Breve analisi del turismo dentale all’estero
Ogni anno, ventimila italiani scelgono di risolvere all’estero i loro problemi di denti. La metà di loro, però, una volta a casa, si pente della scelta fatta.
del 04/03/14 - di Carlo Aragrande
Un fenomeno diffuso
Ogni anno, ventimila italiani scelgono di risolvere all’estero i loro problemi di denti. Oltre al risparmio sulle prestazioni, che mediamente raggiunge il 60%, questa scelta spesso include un soggiorno turistico nella città in cui si effettuano i trattamenti, che si trovano per lo più in Croazia, Ungheria, Romania e Albania.
Il turismo dentale all’estero è così diventano una pratica diffusa, che interessa circa il 6% dei nostri connazionali. La metà di loro, però, una volta a casa, si pente della scelta fatta.
I motivi del risparmio
Le cliniche estere, spesso fuori dall’Unione Europea, riescono ad offrire prestazioni molto convenienti grazie al minor costo del lavoro e alla minore incidenza dei costi fissi, come quelli per le strutture in cui sono ospitati i centri.
Tutte assicurano i massimi livelli di igiene, medici preparati e prodotti della migliore qualità. E spesso, soprattutto per gli studi odontoiatrici comunitari, è così.
Le criticità
Altre volte invece l’ottimizzazione dei costi è legata proprio alla scarsa professionalità, al mancato rispetto delle procedure mediche necessarie e all’utilizzo di prodotti scadenti.
Il fatto che spesso si abbiano poche informazioni sui materiali utilizzati, o che le tempistiche di lavoro siano molto brevi, dovrebbe porre degli interrogativi sulla qualità e la correttezza delle prestazioni.
Certificazioni sul lavoro svolto
Per ovviare a queste criticità e fugare dubbi rispetto alla prestazione ricevuta, è possibile richiedere il certificato del lavoro svolto dal dentista – con gli standard di riferimento e i materiali utilizzati durante l’intervento – e una regolare fattura.
Uno studio serio ed affidabile non ha difficoltà a soddisfare questo tipo di richieste.
La metà degli italiani che scelgono turismo dentale all’estero si pente della scelta fatta.
Casi di insoddisfazione
La medicina non è una scienza esatta, ma ha le sue regole e le sue metodologie: rispettandole il margine di errore si assottiglia enormemente. Ciononostante, molti, all’interno di quella metà di italiani rimasti insoddisfatti dalle prestazioni all’estero, hanno vissuto almeno una di queste situazioni: la necessità di assistenza post-intervento e l’azione legale contro lo studio che li ha curati (male).
Ulteriori cure
Si sono verificati numerosi casi di “assistenza da rientro”: una volta tornati in Italia, alcuni pazienti hanno sofferto gli strascichi dell’intervento fatto all’estero, scoprendo che gran parte del lavoro andava ripetuto. Oltre agli ovvi e importanti rischi fisici, i malcapitati hanno dovuto affrontare danni economici non irrisori.
Azioni legali
Intentare causa ad un professionista straniero, che opera in un Paese straniero, è abbastanza difficile; ed è ancora più difficile che quella causa segua un iter rapido, arrivando presto a conclusione.
Burocrazia e diversi sistema di leggi allungano i tempi di gestione della controversia, che ha esiti incerti e lontani.
Conclusioni
La scelta, per i pazienti, si riduce a una di queste due possibilità: rimanere in Italia, con la certezza di avere assistenza e di poter ottenere garanzie sul lavoro svolto, spendendo una certa cifra; oppure tentare all’estero, spendendo molto meno. E sperando che tutto vada liscio e non si rendano necessarie cure post-intervento. O, peggio, denunce.