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Prepararsi alle olimpiadi: la costruzione di prestazione e risultato tra programmazione ed execution

Prepararsi alle Olimpiadi; la costruzione di prestazione e risultato tra programmazione ed execution Editoriale di Maggio di Ezio Caldognetto, allenatore della Nazionale Italiana Canoa/Kayak velocità 200 metri. In vista delle Olimpiadi, continua la nostra esplorazione di ciò che lo sport ha da insegnare al management grazie alla testimonianza di Ezio Caldognetto, che preparara gli atleti e le atlete di una disciplina esplosiva come la canoa e il kayak. Nell’editoriale ci occupiamo della costruzione della prestazione e della preparazione all’ottenimento dei risultati tramite le attività di programmazione ed execution. Un’altra grande testimonianza che arricchisce di contenuti ed esperienza il lavoro dell’Accademia Sport & Management traendo spunto dai percorsi formativi manageriali “Controcorrente” sui campi di regata. www.vivanetworking.it
del 04/05/12 -

Mancano pochi mesi all’Olimpiade di Londra, olimpiade che per ora ha risuonato nelle cronache più che altro per fattori politico - economici, come ad esempio la rinuncia del nostro Primo Ministro alla firma di garanzia per la candidatura all’edizione 2020. Olimpiade che ha sempre avuto risvolti più ampi del fatto meramente sportivo: occasione di propaganda politica nel passato più lontano (Mosca ’80 – Los Angeles ’84) e vicino (Pechino ’08) , che ha rappresentato un momento di ripresa e di rinnovamento come fu a Barcellona nel 1992, un vero affare economico di sponsor e diritti vari (Atlanta ’96) o l’inizio di un vero declino per un paese e la sua economia ( Atene 2004).
Fin qui si è quindi parlato di Olimpiade principalmente per quello che ne condiziona la scelta e le scelte di un paese organizzatore, ma per me che opero direttamente nel settore dello sport come allenatore di canoa – kayak, sia a livello locale come allenatore di una gloriosa associazione dilettantistica sportiva – l’Idroscalo Club di Milano - sia come tecnico nazionale del settore velocità acqua piatta 200 mt. è soprattutto la punta di un iceberg. E’ una metafora efficace quella dell’iceberg, per quanto possa apparire non originale, perché poter parlare di Olimpiade per un atleta o per un tecnico vuol dire aver affrontato nelle varie tappe un lungo percorso che parte dal gioco, quando si è bambini, alla concreta scelta di uno sport dove si è dimostrata capacità ed attitudine e dove “ l’ambiente” ha assecondato le scelte del giovane futuro atleta.
Per ambiente intendo tante e tante cose, tutte importantissime, a partire dalla famiglia che è il primo “campo di regata” di crescita e motivazione di un ragazzo, la scuola che avrebbe il compito primario di insegnare educazione motoria e porre le basi per un apprendimento sportivo sempre più capace e sempre più fine, le offerte sportive del territorio perché è molto difficile specializzarsi in una disciplina se il territorio stesso condiziona la scelta (praticare sport nautici risiedendo in montagna è molto più difficile da chi invece abita direttamente al mare – lago e viceversa) e soprattutto la parte aggregativa e formativa delle associazioni sportive che in tutte le realtà si sostituiscono alle mancanze di un vero SISTEMA.
Sistema che lo sport italiano vede organizzato dal CONI per l’appunto: il Comitato Olimpico Nazionale Italiano, che non più indipendente come al tempo del Totocalcio ma soggetto al finanziamento (non automatico e non garantito) da parte dello Stato. Ovviamente a cascata le riisorse economiche ricadono sulle Federazioni sulla base dei risultati sportivi internazionali ottenuti nel breve e da qui la prospettiva di continuare a raggiungerli o incrementarli. E qui il parallelo con il mondo aziendale diventa diretto: si parla di programmazione, verifica delle tappe intermedie, valutazione dei competitor (avversari in campo nazionale ed internazionale), budget per organizzare i vari cicli d’allenamento nelle varie aree ( per noi che facciamo sport sull’acqua è necessario aver sempre delle temperature ottimali per favorire la capacità del muscolo di potersi esprimere sempre nelle condizioni ideali) strumentazione di lavoro, materiali specifici (nel nostro caso canoe e pagaie nel continuo evolversi tecnologico) e di tutte le figure che compongono una staff atletico: atleti – tecnici – fisioterapisti – medici – dirigenti sportivi.
