Cos'è cambiato nel mercato immobiliare nel 2010-2011?

Volendo fare un piccolo bilancio del mercato immobiliare di quest’ultimo anno, ci si rende conto che, nonostante la crisi, rimangono i problemi di sempre e, purtroppo, altri se ne aggiungono indisturbati.
del 03/10/11 - di Davide Rinaldi

Quello che salta subito agli occhi è il tempo di vendita, che aumenta a pari passo della crisi economica, tanto che vendere casa in modo veloce, oggigiorno, sembrerebbe quasi un’impresa. In Italia il tempo medio per la vendita di un immobile è all’incirca di 6 mesi, nonostante la diminuzione dei prezzi del 5% rispetto agli ultimi anni; una discesa che non riguarda, comunque, gli affitti.

Eppure, oggi vi sono numerosi strumenti per vendere e comprare casa: ma nonostante gli annunci immobiliari gratuiti e la speranza che con la crisi scendano anche i prezzi degli immobili, questi, sembrano non demordere. La conseguenza è un calo nella richiesta dei mutui del 10%, già visibile nei primi 8 mesi del 2011. Non solo: dal 2007 vi è un’impressionante diminuzione di richieste di finanziamenti che quest’estate ha toccato il baratro con un calo del 18%.

Per chi compra si presenta anche il quesito infelice sul tasso da scegliere: le ultime notizie ci dicono che più le borse vanno male e più conviene il tasso fisso. Nella scelta di comprare casa inoltre, il mutuo più richiesto rimane quello a lungo termine, che si aggira spaventosamente tra i 25 e i 30 anni. Nonostante le rate a pochi zeri che aiutano nell’economia mensile, bisogna ricordare che il mutuo a lungo termine è quello che va a vantaggio esclusivamente delle banche, poiché allungando gli anni, salgono anche gli interessi, fino a pagare un immobile quasi il doppio del prezzo concordato. Cosa che, in tempo di crisi, diviene un passaggio obbligato.

E per vendere? Concludere una vendita di un immobile a Milano, a Roma, a Napoli e Torino è sempre più difficile: sono città dal mercato immobiliare pressoché fermo, con prezzi che non vogliono scendere e dove si compra sempre meno. Soprattutto a Roma dove, seppur con un piccolo aumento del 0,5%, i prezzi degli immobili continuano a salire. Le fa da spalla Milano classificandosi al 13°tra le città con le case più care. Un primato di cui non vantarsi accanto al 17° posto della capitale.

Il mercato immobiliare italiano si distingue comunque in modo preciso anche grazie a un’altra classifica: quella del numero dei locali. Così, mentre a Napoli si privilegia il monolocale, a Milano, Roma e Torino è il bilocale il format immobiliare più richiesto: una formula vincente e quasi consolidata per tutte le grandi città, specie le più industrializzate. Per spazi più ampi invece, dai tre ai quattro locali, si privilegia Genova e Palermo, distanti tra loro, ma accomunate dalla stessa linea di richiesta immobiliare.

In questo panorama lungo un anno aumentano però, anche le sentenze di sfratto, in crescita di oltre l’8% a partire dal 2008. Soprattutto ora, con i tagli drastici della manovra economica, con un contributo sociale dell’affitto pressoché inesistente (ridotto fino all’85%) e con l’abbattimento dei sussidi sociali che obbligherà i comuni a togliere il contributo d’affitto alle 300mila famiglie destinatarie, si contano un 250.000 nuovi sfratti nei prossimi 3 anni, di cui  220.000 per morosità incolpevole.

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