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Dalla Terra al Cielo con il nuovo concerto di Luciano Ligabue

Si rinnova anche quest’anno il consueto appuntamento di settembre con il concerto di Luciano Ligabue allo Stadio della Vittoria di Bari. Niente, però, di già visto o di già sentito.
del 13/09/10 -

Il cantautore, infatti, riesce sempre ad innovare il suo spettacolo attraverso effetti speciali ogni volta diversi: grandi schermi per accompagnare la musica con le immagini, coriandoli scintillanti simili a fuochi d’artificio, la valigia da cui volano via «le farfalle un po’ più dure a morire», come recita il testo di una delle canzoni del nuovo album “Arrivederci Mostro!” dal titolo “Il peso della valigia”.

La vera grande novità del concerto di quest’anno è proprio l’ultimo disco, composto interamente da brani inediti (una rarità per cantanti già ampiamente affermati) ma tutti marchiati dallo stile inconfondibile del Liga, capace di cantare l’amore con “Ci sei sempre stata”, l’energia con “Quando canterai la tua canzone”, la difficoltà della scelta con “La linea sottile”, lo sfogo con “Caro il mio Francesco” e, infine, la speranza con “Il meglio deve ancora venire”.

Il tutto sapientemente giostrato per un album che contiene la vita in ogni suo aspetto ed è, rispetto agli altri, il più ricco di sofferenza, di rabbia, di fatica per la lotta combattuta con “il mostro”, la parte peggiore di un essere umano, dal momento che contiene le paure, i rimpianti, gli errori commessi e le occasioni perdute.
Una battaglia, però, vinta. La gioia per il successo, così, diventa il riscatto del dolore del mentre e si libera in un motivetto allegro che fa «la, la, la, la la la la»: è il segno che, nonostante i problemi da risolvere e gli ostacoli da superare, l’uomo ce l’ha fatta e, finalmente, può cantarci su.

Tanto spazio, dunque, il cantautore ha deciso di dedicare al suo ultimo lavoro, anche se, dopo l’inizio con i tre brani d’apertura, gli altri pezzi nuovi sono stati combinati e, per così dire, stemperati (poiché molti ascoltatori devono ancora imparare del tutto ad apprezzarli) da quelli più conosciuti di repertorio: da “Piccola stella senza cielo” a “Certe notti”, da “Balliamo sul mondo” a “Questa è la mia vita”.

Con i piedi sempre piantati nella Terra, intesa come natura (per il problema della mancanza di acqua potabile e gratuita) in “A che ora è la fine del mondo?” e anche come carnalità, per esempio, in “Libera nos a malo”.

Con un occhio fisso, però, rivolto verso il Cielo che «è leggero, però non è vuoto», che contiene il Dio di tutte le religioni (a seconda di «come la vedi») per il testo di “Un atto di fede” e quello a cui si chiede: “Hai un momento Dio?”.

Sembra quasi rispondere: “Sì”.

Marisa Della Gatta



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