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Analisi dei Blianci e gestione sportiva dell'AC Milan

Milan Night, la community leader dei tifosi milanisti, fa le pulci ai bilanci e alla gestione sportiva della società AC Milan.
del 23/07/13 -

Diciotto virgola due. Un numero come un altro, ma che può avere svariati significati. Per esempio diciotto virgola due potrebbero essere i secondi impiegati da Paloschi per segnare il suo primo gol da professionista, o grossomodo la media dei pali colpiti per stagione da Ricardo Oliveira nella sua carriera.

In questo caso, però, diciotto virgola due vuol dire altro. Avete qualche secondo per pensarci, dopodiché ve lo dirò io. Niente? Ok, ve lo dico. Prima però, se permettete, vi consiglio di sedervi, dal momento che temo non vi piacerà ciò che state per leggere. Bene, diciotto virgola due sono i milioni di differenza tra il monte ingaggi del Bayern Monaco e quello del Milan.

Ma attenzione, non diciotto virgola due “a favore” del Milan, ma “a favore” del Bayern, nel senso che i bavaresi hanno (o per meglio dire, hanno avuto) un monte ingaggi inferiore a quello del Milan di diciotto virgola due milioni. Interessante, vero?

Approfondiamo.

Nella stagione 2011/2012 (quindi non quella del triplete, ma la precedente, quella del triplete al contrario) il Bayern ha pagato 165,6 milioni di stipendi per tesserati e non tesserati. Il Milan, dal canto suo, nell’anno solare 2012 (con la seconda metà della stagione sportiva 2011/2012 e la prima metà della 2012/2013) ha speso in stipendi per il personale tesserato e non 183,8 milioni di Euro. Da qui la differenza.

Ho volutamente iniziato questo post con il dato più eclatante che si evince dando un’occhiata ai bilanci delle squadre europee pubblicati su luckmar.blogspot.it e tifosobilanciato.it, ma c’è molto altro da dire.

Il Fair Play Finanziario voluto da Michel Platini per tentare di riequilibrare il confronto economico – e quindi sportivo – tra le diverse società europee si basa su diversi fattori per valutare la virtuosità gestionale dei club europei:
1. continuità aziendale
2. patrimonio netto
3. break even
4. debiti scaduti
5. debito netto minore dei ricavi totali
6. costo del personale (comprensivo di tesserati e non) minore del 70% dei ricavi totali

Personalmente non ho la presunzione di valutare ognuno di questi singoli punti in maniera analitica: primo perché non ne sarei in grado, secondo perché c’è chi riesce in questo compito molto meglio di quanto potrei mai fare io anche se ne fossi in grado. Il fattore su cui vorrei focalizzare la vostra attenzione in questo post è solo l’ultimo, quello che riguarda il costo del personale.
***

Piccola nota sul punto 6. Il documento programmatico del Fair Play Finanziario, a pagina 37, recita:
In addition, the Club Financial Control Panel reserves the right to ask the licensee to prepare and submit additional information at any time, in particular if the annual financial statements reflect that:
a) employee benefits expenses exceed 70% of total revenue
Per “total revenue“ s’intende (pagina 53):

Revenue
• gate receipts (ricavi dallo stadio)
• sponsorship and advertising (ricavi da sponsor e pubblicità)
• broadcasting rights (diritti tv)
• commercial (ricavi commerciali)
• other operating income (altri ricavi operativi)

Non vanno dunque inserite nel calcolo dei ricavi totali le plusvalenze da cessioni di giocatori (profit on disposal of player registrations or income from disposal of player registrations), da utilizzare invece per il calcolo del break even.
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Da anni, prima nei forum milanisti sparsi per la rete e poi in questo buco nero, i membri di questo blog hanno sostenuto l’importanza di contenere i costi del personale (in particolare il monte ingaggi dei calciatori), di modo da ottimizzare le spese. In poche parole come dovrebbe funzionare in qualsiasi società di questo pianeta, ogni calciatore deve essere pagato in proporzione al suo valore e al suo apporto alla squadra. Concetto elementare.

Dal 2007, però, il Milan ha intrapreso una politica che è andata nella direzione opposta rispetto a quella auspicata: rinnovi milionari e pluriennali ai senatori e ingaggi spropositati elargiti a giocatori mediocri e, come se non bastasse, investimenti sul mercato poco sensati o lungimiranti.

