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Associazionismo e disabilità: una panoramica dello stato attuale

L’associazionismo sociale è espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo. Il singolo cittadino può utilizzare questo strumento di aggregazione per produrre beni o servizi di interesse collettivo senza scopo di profitto. Nel nostro paese l’associazionismo liberamente costituito riceve tutela costituzionale e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha il dovere di attuare tutte le disposizioni normative che lo riconoscono e lo sostengono nell’attuazione di interventi operativi nel sociale.
del 15/05/12 -

L’associazionismo sociale è espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo. Il singolo cittadino può utilizzare questo strumento di aggregazione per produrre beni o servizi di interesse collettivo senza scopo di profitto.
Nel nostro paese l’associazionismo liberamente costituito riceve tutela costituzionale e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha il dovere di attuare tutte le disposizioni normative che lo riconoscono e lo sostengono nell’attuazione di interventi operativi nel sociale.
Per i cittadini, quindi, le associazioni rappresentano un veicolo di partecipazione alla vita civile e politica della collettività e, attraverso esse, possono far sentire la propria voce e agire collettivamente guadagnando forza e credibilità nel presentare le proprie rivendicazioni.
Le associazioni, inoltre, pur non potendo gestire “servizi pesanti”, sono punti di riferimento per favorire l’informazione e un dialogo costante con le Istituzioni sul territorio. Unendosi in associazioni, è possibile promuovere progetti sperimentali per far fronte a particolari esigenze sociali e favorire l’applicazione di metodologie di intervento innovative per l’inclusione sociale; è possibile, inoltre, sostenere iniziative di formazione ed aggiornamento per lo svolgimento delle attività associative, promuovere studi e ricerche.
Nell’attuale situazione desolante e pericolosa per il riconoscimento dei diritti, il ruolo dell’associazionismo e il suo sviluppo di questi ultimi anni è uno dei pochi indicatori positivi che fanno guardare al futuro con speranza: dare voce ai cittadini, permettendogli la vera partecipazione su questioni che riguardano la loro vita o quella dei propri familiari, è un’arma essenziale in una società in cui i diritti umani hanno bisogno di essere protetti da continui attacchi alla loro attuabilità.
In questo senso la Legge n. 328/2000 è importante perché ha posto le basi per ripensare un welfare sussidiario (in linea con lo spirito costituzionale) nei rapporti fra Stato e apparati pubblici in generale da una parte, e cittadini singoli e associati dall’altra, sia lasciato spazio all’autonomia privata, anche nel perseguimento delle finalità dell’ordinamento.
Questo significa che nei momenti di pianificazione e fornitura dei servizi sociali si riconosce la presenza “importante” delle organizzazioni private.
Per questo motivo, la valorizzazione delle potenzialità offerte dalle associazioni dovrebbe essere un momento imprescindibile, perché esse sono strumenti di crescita civile, culturale, sociale e anche politica; e, invece, le recenti misure politiche che restringono i trasferimenti agli Enti locali e la generale crisi che caratterizza l’Italia e l’intera Europa stanno mettendo a rischio l’intero sistema delle politiche sociali e i diritti delle persone ai servizi. Sempre di più, quindi, emerge un ruolo fondamentale che l’associazionismo deve ricoprire e, cioè, quello di dar voce al disagio delle persone, facendosi esso stesso il principale e più autorevole portavoce delle loro istanze. Oggi, più che mai, quindi, il mondo dell’associazionismo è tenuto a mobilitarsi a tutela dei diritti e soprattutto della dignità delle persone.
Di contro, però, volendo fare una valutazione dello stato di salute dell’associazionismo italiano (ed in particolare quello che tutela i diritti delle persone con disabilità), c’è da notare - come segnala Pietro Barbieri, Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH) - un problema serio-: «[…] la capacità di rappresentanza delle associazioni a livello territoriale è sempre meno incisiva, per sudditanza localista, che indebolisce ovviamente la capacità
Commento [a1]: Dovremmo citare il periodo in cui Barbieri ha fatto questa osservazione (recentemente, un anno fa, ecc.) e la fonte (Superando, immagino).
aggregativa, necessaria per rivendicare i diritti di tutte le persone con disabilità e tutelare i singoli individui dai soprusi delle Amministrazioni o di altri […]».
Ad avviso di Barbieri, questo succede perché c’è sempre meno partecipazione. Il punto è questo: come ravvivare questa partecipazione? E la forma partecipativa è sempre l’iscrizione/la tessera?
Barbieri afferma che queste domande, in verità, vengono poste non solo in Italia, ma anche in molti Paesi occidentali, «[…] dove appunto il corpo intermedio ha sempre meno senso, dove si costruiscono campagne magari su internet, attraverso la proposizione di un manifesto con migliaia di adesioni. E spesso quelle iniziative assumono molto più senso di ciò che l’associazione organizzata riesce a mettere in campo […]».
«Tra le nuove forme su cui le associazioni devono riuscire a riflettere – conclude Barbieri – c’è la loro capacità di uscire dalla logica di gestire risorse di servizi o di progetti e andare verso la tutela del cittadino consumatore di beni e servizi (erogati dal settore pubblico o meno), e quindi verso la capacità di promuovere la tutela individuale e generale […]».
Alle parole di Barbieri si possono collegare le preoccupazioni dichiarate dal Portavoce del Forum del Terzo Settore, Andrea Olivero. Egli ha, infatti, affermato che il mondo del sociale sta attraversando un momento difficilissimo: tante le realtà costrette a chiudere, gli interventi soppressi. Questo perché i tagli colpiscono il livello territoriale: sono risorse sottratte agli Enti locali e, quindi, a tutte quelle realtà sia del pubblico che del privato sociale che con essi collaborano.
Il rischio è di limitare gli interventi alle sole emergenze, rinunciando a tutto ciò che è prevenzione e giustizia sociale, con costi – economici e umani – molto alti.
Su un piano strettamente politico, durante le consultazioni che il presidente incaricato Mario Monti ha tenuto prima di assumere la guida del nuovo esecutivo, il Forum del Terzo Settore ha avuto di modo di chiedere la riserva di una maggiore attenzione al sociale e che si ragioni sulla proposta di riforma del sistema del welfare italiano.
Il mondo dell’associazionismo appare, dunque, pronto ad un confronto e a mettere a disposizione la propria esperienza e competenza per un reale miglioramento della qualità di vita dei cittadini, assumendo il ruolo privilegiato di movimento di cittadinanza, a tutela dei diritti.

Claudia Di Giorgio*
Anna Vecchiarini*
Pierangelo Cenci*

*assistenti sociali del C.P.A. Umbro, articolisti del Portale S.O.S. Servizi Sociali On Line

Il Direttore del Portale
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Dott. Antonio Bellicoso

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