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Si può licenziare, chi spia e registra di nascosto le conversazioni dei colleghi

Si può licenziare per giusta causa l'impiegato che spia e registra di nascosto i colloqui dei colleghi. A decretarlo è la sezione Lavoro della Cassazione confermando
del 22/10/21 -

Si può licenziare per una causa giusta l'impiegato che spia e registra di nascosto i colloqui dei colleghi.

A sentenziarlo è la sezione Lavoro della Cassazione confermando, con la sentenza n. 26143 del 21/11/2013, il licenziamento di un medico dell’ospedale Ordine Mauriziano di Torino «per la grave condizione di diffidenza, sfiducia e insufficienza di collaborazione venutasi a creare all'interno dello staff medico di chirurgia plastica».

Il tipo, infatti, era stato accusato di aver ascoltato e registrato pezzi di colloqui di tanti suoi colleghi senza che loro ne fossero a conoscenza, contravvenendo dunque il loro diritto alla privacy, per poi portarli in tribunale, a supporto di una denuncia per mobbing che egli stesso aveva inoltrato nei confronti del primario.

I giudici del merito, il Tribunale e la Corte d’Appello di Torino, avevano confermato il licenziamento, rilevando che la condotta tenuta dal medico integrasse «le condizioni della giusta causa di recesso in conseguenza della irrimediabile lesione del vincolo fiduciario con la parte datoriale».

Il dipendente, quindi, aveva presentato ricorso in Cassazione, che però ha convalidato le motivazioni dei giudici di merito.

Le risultanze processuali hanno dato conto di un «atteggiamento tale da rinforzare una evidente violazione del diritto alla privacy dei suoi colleghi, avendo registrato e divulgato i loro colloqui intrattenuti in ambito strettamente lavorativo alla presenza del primario ed anche nei loro momenti privati svoltisi negli spogliatoi o nei locali di comune uso, usandole strumentalmente per una denunzia di mobbing rivelatasi, tra l’altro, falsa».

Da ciò è scaturito «un clima di mancanza di fiducia – conclude la Corte – necessaria per il miglior livello di assistenza e, quindi, efficiente alla qualità del servizio, il tutto con grave ed irreparabile compromissione anche del rapporto fiduciario» tra il medico e l’azienda.




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