Questa politica portata avanti da Adriano Galliani e con il benestare, tacito o meno, di Silvio Berlusconi, ha affossato le casse del Milan, portando la società alla situazione che è davanti agli occhi di tutti: non entra nessuno se non esce nessuno, budget pari a zero Euro, cessioni illustri per ripianare i buchi di bilancio.

Torniamo però a quel punto 6, al costo del personale che deve tassativamente essere inferiore al 70% dei ricavi totali. Molti tifosi, aizzati da una certa stampa, sono costretti a vedere gli ingenti investimenti sul mercato di società come Bayern Monaco e Napoli credendo che i “patron” di queste squadre paghino i cartellini dei giocatori quasi “a fondo perduto”.

“Grazie tante che il Bayern vince e il Napoli è arrivato davanti al Milan, negli ultimi anni hanno speso sul mercato cifre che il Milan non può investire”. Vero. Il Bayern ha staccato assegni per oltre 100 milioni di Euro per i soli Götze, Neuer e Javi Martinez, mentre il Napoli, da quando è tornato in Serie A, ha un saldo acquisti/cessioni negativo per quasi 200 milioni.

Ma perché queste due squadre si sono potute permettere certi esborsi chiudendo gli ultimi bilanci sempre con il segno più? Nel caso del Bayern il motivo principale è ovvio: il fatturato. Nella stagione 2011/2012 il bilancio consolidato dei bavaresi (non tedeschi, ché sennò s’offendono) si è chiuso con una produzione di 373,4 milioni, circa 368 senza calcolare le plusvalenze.

Nel caso del Napoli però (ma secondariamente anche per quanto riguarda il Bayern), il cui bilancio consolidato negli ultimi anni è stato costantemente inferiore a quello del Milan, il motivo è da rintracciare in quel punto 6, nel rapporto tra ricavi totali e stipendi del personale. E non è solo il Napoli ad essere stato più virtuoso del Milan, ma anche la stessa Juventus, almeno negli ultimi due anni.

Per aiutarvi posto ora un confronto tra i rapporti tra produzione (o ricavi totali) e stipendi di Milan, Juventus e Napoli delle ultime stagioni. Piccole note: i valori di produzione e stipendi di Juve e Napoli per la stagione 2012/2013 non sono ufficiali, ma frutto di una stima (molto accurata) di tifosobilanciato.it; i valori delle varie produzioni sono stati spogliati delle plusvalenze (com’è naturale che sia), mentre, nonostante secondo il FPF non dovrebbero essere considerate nemmeno le immobilizzazioni per capitalizzazione dei costi del vivaio, queste sono state mantenute, dal momento che non sono riuscito a rintracciare le cifre di tali immobilizzazioni di Juventus e Napoli (l’impatto in percentuale sul rapporto produzione/stipendi è da stimare in circa 2/2,3 punti percentuali, al rialzo).

Escludendo la terribile annata (sportiva e non) 2010/2011 della Juventus, figlia dell’esclusione dalla Champions e delle disastrose gestioni Secco/Blanc e la prima di Marotta/Paratici (a cui è poi seguito un poderoso aumento di capitale per coprire le perdite), il Milan ha sempre avuto un rapporto produzione/stipendi superiore a quello di Juventus e Napoli, fino ad arrivare alla stagione appena terminata, nella quale, oltre a un monte ingaggi nettamente superiore (per quanto ancora presenti parte degli stipendi dei giocatori ceduti o svincolati nella campagna acquisti estiva 2012), il Milan è anche giunto alle spalle di entrambe le squadre in campionato.

Da far accapponare la pelle anche i monti ingaggi (e relativo rapporto produzione/stipendi) degli anni fiscali 2008, 2009, 2010 e 2011: mai sotto l’81%, con un picco dell’85% e con un bilancio di ben due trofei portati a casa. In poche parole, questo vuol dire che nel 2011 per 100 Euro che il Milan ha incassato ne ha spesi 85 per stipendi del personale. E in poche parole, negli ultimi due anni, la Juventus ha speso in salari circa 83 milioni in meno e vinto più del Milan (tre trofei a zero).

Da questi dati si evince quanto sia preferibile una seria programmazione delle spese in base agli introiti piuttosto che affidarsi agli investimenti dettati dal proprietario e all’elargizione di stipendi da nababbi a calciatori che quei salari non li meritano nemmeno lontanamente.

