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I Radiodervish, Livio Minafra e la Banda 'Giuseppe Verdi' in Bandervish: le corde vocali dell’anima

Dopo aver suonato con l’orchestra di Nazareth, i Radiodervish si uniscono per una sera alla Banda “Giuseppe Verdi” di Sannicandro Garganico di Bari.
del 19/12/09 -

Il loro ultimo album “Beyond the sea” (“Oltre il mare”), così strumentale e orchestrale, ha trovato il suo habitat in questo accompagnamento durante il concerto alla Chiesa San Francesco di Bari, per la rassegna “Le voci dell’anima”.

Il gruppo italo - libanese si è esibito iniziando con “Dio pazzo Dio pane” di Livio Minafra, continuando con pezzi dal repertorio, molto amati da un pubblico numerosissimo, come “L’esigenza” o “Centro del mondo”, con inni religiosi composti dalla “Giuseppe Verdi” come “Ave Maria” (anche se la voce di Nabil Salameh è stata spesso coperta dalla musica), ma soprattutto con le nuove canzoni.

Del resto, “questa collaborazione racchiude tutta la nostra esperienza a Sannicandro”, come ha ricordato il cantante Nabil Salameh, riferendosi al lungo percorso nel Castello di Sannicandro che li ha portati a incidere il nuovo cd: un’avventura che vuole essere una svolta, un nuovo inizio dall’elemento primario per eccellenza, l’acqua.
In effetti, esclusa la cifra stilistica comune e coerente a tutti i lavori del Radiodervish (cioè la loro capacità di esprimersi in molte lingue come l’inglese, lo spagnolo, il francese, l’arabo e la loro propensione alla multiculturalità e a certe particolari melodie), si tratta di un album ricco di novità rispetto ai precedenti.

Il mare, innanzitutto. In questo caso, è, senza dubbio, il Mediterraneo, con la sua capacità di unire Oriente ad Occidente, con le sue rotte di migranti e viaggiatori, con il suo essere “centro del mondo”, così come desiderano fare i Radiodervish.
La loro nuova musica, infatti, vuole costruire un universo, sia marino che terreno, con storie antichissime -come quella di Tancredi e Clorinda nella “Gerusalemme liberata” di Tasso rivisitata nel sesto brano, o racconti attuali e d’amore nel pezzo dal titolo “you are my world”.

Il picco di intensità, però, viene raggiunto nella penultima canzone “Deep blue”, capace di restituire e ricreare in sottofondo la voce del mare d’inverno, la solitudine di quel paesaggio, in cui si pronunciano sottovoce promesse e dediche tra innamorati.
“La musica del Radiodervish è capace di aprire le nostre ferite e accarezzarle”, ha commentato Livio Minafra, direttore della Banda “Giuseppe Verdi” di Sannicandro.

Perché è capace di alleviare il dolore facendo vibrare le corde vocali dell’anima.

Marisa Della Gatta



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