientale. È iscritto dal 2005 agli “elenchi degli avvocati abilitati al Patrocinio a spese dello Stato dell’Ordine degli Avvocati di Venezia”. È anche il segretario della Camera Avvocati di San Donà di Piave e il redattore di www.amministratoridisostegno.com, dove scrive in materia di ADS e questioni connesse.



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