Con una programmazione non figlia degli umori del patron il Milan non avrebbe verosimilmente vinto Scudetto e Supercoppa nel 2011, ma avrebbe ora una posizione finanziaria molto più rosea, senza essere stato costretto a recuperare in un solo anno (lo scorso) tutto il terreno perso negli ultimi cinque. Lo stesso risultato si sarebbe ottenuto se non si fossero regalati milioni a scarponnier francesi o maliani di dubbio valore.

Basti pensare, per fare un confronto puramente esemplificativo, che Traorè percepisce lo stesso salario di Borja Valero (e quasi il doppio di Ljajic), o che Juventus e Napoli spendono per gli ingaggi di Vidal e Hamsik meno di quanto il Milan spenda per quelli di Mexes e Robinho (sia ante, sia post rinnovo). Insomma, questi tre (e non solo, purtroppo) dovrebbero fare una statua al generosissimo Galliani.

A livello europeo, pur essendo il confronto con i fatturati dei Barcellona, Real, United, Chelsea e dello stesso Bayern decisamente improbo, e fermo restando che dal punto di vista della programmazione finanziaria delle spese alcune di queste società soffrono della stessa schizofrenia di cui sono vittima Adriano Galliani e Silvio Berlusconi, il risultato non cambia più di tanto.
Rapporto produzione/stipendi delle maggiori squadre europee (bilanci consolidati 2011/2012):
1. Chelsea: 67%
2. Barcellona: 54%
3. Manchester United: 50,5%
4. Real Madrid: 45,5%
5. Bayern Monaco: 44,2%
6. Borussia Dortmund: 42%

Si può pensare che la percentuale in esame sia per queste società particolarmente bassa grazie ad aliquote per l’imposizione fiscale sugli stipendi più favorevoli per i campionati al di fuori di quello italiano. Altra tesi da smentire grazie a questo documento. Qui in basso la tabella più interessante.

Come detto, tutte queste squadre (escluso il Borussia, il cui fatturato è inferiore di quasi 90 milioni a quello del Milan, 189 milioni senza le plusvalenze) fatturano tra i 100 e i 300 milioni di Euro in più rispetto ai rossoneri, ma il rapporto che è oggetto di quest’analisi va studiato per l’appunto tenendo presente il valore dei ricavi totali dei bilanci consolidati delle varie società.

È sotto gli occhi di tutti il motivo per il quale il Milan (e non solo) non può competere a certi livelli in Europa, ma è altrettanto sotto gli occhi di tutti che, non avendo gli stessi mezzi di queste squadre, il Milan non può permettersi di scialacquare denaro strapagando giocatori il cui rendimento non è proporzionato al loro guadagno.

Gli ultimi due sassolini riguardano IRAP e cessioni. L’IRAP, secondo Galliani tassa unica nel suo genere in tutto il calcio europeo, è invece presente in almeno un altro paese, per quanto differente: la Gran Bretagna. Il Presidente del collegio dei revisori della Lega Seria A, Ezio Maria Simonelli, ha spiegato mesi fa (riprendo questo pezzo) che “in Inghilterra non sono tassate le plusvalenze sui giocatori, se reinvestite“.

Se il Milan quindi avesse sede non a Milano, ma a Stratford upon-Avon, e se avesse ceduto Ibrahimovic e Thiago Silva al PSG senza reinvestire totalmente la cifra ottenuta (come è avvenuto) avrebbe comunque pagato una tassa simil IRAP.
Per quanto riguarda le cessioni, è cronaca sportiva di questi giorni la notizia del passaggio di Cavani e Marquinhos da Napoli e Roma al PSG per un totale di 99 milioni. Un anno fa circa Ibrahimovic e Thiago Silva furono ceduti allo stesso PSG per 38 milioni in meno, 61 (20 Ibrahimovic, 41 Thiago Silva, stando al bilancio).

