Rappresentanza delle imprese e CNEL

Associazione di rappresentanza delle imprese: alcuni pubblici amministratori si ergono a “selezionatori” di chi ha o non ha la legittimità a rappresentare e tutelare le imprese e giustificano le loro affermazioni richiedendo iscrizioni varie.
del 18/06/13 -

Ma può un pubblico amministratore fare, al rappresentante di Associazione di categoria, per altro firmataria di ben 13 contratti nazionali di lavoro, regolarmente registrati dal Ministero del Lavoro , una domanda come questa: “siete presenti al CNEL”? Se non lo siete noi non possiamo riconoscere la Vostra rappresentatività.” Ma si possono dire bestialità simili ? Eppure questo avviene a macchia di leopardo su tutto il territorio nazionale ed in questi giorni si è ripetuto quasi ai due estremi: Piemonte e Calabria.
Allora Confimpresa è convinta che forse è necessario iniziare un processo di “acculturamento” di coloro che, pur non sapendo, hanno in mano le sorti di imprese ed imprenditori che agiscono sul territorio che loro amministrano.
Rispieghiamo per sommi capi cosa è il CNEL.
Il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) è un organo costituzionale, previsto dalla Costituzione Italiana all'art. 99, ed il comma 1, stabilisce che sia composto, «di esperti e di rappresentanti delle categorie produttive, in misura che tenga conto della loro importanza numerica e qualitativa». È organo consultivo del Governo, delle Camere e delle Regioni, e ha diritto all'iniziativa legislativa, limitatamente alle materie di propria competenza
I “padri della costituzione”, per nostra fortuna, usando intelligenza e previdenza, hanno articolato la composizione in un modo semplice ma contemporaneamente molto complesso, ed hanno previsto che venissero chiamati a comporre il Consiglio:
10 «esperti, qualificati esponenti della cultura economica, sociale e giuridica» ;
48 «rappresentanti delle categorie produttive di beni e servizi nei settori pubblico e privato»;
6 rappresentanti delle associazioni di promozione sociale e delle organizzazioni del volontariato.
I 48 rappresentanti delle categorie produttive, i 6 rappresentati delle associazioni di promozione sociale e delle organizzazioni del volontariato, se fossero i soli componenti darebbero una “rappresentanza” molto limitata al Cnel,. Ma così non è perché la lungimiranza dei costituenti ha previsto 10 consiglieri che, per effetto dell'imprimatur di chi li nomina, assicurano la rappresentanza universale “dell'economia e del lavoro”, ed è anche per questo che i 10 consiglieri vengono nominati 8 direttamente dal Presidente della Repubblica e 2 dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri.
E fin qui per cercare di correggere letture distorte del ruolo del Cnel che, a memoria dei numerosissimi documenti emanati, non ha mai fatto “discriminazioni” su categorie presenti nel Consiglio e categorie assenti e nelle iniziative che promuove pratica il coinvolgimento più ampio delle associazioni di rappresentanza.
Ma allora perché ci sono ancora soggetti che fanno il giochino “ad escludere” chi, rappresentando realmente imprenditori ed imprese viene ritenuto “interlocutore non idoneo”?
A non essere malevoli diciamo che non hanno capito e che, quando sono pubblici amministratori è bene che realizzino la loro funzione tenendo conto di tutte le aggregazioni che sono presenti sul territorio e convincendosi che la pluralità di voci, comprese quelle delle minoranze, sono una ricchezza che deve essere valorizzata e non emarginata.



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