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Marco biagianti: ripartire dopo un infortunio

Nella palestra di Villa Stuart, Marco Biagianti ripercorre le tappe significative della sua carriera: gli esordi, l’amore per la Fiorentina, gli infortuni, l’approdo al Catania. Con un consiglio per i giovani calciatori…
del 19/03/12 -

Di Paolo Brandimarte

Dalla serie C alla convocazione in Nazionale del 2009. La storia calcistica di Marco Biagianti rivela la personalità e la determinazione di un ragazzo che ha saputo ritagliarsi con merito uno spazio importante nel calcio che conta.

Gli esordi da goleador nello Sporting Arno, dieci anni di militanza nel settore giovanile della Fiorentina. L’amore per quella maglia viola, sfiorata da professionista e mai dimenticata.
Fano, Chieti e Vasto: le tappe di una carriera in salita, iniziata sui campi polverosi di Serie C. Un primo infortunio nel 2006 –2007 ne rallenta l’ascesa (stiramento del collaterale mediale della coscia sinistra, ndr). Marco non demorde. Firma un contratto con il Catania, sale di tre categorie e debutta in Serie A.

L’arrivo a Catania

Catania è una piazza esigente, passionale, con una notevole tradizione calcistica.
Da queste parti è caduta anche la Grande Inter del Mago Herrera e riecheggia ancora l’eco del mitico Sandro Ciotti e del suo intramontabile “Clamoroso al Cibali”.
All’ombra dell’Etna, il mediano si fa apprezzare per qualità, quantità e temperamento: in breve, diventa l’idolo del “Massimino”.
Prestazioni convincenti, grande cuore ed elevato rendimento: il metronomo rossoazzurro si guadagna anche una convocazione nella Nazionale azzurra dell’allora ct Marcello Lippi, impegnata in amichevole con l’Irlanda del Nord (maggio 2009, ndr).

L’operazione a Villa Stuart

Dalle stelle alle stampelle: il numero 27 si fa male di nuovo, stavolta al ginocchio. Viene operato a Villa Stuart dal Prof. Pier Paolo Mariani (24 gennaio 2011).
Inizia il faticoso recupero. Si riabilita e torna in campo più forte di prima.
Lasciato alle spalle il brutto calvario, Biagianti si rituffa nell’avventura rossoazzurra; con la partenza di Silvestre, eredita la fascia di capitano, imponendosi quale tassello inamovibile dello scacchiere etneo.

Lo abbiamo incontrato nella palestra di Villa Stuart, dove si sta sottoponendo ad una seduta di fisioterapia. Sorridente, rilassato, disponibile come di consueto: Marco scherza volentieri con i terapisti della clinica ed accetta di buon grado la nostra intervista.

Marco, come mai a Villa Stuart?
“Nulla di preoccupante, soltanto un colpo ricevuto in partita; uno scontro di gioco con Giorgio Chiellini ( Juventus – Catania dello scorso 18 febbraio, ndr)”.

Nella tua carriera hai subito due infortuni: uno nella stagione 2006 – 2007 e l’altro nel 2011. Come ci rialza da un grave infortunio?
“Per un calciatore l’infortunio è un periodo difficile: è davvero dura stare lontano dai campi per tanto tempo. Per rialzarsi occorre tenacia, determinazione ed il sostegno delle persone vicine”.

Tu sei stato operato a Villa Stuart il 24 gennaio 2011. Quanto ha inciso nel tuo recupero il Prof. Mariani e lo staff della clinica?
“Indubbiamente, il Prof. Mariani e lo staff di Villa Stuart hanno fatto un ottimo lavoro, incoraggiandomi sin da subito. Il loro supporto mi ha aiutato a ritrovare forza e convinzione. Del resto, stiamo parlando di una struttura conosciuta in tutto il mondo”.

Partiamo dagli esordi. Che giocatore era Biagianti ai tempi dello Sporting Arno?
“Da ragazzino giocavo esterno alto e segnavo parecchi gol. Con il passare del tempo ho arretrato il raggio di azione a centrocampo”.

Quali consigli ti senti di dispensare ai giovani calciatori?
“Per diventare calciatori professionisti non occorre essere fenomeni. Sicuramente, ci vuole molta determinazione, spirito di sacrificio, fortuna e consapevolezza nei propri mezzi: sognare è lecito ed aiuta a crescere. Ancora, per riuscire è importante il sostegno della famiglia”.

A proposito di famiglia. Nella tua vita di uomo e calciatore, quanto ha influito la figura di tuo padre?
“È stato determinante: per primo mi ha portato su di un campo da calcio. Lui e la mia famiglia mi hanno sempre sostenuto”.

Che ricordi hai dei tuoi trascorsi in maglia viola?
“Sono stati anni importanti per la mia carriera, utili per crescere e rafforzarsi. Conservo ottimi ricordi, primo fra tutti, il derby di Coppa Italia con il Pisa: un’emozione indescrivibile”.

Da tifoso viola, come hai vissuto la tua prima volta al “Franchi” da avversario?
“La prima volta (2008, ndr) l’emozione mi ha fatto un brutto scherzo. Alla fine del primo tempo sono uscito per la troppa tensione. Con il tempo, ho imparato a gestire meglio l’emotività, anche se, giocare contro la Fiorentina fa sempre un certo effetto”.

Chiudiamo con una curiosità. Qual è l’avversario più duro da contrastare?
“A centrocampo, Jovetic è un avversario decisamente difficile da marcare. In assoluto, Ibrahimovic è il più temibile”.














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