Esclusiva intervista al noto regista franco italiano Denis Krief, per il nuovo allestimento di La Traviata

In una piacevole chiacchierata in compagnia di Denis Krief, aspettando la sua Traviata “smummificata”, come gli piace chiamarla, in scena al Teatro Verdi di Padova il 21, 23 e 27 dicembre, abbiamo cercato di conoscere più da vicino questo artista e la sua personale interpretazione di Traviata.
del 20/12/08 -

Come ha affrontato per questo nuovo allestimento firmato LI.VE un fra i titoli forse più rappresentati sulle scene teatrali di tutto il mondo?
Pur non essendo Li.Ve. una struttura ancora ben consolidata, perché alla sua prima esperienza, ho lavorato con piacere per questa produzione in quanto ritengo che il regista deve essere innanzitutto un uomo di cultura molto pragmatico in grado di lavorare ovunque: in teatri grandi, piccoli, con acustiche più o meno valide, cantanti più o meno famosi, budget limitati o più sostanziosi, in qualsiasi condizione di rappresentazione. L’”ingrediente segreto” che basta per creare uno spettacolo di qualità è la disponibilità del cast a provare con lo scopo di una buona recitazione. La recitazione può veramente, a mio avviso, salvare il teatro d’opera. Non è da sottovalutare assolutamente nell’opera il lavoro sul cantante come attore.
Un cast di giovani, come in questa Traviata, ha una presenza molto più assidua e costante alle prove. In questo modo il palcoscenico non diventa come la sala d’aspetto di un aeroporto in cui c’è chi arriva e chi parte continuamente. Il Teatro si può fare in ogni luogo, basta avere bravi attori e musicisti preparati.

Lei stesso ha descritto la sua Traviata come la rappresentazione di “una società mondana e raffinata, in cui ragazzi viziati, ricchi figli di papà molto simili alle giovani generazioni moderne, ricevono poco affetto ma troppo denaro, dove il segno distintivo è il lusso e dove si consumano vita e morte dei protagonisti”. Come ha tradotto questo sulla scena?
La società mondana di Traviata è una società vicina a noi. La mia Traviata non è moderna ma semmai un omaggio al classicismo come meta estetica ideale. Non è assolutamente una Traviata modernizzata, ma piuttosto “smummificata”: cerco di dar vita e verità drammatica, con tutto l’apparato tecnico del mestiere del regista, a questi incredibili personaggi creati da Dumas figlio-Piave-Verdi. Ma poi cosa si intende con moderno?... Rappresenta una parola pericolosa, se non viene accuratamente definita …Erroneamente si pensa che la Traviata nella sua epoca originaria debba essere un “traviata con le crinoline”….ma se ancora non esistevano nel 1848 all’epoca della morte della protagonista?
I personaggi vivono drammi interiori e disagi in ogni epoca, ma per capirli meglio e viverli più intensamente, conviene, certe volte, per assicurarsi che arrivi meglio al pubblico, raccontare la storia con codici immediatamente percettibili.
In un certo modo è quello che Verdi cercava disperatamente, testimonio il suo carteggio molto istruttivo. Il povero Verdi fu costretto a trasferire l’opera per sfuggire alle censure culturali o politiche. Ma adesso? Oggi non dobbiamo illuderci, in quanto c’è un’insidiosa censura che chiamerei auto-censura di certuni che vorrebbero lasciare l’opera mummificata, in una parola una thanatos suicida dell’oggetto amato chiamato opera lirica.

Come vede in tutto questo un personaggio come Violetta?
Violetta è una delle vittime dello spettacolo della società in cui vive, mondana e non produttiva economicamente, dove sono anche in fondo tutti vittime di loro stessi. Per tutti i personaggi in quest’opera, non si sa bene chi sia il burattino e chi il burattinaio, e anche Violetta si muove nel lusso e nella noia da cui vorrebbe uscire ma non sa come venirne fuori, o forse non vuole uscirne, e come tutti tende a crogiolarsi in uno stato di inerzia.

Qual’è la sua opinione riguardo all’opera lirica nella nostra società? Un qualcosa di “antico per pochi eletti” o può diventare uno spettacolo che può coinvolgere anche le giovani generazioni?
L’opera è uno spettacolo per la società e non va mummificato e seppellito. I giovani hanno diritto alla cultura, e la cosa più grave oggi è il silenzio dei media, tv e giornali nei confronti della cultura. Spesso le pagine culturali tacciono in fatto di cultura e chi ne fa le spese sono le giovani generazioni. E questa sinceramente, a mio avviso è una cosa molto grave. Si legge più spesso di acconciature da spice girl che di beethoven! E questo sulle pagine spettacoli! Non confondiamo show business e Verdi, vi prego!!

