Il sistema finanziario, il risparmio e il lavoro visti dai giovani italiani

I risultati di una ricerca dell’Ufficio Studi di Arfin.
del 24/07/08 -

Le difficoltà dei mercati finanziari si riflettono sempre di più sulle famiglie italiane e, in particolar modo, sui giovani. Questo è il quadro che emerge da un sondaggio dell’Ufficio Studi di Arfin, compagnia di assicurazioni e riassicurazioni leader in Italia nei settori delle polizze fideiussorie e dei rischi tecnologici, effettuato su 2000 giovani di età compresa tra 20 e 35 anni, risiedenti nel Centro Nord Italia e con un buon livello culturale (diploma o laurea).
Di seguito i commenti al sondaggio di Mario Nuti, Responsabile Ufficio Studi del Gruppo Arfin.


I giovani italiani hanno fiducia nel sistema finanziario?
Oggi siamo entrati in un regime di grande apprensione che ha rallentato il mercato immobiliare, che ha ridotto gli investimenti in titoli con connotazioni fortemente imprenditoriali, che ha riportato al centro il tasso fisso, e che rischia di riportare il materasso al ruolo di cassetta di sicurezza. Questo di riflette naturalmente nei giovani del nostro Paese, come si evince dai risultati del nostro sondaggio: alla domanda “crede che nei prossimi sei anni accenderà una forma di finanziamento?”, il 76% ha risposto negativamente, mentre solo il 12% ha risposto Sì alla domanda “ha fiducia negli attuali meccanismi finanziari del mercato globale?”.
Lo stesso sondaggio su una fascia di età tra i 30 e 35 anni ha visto il 56% di risposte negative alla domanda “investirà in Borsa nei prossimi anni?”.

E sul fronte del lavoro?
I giovani non assunti a tempo indeterminato, pari al 55% del totale del campione intervistato, hanno scarsa fiducia di riuscire a cambiare la loro situazione: ben il 69% non crede di riuscire ad ottenere un rapporto di lavoro indeterminato nei prossimi 4 anni. Allo stesso tempo, i giovani prevedono l’instabilità lavorativa nel loro futuro, con il 59% del campione che pensa di essere costretto a cambiare lavoro nei prossimi 3 anni.
Nonostante questo clima di sfiducia, i giovani sembrano non conoscere la possibilità di proteggersi dai rischi di perdita di impiego facendo ricorso a strumenti assicurativi, che sono presi in considerazione da solo il 6% di loro.

Quanto risparmiano i giovani per il loro futuro?
L’Ufficio Studi Arfin ha misurato la capacità di risparmio dei giovani di oggi: il 75% degli intervistati risparmia il 5% del proprio stipendio, che sale al 30% per il 15% dei giovani, mentre il 10% degli intervistati spendono più di quello che guadagnano.
È facile comprendere quindi i loro piani di spesa di lungo termine: nei prossimi 5 anni solo il 5% ha in mente di comprare casa, mentre il 44% ritiene che il suo attuale reddito non gli permetterà di sposarsi.

Allarghiamo lo sguardo alle famiglie italiane. Qual è il loro livello di indebitamento e quale trend prevede Arfin per il futuro?
Secondo l’analisi trimestrale dell’Ufficio Studi del Gruppo Arfin emerge che, nonostante gli elevati ritmi di crescita degli ultimi anni, il livello di indebitamento delle famiglie italiane in rapporto al reddito disponibile è tuttora decisamente inferiore a quello degli altri Paesi industrializzati (Italia 47%, Francia 69%, Germania 95%, Spagna 124%, Stati Uniti 134%).
Tuttavia la percentuale di famiglie italiane indebitate supera il 20% e il trend è in continuo aumento, come dimostra l’esito delle analisi sull’incidenza della quota libera di retribuzione delle famiglie che tra aumenti di prezzo, il cosiddetto caro vita, e il costo per mantenere lo stile di vita, riduce anno su anno del 4% la parte a risparmio.
L’onda lunga degli anni passati permetterà di registrare nel biennio una crescita dei prestiti alle famiglie, anche se in frenata, attestandosi rispettivamente al +7,7% nel 2008 e al +7,1% nel 2009.

Come spiega questo crescente ricorso all’indebitamento?
La fase attuale è caratterizzata da un atteggiamento di grande freno psicologico e di paura, che si inserisce in un contesto di mercato negativo, quale la difficoltà delle reti di promotori e agenti assicurativi.
La preoccupazione nei confronti degli investimenti delle famiglie è in realtà il meccanismo di valore che muove la spesa: l’effimero contenuto di valore marginale che possiede il bene acquistato con le forme di finanziamento rende nullo il sacrificio dell’investimento effettuato dalla famiglia, garantendo solo un effetto edonistico finale.
Nei prossimi anni potremmo arrivare a vedere situazioni in cui le famiglie sempre di più eroderanno la quota delle entrate disponibili per arginare il meccanismo delle scatole cinesi dei loro prestiti cumulati; già oggi si parla di prestiti per ristrutturare il debito delle famiglie.
La percezione è che vi sia una dispersione della ricchezza verso l’effimero che per la prima volta infranga la legge di natura nulla si crea e nulla si distrugge.

Quali sono le vostre proposte per ricostruire la fiducia delle famiglie?
Lo Stato Italiano non brilla certo per investimenti nella ricerca, i nostri giovani fuggono all’estero, allora dobbiamo invertire questa tendenza e mettere di nuovo valore all’interno degli investimenti fatti dalle famiglie.
Perché non creiamo un nuovo titolo, il BORS (buono ordinario ricerca e sviluppo), che investa nella ricerca e nei giovani, utilizzando i capitali raccolti per sviluppare brevetti nazionali ed internazionali e per creare centri di ricerca? Così almeno le famiglie italiane investiranno in qualcosa che i loro figli potranno davvero vedere nel prossimo futuro, e non come oggi in bellissimi televisori LCD che hanno una vita media di due anni.

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