Keep calm and startup

l termine “startup” è entrato con decisione nel nostro vocabolario. Inteso in senso letterale “startup” indica semplicemente la fase di avvio di un'attività. Il termine in realtà si è caricato di significato tanto da essere al centro di accese discussioni, interventi legislativi e polemiche.
del 27/01/14 -

La parola startup indica oggi l'apertura di una azienda innovativa, i suoi primi passi nel mercato. Startup è termine sempre legato, nell'immaginario, al “nuovo”. Startup per come viene utilizzato nel gergo quotidiano è praticamente sempre abbreviazione di “startup innovativa”.

Il termine si è diffuso con l'utilizzo dei computer (ad esempio nel senso di "attivare un PC") ed ancora oggi mantiene un legame particolare con l'ambito informatico. Settore che viene spesso preso a modello dell'innovazione, anche generazionale.

Il termine ha, per molti, esclusivamente un significato positivo: le startup e i loro creatori fanno parte di un mondo, tendenzialmente giovane, che introduce con nuovi strumenti, tecnologie utili e idee all'avanguardia delle novità nell'economia.

Essere una startup in Italia viene considerato quasi un titolo di merito, indipendentemente dall'idea e dalla qualità progetto.

Questa caratterizzazione positiva a priori che mi sembra il termine startup abbia in Italia non è immotivata. In un mercato molto bloccato e fermo, anche solo il fatto di muoversi (indipendentemente da dove si vada) testimonia un barlume di vitalità.

Questo elemento di novità e innovazione che la parola “startup” porta con sé ha probabilmente aiutato il termine a diffondersi anche in ambito non informatico. Startup indica oggi ogni azienda innovativa, indipendentemente dal settore di riferimento.

Il modo di trattare il “fenomeno delle startup” da parte dei media tradizionali è stato a lungo, e continua ad essere, un po' superficiale. L'articolo sulla nuova startup di turno è diventato un pezzo standard, di repertorio, nelle redazioni dei giornali. Nuove startup innovative che nella gran parte dei casi tendono a non lasciare particolari tracce nell'economia italiana.

Questa attenzione da parte dei media alle startup ha avuto degli effetti. Questo mondo dei “ragazzi che lavorano nei garage” ha infatti avuto un riconoscimento legislativo. Nel 2012 il Ministro Passera ha istituito una “task force” di esperti in materia che hanno prodotto un documento, il “Rapporto Restart Italia”, che è poi stato tra le fonti d'ispirazione del D.L. 179/2012.

Un certo modo di intendere la startup, carico di significati salvifici e di retorica, sta probabilmente esalando i suoi ultimi respiri. Il mito dei giovani iper-tecnologici che in massa sfornano prodotti ed innovazione opponendosi ad una economia paralizzata, lenta e farraginosa, non ha alcun senso. E' un modo di intendere il fenomeno startup che non ha corrispondenza col reale andamento del mercato del lavoro che racconta invece di una disoccupazione giovanile a livelli record.

Per tale motivo sono state anche mosse alcune domande critiche, senza dubbio legittime, a tale mondo.

Insomma, attorno alle startup, sono state spese molte parole, sia d'elogio che di critica. Al di là di tutto proprio il fatto di coniare un termine d'origine inglese per descrivere il mondo dell'innovazione italiana non è poi una scelta così esaltante. Senza esaltazioni eccessive, non posso che augurare tutto il meglio ai ragazzi che provano ad inserirsi nel mercato del lavoro, soprattutto quando provano a portare delle innovazioni.



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