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Miti del Giro d'Italia: Mario Cipollini

La storia del recordmen di vittorie di tappa del Giro d'Italia, Mario Cipollini. Vittorie e eccessi di un campione inimitabile.
del 09/12/13 -

189 vittorie da professionista, 42 al Giro d'Italia, il campionato del Mondo e poi Sanremo, tappe a Tour e Vuelta, Gand-Wewelgem e chissà quante altre. Tutto questo, ma anche molto di più è stato Mario Cipollini.

Cipollini è stato molto più per il ciclismo che le sue 189 vittorie: si è imposto all'attenzione generale richiamando verso questo sport nuovi interessi, ha modernizzato l'immagine del ciclista, ha illuminato con i suoi colpi di classe e il suo carisma molti giri d'Italia che senza di lui sarebbero stati drammaticamente bui.

Un personaggio del quale si è detto molto anche al di fuori delle corse, per una certa vita poco da ciclista, ma i quindici e passa anni di trionfi continui, una longevità che ha pochi paragoni nella storia del ciclismo, si fanno beffe di certi giudizi. Cipollini c'è sempre stato, senza passaggi a vuoto significativi, soprattutto quando il ciclismo ha avuto bisogno di lui, in quei Giri d'inizio millennio in cui era l'unico punto fermo. Inchieste, squalifiche, processi: il Giro si ferma? C'è Cipollini, vince, si va avanti. Un po' burlone e sopra le righe, come quando si presento sul palco delle premiazioni di Milano in smoking, Cipollini ha dato tutto di sè al Giro e pensiamo che proprio il Giro ne sia l'immagine più bella e completa.

Un'immagine che è andata via via mettendosi a fuoco da quel 1989 in maglia Del Tongo, subito vincente al Giro da neoprofessionista in quel di Mira. E da lì una cascata continua di successi, una quindicina ogni anno, sempre corse di prestigio. Arrivano ancora vittorie al Giro, si aggiungono La Panne, Parigi-Nizza, mentre sul suo petto dal '92 si legge MG-Bianchi e l'anno successivo diserta il Giro per cogliere il primo successo di tappa al Tour. Quel Tour con cui avrà un rapporto complicatissimo per via dei mancati inviti negli ultimi anni di carriera.

Intanto dal '94 è alla Mercatone Uno-Saeco e quello successivo è l'anno con più vittorie, ben 18, con due tappe a Giro e Tour ed ancora Mediterraneo, Romandia, Catalogna e quant'altro. La Mercatone diventa Saeco e Cipollini continua a vincere più che mai, con il suo treno rosso che diventa un pezzo di storia del ciclismo: altri quattro centri al Giro, il titolo nazionale e poi una vittoria al Tour, ancora meglio nel '97 con una cinquina la Giro e una doppietta al Tour. Nel '98, l'anno storico di Pantani, divide la gloria con il Pirata: i duetti sono delle magie che incantano, dalle montagne alle volate ed arrivano quattro tappe al Giro e due al Tour.

L'anno dopo è l'apoteosi al Tour con quattro vittorie di tappa una dietro l'altra, ma anche dal Giro arriva una nuova quaterna. Il 2000 è un anno più sofferto, iniziano le polemiche col Tour, arriva una sola vittoria al Giro, chiuso con un ritiro anticipato. Si rifà l'anno successivo con quattro vittorie alla corsa rosa, ma il Tour lo rinnega. Sono anni difficili per il ciclismo ed il Giro d'Italia in particolare, sconvolto dagli eventi che sembrano sommergerlo, e Cipollini dà un apporto pesante a tener su la baracca.

Nel 2002 sente il bisogno di cambiare aria dopo anni di trionfi in Saeco ed approda alla Acqua e Sapone: nasce così una stagione leggendaria. La Milano-Sanremo, innanzitutto, da dedicare al padre, un vecchio sogno coronato dopo una rincorsa lunga una carriera, a 35 anni. Il 2002 gli consegna anche una splendida Gand-Wewelgem dopo una corsa in fuga, sei successi al Giro, ma anche le consuete polemiche con il Tour che lo esclude nuovamente. Sembra il passo d'addio, questa delusione. Invece si ripresenta dopo l'estate, più forte che mai, pronto a giocarsi il Mondiale di Zolder. Passa dalla Vuelta dove vince ma suscita qualche polemica perchè non esulta ("mica è il Giro o il Tour" dice), e a Zolder strapazza gli avversari di sempre, McEwen e Zabel, riportando la maglia iridata in Italia dopo dieci lunghi anni.

Con la maglia di campione del mondo, l'anno successivo, dà l'assalto allo storico record di vittorie di tappa al Giro, 41 di Alfredo Binda. La squadra intanto ha preso il nome di Domina Vacanze e nonostante l'avanzata di Petacchi faccia capire che il momento del passaggio di consegne tra campioni delle volate sia ormai vicino, Cipollini centra le due vittorie necessarie ad arrivare a 42 e battere un record ritenuto fino a qualche anno prima inavvicinabile. Ed è proprio Cipollini a dare l'investitura ufficiale a Petacchi come erede, ed anche qui non sbaglia. Il 2004 è l'anno della resa, complici le cadute che lo mettono out al Giro e al Tour (che tardivamente l'ha richiamato) e si assommano a quella del 2003 di San Donà di Piave, poco dopo il record dei 42 successi. L'ultimo atto, questo scorcio di 2005, lo vede in Liquigas a segnare un paio di vittorie, una su Boonen, ma alla Sanremo si rende conto che è finita, non c'è più spazio per il Cipollini atleta. Pochi giorni prima del Giro d'Italia Cipo annuncia il ritiro.



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