Internet e le malattie digitali

La recente notizia di una strage, l’ennesima, annunciata su Internet, ha svegliato il vulcano sopito delle illazioni come se il “pericolo internet” fosse l’unico problema del mondo. Prendendo spunto da alcune frasi tratte da due libri di Caronia, "Etica dei Media" e "Il corpo virtuale. Dal corpo robotizzato al corpo disseminato nelle reti"... di Mariachiara Marsella.
del 09/11/07 -

La recente notizia di una strage, l’ennesima, annunciata su Internet ha svegliato il vulcano sopito delle illazioni come se il “pericolo internet” fosse l’unico problema del mondo.
Prendendo spunto da alcune frasi tratte da due libri di Caronia, "Etica dei Media" e "Il corpo virtuale. Dal corpo robotizzato al corpo disseminato nelle reti", è possibile ricondurre l’atteggiamento criminale e psicotico ad una vera e propria sindrome.

Il momento di passaggio che stiamo vivendo è investito da un’importante problematica, il significato di realtà, iperrealtà e realtà virtuale.

I due termini “realtà” e “virtuale” sembrerebbero contraddirsi a vicenda, ciò che è reale è ciò che è, ciò che è virtuale è potenza d’essere, così come la intende Aristotele, in vero però la contraddizione non solo si estingue ma si rafforza il suo contrario: “virtuale” "come capacità di rappresentare la realtà, quando la realtà delle cose viene sostituita con la sua rappresentazione e ne occupa il suo posto si parla di iperrealtà (Baudrillard, Il delitto perfetto) , quando cioè si assiste ad una “rivincita della “possibilità” sull’ “attualità” che le tecnologie digitali portano con sé".

Nel mondo virtuale ciò che viene a mancare è una caratteristica fondamentale della realtà, la funzionalità: ogni cosa è in funzione di altre cose reali, per esempio la luminosità di una stella è in rapporto con la sua temperatura, in un mondo virtuale posso vedere la stessa stella brillare nello stesso modo, ma non è necessario che sia calda.

Queste nuove tecnologie rendono possibili situazioni che non sembravano tali sino a ieri, ma proprio per questo “derealizzano” e l’esperienza viene “privata della sua profondità…è per questo che non riusciamo più a distinguere tra reale e immaginario”.
Gli incidenti a cui è possibile andare incontro, così come è accaduto per ogni invenzione che accorciasse le distanze, dall’automobile alla navicella spaziale, non determinano la morte fisica, comunque non come diretta conseguenza, bensì “isolamento, spersonalizzazione, dipendenza-queste- sono le nuove “malattie” del digitale”.

Quel che manca nella natura esiste nel mondo virtuale, è il “salto”.

In Natura tutto è perfettamente variato, non c’è alcun salto: se si passa dal bianco al nero, ciò avviene attraverso un’infinità di sfumature o gradi, che rendono tale passaggio infinitamente piacevole, l’individuo diventa protagonista proprio di quel salto.
Ma se è vero che l’uomo diventa partecipe vuol dire che anch’egli, in qualche modo, si mimetizza, cioè si adegua all’ambiente in cui vive, cambiando idee e atteggiamenti secondo l’opportunità, l’uomo diventa ciò che in realtà non può essere, un camaleonte, perché “la realtà virtuale ci consentirà di assumere il sembiante che vogliamo, di vestire il corpo che più ci piace”.



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