E-commerce in Italia, le regole per la competitività: meno tasse e più sicurezza

I network di ecommerce italiani stentano a decollare proprio a causa di questi problemi; potenziali posti di lavoro potrebbero essere prodotti grazie a queste piattaforme, ma purtroppo pare che per un maggiore sviluppo di questo campo dovremo ancora aspettare, chi sa quanto.
del 11/06/12 -

Gli ostacoli alla diffusione del commercio elettronico in Italia sono tre; scarsa dimestichezza col mezzo da parte dei cittadini, misure di sicurezza ancora non convincono del tutto e troppe tasse. Nel primo caso non c’è molto da fare: i corsi di informatizzazione tenuti da vari enti locali si sono rivelati del tutto inutili, per navigare in internet non c’è bisogno di sapere cos’è un byte o come funziona un browser ma ci vuole qualcosa che spinga l’utente a cimentarsi, e in questo i social network si sono rivelati uno strumento fantastico. Per quanto riguarda invece le altre due questioni invece si può e deve fare molto.

Sicurezza
Per una deformazione ontologica del giornalismo, si dà maggiore risonanza all’evento drammatico piuttosto che all’ordinario; dunque avrà sempre maggiore spazio chi ha subito delle truffe durante operazioni online piuttosto che i milioni di utenti che acquistano e vendono senza nessun problema in rete. Più utile sarebbe, al contrario, informare il pubblico su come acquistare in sicurezza. Per prima cosa c’è bisogno di verificare la reputazione del venditore, sia che si tratti di un privato che di un’azienda. Per i privati è necessario controllare i feedback dei compratori, per le aziende è lievemente più difficile ma affidandosi a siti come whois.com oppure cercare qualche commento su forum e community. Per essere sicuri di fare acquisti in sicurezza però bisogna controllare l’Url del sito: se essa inizia con Https va bene, quella “s” sta per security il che significa che adotta il protocollo SSL (Secure Sockey Layer) che identifica gli utenti che accedono al sistema. Come ultima raccomandazione si consiglia di non fornire mai dati di pagamento per mail o telefono ed usare, se possibile, carte prepagate ricaricabili.

Tasse
Un articolo, supponiamo dal costo uniforme di 100 Euro, su di un sito francese o tedesco lo si potrà acquistare per 119 Euro, mentre sul sito italiano ne costerà 121 di Euro. E’ abbastanza comprensibile come questa eccessiva maggiorazione derivi dall’Iva, che in Italia è addirittura al 20%. Un provvedimento ragionevole potrebbe essere abbassare l’Iva al 10% sulle transazioni online, questo sì che darebbe un impulso non indifferente alla crescita del settore e all’economie in generale, piuttosto che le misure di austerità che questo governo di sedicenti tecnici strozzini sta attuando dalla data del suo insediamento.

I network di ecommerce italiani stentano a decollare proprio a causa di questi problemi; potenziali posti di lavoro potrebbero essere prodotti grazie a queste piattaforme, ma purtroppo pare che per un maggiore sviluppo di questo campo dovremo ancora aspettare, chi sa quanto.



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