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Perché l’ansia? Il modello interpretativo cognitivo

Il Dr Ruffolo, psichiatra, discute della genesi dell'ansia focalizzando l'attenzione sul modello interpretativo cognitivo.
del 09/07/07 -

In merito alla problematica relativa alla genesi dell’ansia, sono state proposte differenti teorie interpretative; sostanzialmente possiamo distinguere quattro principali orientamenti etio-patogenetici: quello psicodinamico, quello cognitivo, il relazionale e quello biologico. In questa sede prenderemo in considerazione il modello interpretativo cognitivo.

Secondo tale modello il tipo di risposta affettivo-emozionale, così come i comportamenti in determinate situazioni, sono influenzati dal significato che il soggetto attribuisce a quella specifica stimolazione, esterna o interna; tale processo di attribuzione di significato agli stimoli viene denominato “valutazione cognitiva”.

La “valutazione cognitiva” di uno stesso stimolo varia da soggetto a soggetto e può comportare risposte emozionali d’entità differente; la “valutazione cognitiva”, infatti, è influenzata da vari fattori quali la personalità del soggetto, le sue esperienze precedenti, fattori inconsci etc..

Allo stimolo (esterno o interno) potrà dunque essere attribuito un significato di “minaccia soggettiva” di grado variabile che, a sua volta, determinerà una diversa reazione emozionale accompagnata da livelli d’ansia d’intensità differente, in particolare:
a) sensazioni d’elevata minaccia soggettiva si accompagneranno ad un minor senso di controllo sulla situazione e, quindi, a maggior ansia
b) sensazioni di bassa minaccia soggettiva comporteranno un maggior senso di controllo con livelli d’ansia conseguentemente più bassi

Dunque, per ottenere un miglior controllo sull’ansia provocata da stimoli esterni o interni sarà necessario, da una parte ridurre la sensazione di “minaccia soggettiva”, dall’altra aumentare il senso di controllo sullo stimolo “ansiogeno”.

Sulla base di tali presupposti teorici, le tecniche di psicoterapia cognitiva sono volte ad accrescere le risorse a disposizione del soggetto per il confronto con gli stimoli “ansiogeni” in modo da ridurne la sensazione soggettiva di minaccia ed aumentarne quella di controllo; tecnicamente tali “abilità” vengono definite “risorse di coping” (risorse per “affrontare con successo” stimoli e situazioni “ansiogeni”).

E’ stato ampiamente dimostrato che la ”valutazione cognitiva” degli stimoli, oltre che influenzare il comportamento ed i vissuti affettivi, è uno dei principali determinanti della reattività dell’organismo in generale, con effetti sia a livello del sistema nervoso vegetativo che di quello neuro-endocrino ed immunitario.

Sulla base della “valutazione cognitiva” individuale, le condizioni di stress (acuto e cronico) possono dunque provocare modificazioni psicofisiologiche (neurovegetative, endocrine, immunitarie) diverse da individuo ad individuo comportando un rischio variabile di sviluppo di Disturbi Psicosomatici.



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