Il ruolo della regia nell’opera lirica. Rapporto tra regia e musica.
Il rapporto tra il regista e il direttore, è importante. Bisogna che siano in sintonia. Solitamente conosco molto bene i direttori con cui lavoro, in questo modo posso andare verso una comunione di intenti, parlando un linguaggio simile.
Per questa Traviata di Padova, ho lavorato con giovani artisti presenti alle prove con i quali ho potuto rispettare le leggi della costruzione registica di uno spettacolo teatrale. Questi ragazzi mi hanno dato tantissimo e con loro ho potuto lavorare al meglio ottenendo un risultato che mi ha dato tanta soddisfazione.

Cosa significa per lei “rendere più attuale” una regia?
Rendere più attuale non vuol dire semplicemente trasporre una vicenda nel tempo e non è solo una questione di apparenza: non basta cambiare qualche vestito o un fondale. Perché abbia un senso si deve avere un progetto drammaturgico, un ideale da seguire e non tradire. Deve esserci il pensiero, la sostanza, altrimenti si ottengono solo gesti e scene, magari ricche, ma assolutamente vuote di significato: capisce chi vuole!


Denis Krief, regista, scenografo e costumista. Artista romano di formazione cosmopolita, ha studiato musica a Parigi e si è formato alla scuola italiana di regia guardando con attenzione anche al teatro d’opera in Germania e, soprattutto, facendo tesoro degli allestimenti del teatro di prosa russo.
Musicista e uomo di teatro, si è dedicato al repertorio sia classico che contemporaneo realizzando regie di opere distanti nel tempo, dalla Clemenza di Tito di Mozart (FERRARA Teatro Comunale) alle prime italiane di Morte di Klinghoffer di John Adams e Prova d’orchestra di Giorgio Battistelli (FERRARA Teatro Comunale). Ospite regolare dei principali teatri d’opera italiani, ha lavorato anche all’Opéra Bastille di Parigi (Benvenuto Cellini di Berlioz) e allo Staatstheater di Karlsruhe dove ha realizzato una tetralogia wagneriana completata nel 2006.
In Italia ha lavorato all’Opera di Roma per A Midsummer Night's Dream di Britten; al Massimo di Palermo per Moses und Aron di Schoenberg; al Comunale di Bologna per Un ballo in maschera di Verdi e Linda di Chamounix di Donizetti; alla Fenice di Venezia per Parsifal di Wagner (2005); al Lirico di Cagliari per Lucia di Lammermoor, Aida, Il barbiere di Siviglia, Die Walküre (2006) e per la prima italiana di Die ägyptische Helena di Richard Strauss. Nel 2006, in occasione della 57ª Sagra Musicale Malatestiana di Rimini ha curato la regia di una versione scenica, la prima in Italia, del Diario di uno scomparso di Janáček.collaborazione felicemente rinnovate nel 2007 con la prima realizzazione scenica italiana del Trionfo del tempo e del disinganno di Haendel 2008
Nel 2007 ha inoltre realizzato due nuovi, diversi allestimenti della Turandot di Puccini per Karlsruhe e per la Suntory Hall di Tokyo. Collabora anche regolarmente con l’Accademia Chigiana di Siena dove ha realizzato diversi spettacoli, spesso in prima italiana tra cui La Madre del Mostro di Fabio Vacchi libretto di Michele Serra.
Nel giugno 2007 ha realizzato per l’apertura della stagione estiva dell’arena di Verona Nabucco di Verdi che è stata ripresa per la stagione estiva 2008.
Nel Settembre era a Parma per l’apertura del festival Verdi con una nuova produzione di Luisa Miller .
Dicembre 2007 ha messo in scena al Teatro alla Fenice di Venezia Turandot di Puccini che è stata ripresa nel giugno 2008 al Teatro San Carlo di Napoli.
L’autunno 2008 è stato consacrato a 2 opere contemporanee del compositore cinese Tan Dun :The First Imperor in prima europea per il teatro di stato di Saarbruecken in Germania e Water Passion per l’ultima edizione della Sagra Malatestiana di Rimini in prima italiana.
Nel 2000 ha ricevuto il Premio Abbiati quale migliore regista per i suoi allestimenti di Turandot di Puccini e Busoni, Carmen di Bizet e Lucia di Lammermoor di Donizetti.
Ha pubblicato parecchi cd tra i quali: I Capuletti e i Montecchi di V. Bellini (martina franca/ Patrizia Ciofi), Parsifal di R.Wagner (Venezia teatro alla fenice/Matthias Hoelle /Wolfgang Schiene/Doris Soffel), Nabucco di G.Verdi (Arena di Verona/ Leo Nucci/Maria Guleghina), Luisa Miller di G.Verdi(festival Verdi Parma/Leo Nucci/Marcello Alvarez/Fiorenza Cedolins)

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