Innovativa sentenza di Cassazione che ha riconosciuto la diffamazione aggravata su Facebook anche se non si fanno nomi dei destinatari
Ai fini dell’integrazione del reato è sufficiente che dalle parole utilizzate, la persona offesa sia identificabile.
Codacons: importante sentenza dei Supremi Giudici in tema di reati sul web. Scriveteci a [email protected] per ottenere tutela e assistenza legale.
del 30/03/22 - di Mariella Belloni
Cronaca Nazionale: La Corte di Cassazione nella sentenza n.10762/2022 ha statuito un importante principio in tema di diffamazione mezzo social secondo cui ai fini del reato non è necessario che sia indicato chiaramente il nome della persona offesa, essendo sufficiente l’indicazione di elementi personali o temporali della fattispecie per l’individuazione del soggetto offeso.
In tal senso, post denigratori che fanno riferimento ad elementi fisici quali colore della pelle, altezza, peso ecc. o ad elementi chiaramente riconducibili ad un soggetto determinato, possono integrare il reato di diffamazione aggravata.
“Si tratta di un’importante pronuncia della Cassazione che sta iniziando a prendere sul serio il problema dei reati commessi a mezzo web o social – commenta il presidente Codacons Marco Maria Donzelli – è un problema molto diffuso che può colpire chiunque. Scriveteci a [email protected] per ottenere consulenza e assistenza legale in materia”
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