Quindi il sistema sport chiede agli operatori, a fronte del finanziamento, il risultato. Ma gli operatori che agiscono nel quotidiano sono per lo più volontari che, terminate le ore del proprio lavoro, lavoro si dedicano all’insegnamento dello sport da loro praticato in passato, con l’ambizione di tirar fuori il possibile campione. E da qui viene fuori tutta l’assenza di un sistema, ovvero la casualità di chi incontri ti può favorire o meno nella scelta sportiva e del percorso di crescita da voler perseguire.
Però l’obbligo in chiave olimpica è il risultato; il podio, la medaglia, questo è in sintesi quello che chiede il sistema per permetterti di poter svolgere un altro quadriennio. Ma lo sport d’alto livello masticato nel quotidiano insegna sempre la differenza fra prestazione e risultato!
Si possono vincere competizioni con prestazioni atletiche / cronometriche scarse e fare prestazioni eccezionali senza portare a casa il minimo risultato. La coscienza dell’atleta è tale da trovare appagamento, soddisfazione, realizzazione una volta raggiunto e magari superato il proprio limite, il proprio record indipendentemente dal risultato; questa è la vittoria dell’uomo/donna nella scelta di essere atleta.
Avere realizzato la propria massima prestazione!
Quindi l’OBIETTIVO è stato raggiunto o no senza il podio, senza la medaglia? E prima ancora del podio potersi qualificare o meno all’olimpiade risulta un successo o un insuccesso per l’atleta ed il suo staff? Come ogni cosa la visione generale del fenomeno va analizzata caso per caso.
Portare un atleta ad ottenere prestazioni di volta in volta sempre più elevate necessità di programmazione, valutazione, stimoli, gestione, tutte cose riproducibili a qualsiasi realtà lavorativa e non per questo valutate fallimentari se non raggiunte in tempi brevi. Gli adattamenti sono soggettivi, ognuno metabolizza e concretizza le tappe dell’allenamento e gli stimoli funzionalmente alle proprie capacità ed alle proprie caratteristiche metaboliche e strutturali. Quindi una programmazione globale deve tendere poi a quella generale e successivamente alla specificità del singolo, nel rispetto e nel controllo degli effetti degli stimoli proposti .
Ma essendo che tutto il circo sportivo si basa sugli atleti bisogna dare ad ogni singolo individuo il tempo necessario per concretizzare e metabolizzare il proprio percorso d’adattamento e da qui valutare il potenziale per poter investire o meno sul soggetto. La risorsa primaria rimane l’uomo o la donna atleta, e con loro tutto il mondo che intorno a loro ruota. Molte volte, come allenatore, sulla base dell’esperienza acquisita propongo lavori /allenamenti che su alcuni soggetti mi avevano dato determinate risposte, ma lo stessa proposta su altri atleti non mi garantisce l’effetto sperato. E’ qui la vera differenza fra il programmare, dove tutto sembra una conseguenza di una formula matematica, e la verifica pratica; perché ogni atleta è un soggetto indipendente; con le sue capacità, le sue emozioni, le sue motivazioni e la sua vita. La variante impazzita è il protagonista stesso: l’atleta.
E questa considerazione sulla programmazione e gestione dell’atleta deve farci focalizzare bene che i Giochi Olimpici sono il palcoscenico degli atleti; ovvero i veri protagonisti. Il giorno 27 luglio, giorno d’apertura dei giochi l’attenzione dovrà essere tutta e solo per chi sfilerà all’interno dello stadio e non chi ha disegnato la struttura o chi siederà in tribuna o chi dirigerà la cerimonia d’inaugurazione: la sostanza sono gli atleti. Il soggetto è il software non l’hardware!

Ed ora a pochi mesi dall’Olimpiade di Londra mi piace concludere con un vero messaggio dal profondo spirito olimpico e culturale, detto dal grande Sebastian Coe, Presidente del Comitato Olimpico Londinese:
“il vero successo della nostra Olimpiade è aver portato lo spirito di cultura olimpica al popolo inglese”
Ci auguriamo che questo valga per tutti noi, che ci appassioniamo nel costruire grandi prestazioni e ottenere risultati.



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