Disturbi respiratori: l’importanza della terapia CPAP

Sono diversi i disturbi più o meno severi che richiedono un supporto alla respirazione...
del 15/02/24 -

Sono diversi i disturbi più o meno severi che richiedono un supporto alla respirazione; in linea di massima si tratta di patologie prettamente respiratorie come la polmonite o la broncopneumopatia cronica ostruttiva, mentre in altri casi possono essere disturbi di altro tipo che comunque hanno un impatto sull’atto respiratorio; classici esempi sono la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (un disturbo respiratorio del sonno) e la sclerosi laterale amiotrofica (una grave malattia neurologica).

Il supporto respiratorio si avvale di diversi mezzi tra i quali si ricordano principalmente i dispositivi con maschere CPAP e i concentratori di ossigeno.

Cos’è la terapia CPAP?

CPAP è un acronimo che sta per Continuous Positive Airway Pressure, vale a dire Pressione Positiva Continua delle Vie Aeree; di fatto ci si riferisce a una terapia che supporta la respirazione di quei soggetti che, per i più svariati motivi, hanno difficoltà respiratorie; tali difficoltà possono essere dovute a patologie acute (quindi destinate a risolversi dopo un appropriato trattamento) oppure a malattie croniche, le quali richiedono un trattamento di lungo termine, se non addirittura vita natural durante.

I dispositivi CPAP hanno rappresentato una svolta importantissima nella terapia di molti disturbi respiratori contribuendo a un miglioramento notevole della qualità di vita dei pazienti, soprattutto di quelli affetti da patologie a carattere cronico.

Si tratta in sostanza di macchinari costituiti da un corpo centrale che contiene un ventilatore, un tubo flessibile, una maschera CPAP e un umidificatore; il tubo flessibile collega il corpo centrale alla maschera che viene applicata al paziente, mentre l’umidificatore ha lo scopo di contrastare un comunissimo effetto collaterale della terapia, ovvero la secchezza di naso e gola.

La terapia raggiunge il suo scopo mantenendo aperte le vie superiori del paziente grazie alla pressione dell’aria che entra nelle vie respiratorie.

Diversamente dal passato, i dispositivi CPAP odierni sono molto silenziosi, leggeri e anche poco ingombranti, cosa quest’ultima che facilita il loro posizionamento sul comodino.

Maschere CPAP: le diverse tipologie

La maschera CPAP collegata al ventilatore è una parte importante della terapia dato che il paziente deve indossarla diverse ore al giorno; in alcuni casi, addirittura, la maschera viene tolta soltanto per le operazioni di pulizia del viso e per la somministrazione dei pasti. È quindi cruciale trovare la maschera più confortevole possibile e allo stesso tempo efficace; a questo scopo è importante che le fasce che la fissano al viso siano piuttosto morbide, ma allo stesso tempo registrate correttamente.

Fra le diverse tipologie che si hanno oggi a disposizione si ricordano le maschere nasali, quelle con olive nasali e le oronasali.

Con la maschera nasale l’aria arriva direttamente nelle vie nasali; è una tipologia di uso comune, ma non si può usare in quei pazienti che hanno la tendenza a dormire con la bocca aperta.

Di dimensioni ridotte rispetto alla precedente è la maschera con olive nasali; utilizza due piccoli cuscinetti posizionati nella parte più esterna delle narici. È un’opzione valida per coloro che portano gli occhiali e devono fare la terapia durante il giorno.

Ci sono infine le maschere oronasali, sicuramente più ingombranti di quelle illustrate in precedenza; d’altra parte sono l’opzione più idonea per coloro che riscontrano problemi nella respirazione nasale e che solitamente dormono con la bocca aperta.

 
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