Pubblicità ingannevoli sul web in tema di salute: servono regole

“Paletti” ad hoc contro pubblicità ingannevoli sui motori di ricerca in tema di salute e medicina. Utilizzando i motori di ricerca, infatti, gli utenti del web rischiano di incappare in pubblicità “ingannevoli e fuorvianti”, proposte da industrie che operano in ambito sanitario.
del 05/04/11 -

“Paletti” ad hoc contro pubblicità ingannevoli sui motori di ricerca in tema di salute e medicina. Utilizzando i motori di ricerca, infatti, gli utenti del web rischiano di incappare in pubblicità “ingannevoli e fuorvianti”, proposte da industrie che operano in ambito sanitario. L’allarme a tutela dei cybernauti arriva da unpubblicità ingannevoli articolo pubblicato sul “British Medical Journal” da Marco Masoni, Maria Renza Guelfi e Gian Franco Gensini, della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università di Firenze.
Le industrie che operano in campo sanitario, notano i ricercatori, investono molto denaro nella pubblicità online, utilizzando spesso il “search advertising”, uno strumento che consente di visualizzare annunci pubblicitari accanto ai risultati che i motori di ricerca restituiscono in funzione delle parole chiave utilizzate dagli utenti. Attualmente non esistono disposizioni specifiche relative alla pubblicità sanitaria online, dunque su Internet vengono applicate norme generali valide per tutti i media. Inoltre, le linee guida del Food and Drug Administration (Fda), l’ente governativo statunitense preposto alla regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, non affrontano tutte le situazioni connesse alla pubblicità online.
“A partire dal febbraio 2009 – spiega Marco Masoni in una nota – abbiamo monitorato per mesi gli annunci sponsorizzati restituiti da Google utilizzando le parole chiave laetrile ed essiac, due sostanze spesso chiamate in causa come possibile cura nei confronti di patologie oncologiche e per le quali non esiste alcuna evidenza di efficacia”. “La ricerca – continua Masoni – ha evidenziato che, talvolta, i link sponsorizzati provenienti da industrie che operano in campo sanitario indirizzano a pagine web contenenti informazioni non pertinenti rispetto alle parole chiave”.
“Abbiamo così individuato – prosegue – una particolare modalità con cui le industrie farmaceutiche attraggono gli utenti della rete, per aumentare il numero di accessi ai loro siti web. Questa tecnica, che privilegia l’etica del marketing rispetto all’etica medica, non è affatto rara”. “La regolamentazione di un ambiente dinamico e in continua evoluzione come Internet – commenta Maria Renza Guelfi – è certamente complessa: la tecnologia avanza più velocemente degli aspetti legislativi”. “È tempo, tuttavia – prosegue – che le agenzie di regolamentazione si muovano da un approccio reattivo a uno proattivo nei confronti di Internet, e considerino non solo l’annuncio ma anche la parola chiave che ne produce la visualizzazione”.



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