Qualunque sia stato il motivo di una tale (passatemi il termine) “svendita”, che sia stato perché il Milan doveva assolutamente cedere i due giocatori (in tal caso perché sbandierare questa necessità ai quattro venti, diminuendo così il potere di contrattazione?), che sia stato perché i giocatori erano più “anziani” (in tal caso si può dire che fossero anche più affermati), che sia stato perché avevano ingaggi molto più pesanti (in tal caso non ce lo vedo lo sceicco fare lo spilorcio su 5, 10 o anche 20 milioni), che sia stato perché in realtà il PSG non voleva Ibra (in tal caso mi spieghino perché a quanto pare Ancelotti lo voglia al Real Madrid), tra Cavani più Marquinhos e Ibrahimovic più Thiago Silva non ci sono 38 milioni di differenza.

Anzi, se mai ci dovessero essere, dovrebbero essere i due ex milanisti ad ottenere la valutazione più alta.

“Se il Barcellona prende Thiago Silva, allora io pagherò la clausola di Messi e lo porterò al PSG (Messi ha una clausola di 250 milioni di Euro, ndr)“. Ecco, da questo elemento Adriano Galliani è riuscito a ottenere 61 milioni complessivi per uno dei primi tre attaccanti al mondo e per il difensore numero uno in assoluto, 3 in meno di quanti De Laurentiis ne abbia ricavati dal solo Cavani.
Ad ogni modo, per quanto riguarda il futuro del Milan, la strada è stata tracciata, per quanto sia arduo seguirla.

1. ottimizzazione della rosa portandola a massimo 25-26 elementi portieri inclusi
2. istituzione di un tetto salariale
3. rinnovi annuali per gli ultratrentenni
4. progressivo ringiovanimento della rosa

Curioso che tutti questi punti (non giusti, giustissimi) molti di noi li proponessero già anni fa.

La buona notizia è comunque che nell’anno finanziario 2013 i costi del personale scenderanno ulteriormente di almeno 30-35 milioni (non vi saranno infatti a bilancio i pesantissimi salari dei giocatori ceduti nell’estate 2012), portando il rapporto produzione/stipendi al 55-60% almeno, ammesso che il fatturato consolidato al netto delle plusvalenze non diminuisca. Questo si tradurrà potenzialmente in maggiore spazio di manovra sul mercato a partire da gennaio, e quindi nell’accantonamento, almeno teoricamente, del “se non esce nessuno non entra nessuno”.

Cerco di chiudere, so di avervi già annoiato abbastanza. In definitiva, il Milan ha dal post Atene in poi intrapreso una politica gestionale che definire scellerata sarebbe un eufemismo. Adriano Galliani ha (quasi) affossato la competitività della squadra rossonera, ha portato la prima società italiana per fatturato almeno fino al 2012 (nel 2012/2013 la Juve dovrebbe infatti effettuare il sorpasso, grazie allo stadio di proprietà ma non solo) a dover cedere per ragioni di bilancio prima Kakà, poi Ibrahimovic e Thiago Silva, ha elargito stipendi ingiustificabili a giocatori mediocri (Traorè, Antonini, Abate, Emanuelson, Flamini, ecc…) o a vecchietti sul viale del tramonto (Dida, Seedorf, Emerson, Favalli, Bonera, ecc…).

Allo stesso modo Berlusconi ha preso la decisione di chiudere il portafogli senza permettere una seria programmazione finanziaria, ma richiedendo semplicemente che si rientrasse delle spese frustrando ulteriormente la competitività della squadra. Il risultato sportivo di questa gestione si traduce in un dato semplice: dal 17 dicembre 2007 a oggi il Milan ha vinto due trofei due, pur avendo per distacco il primo fatturato e il primo monte ingaggi in Italia.

Se qualcuno ritiene che questo rendimento non fosse in alcun modo migliorabile, le alternative sono due: o è un cretino, o è in malafede. Di chi sia la colpa principale per questo sta a voi deciderlo, è un po’ come chiedere chi sia nato prima, se l’uovo o la gallina, ma la speranza è che questo post abbia dato spunti di riflessione utili per potersi fare un’idea precisa. Di certo, dopo aver letto questi dati, se qualche povera bestia vi dirà mai che anche dopo il 2007 Galliani e Berlusconi hanno compiuto un ottimo lavoro, potrete rispondergli ridendogli sguaiatamente in faccia.

Bilanci delle squadre Europee

Bilancio Chelsea

Bilancio Bayern Monaco

Bilancio Barcellona

Bilancio Real Madrid

Bilancio Manchester United

Bilancio Borussia Dortmund

Bilancio Napoli

Bilancio Juventus


Sul sito della UEFA il Documento Fair Play Finanziario



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