Paolo Ferrari e Andrea Giordana, in 'Un ispettore in casa Birling' suspance e colpi di scena in stile inglese

Secondo rappresentazione della sezione Actor dell’Abeliano, al teatro Piccinni di Bari, con due grandi del palcoscenico italiano, Paolo Ferrari e Andrea Giordana, in “Un ispettore in casa Birling” di John Boynton Priestley. Uno spettacolo che ci ha riportato al “vero” teatro, regalandoci una boccata di ossigeno, dove nulla è lasciato al caso, dai tempi teatrali, ai ritmi della parola e all’azione che determina la scena.
del 30/11/09 -

Tutto è stato perfetto dall’interpretazione, alla scenografia, ai costumi, alle luci e alla scelta musicale che hanno reso l’interpretazione di questa commedia, caratteristica del teatro inglese di inizio ‘900, un thriller dei giorni nostri, dove il vero protagonista è rappresentato dall’ipocrisia di una borghesia benestante, che si autoassolve per i propri comportamenti ma che è pronta a proclamarsi giudice e condannare altri per le medesime azioni.

Insolita e simpatica è stata l’ ingresso degli attori, che abbattendo la quarta parete, sono entrati dal varco principale del teatro con ognuno in mano un cartello con su scritto il nome del personaggio che interpretavano preparando il pubblico a far comprendere al meglio la personalità di ognuno di essi : dall’ambizioso padrone di famiglia Arthur (Andrea Giordana), dall’ altezzosa moglie Sybil (Crescenza Guarnieri), dal figlio dedito all’alcool Eric (Mario Toccafondi) , dall’invidiosa figlia Sheila (Cristina Spina) e dal fidanzato arrogante di quest’ultima Gerald (Vito Di Bella).

Si apre il sipario e come per magia ci porta in una classica e sofisticata ambientazione inglese e precisamente in un salotto di una ricca casa borghese, dove si celebra una tranquilla festicciola familiare, il fidanzamento di Sheila Birling con Gerald Croft, un rampollo della nobiltà inglese.

Tra brindisi, balli e allegria, la festa viene interrotta dall’ingresso dell’ ispettore di polizia Goole (Paolo Ferrari), che ha l’incarico di far luce sulla morte di una giovane inglese che si è appena suicidata.


Il compito dell’ispettore è quello di stringere il cappio attorno al collo del colpevole e come il meglio dei polizieschi inglesi, sembra che a turno sono tutti colpevoli, perché consciamente o inconsapevolmente i i protagonisti di casa Birling erano coinvolti nella vita e successivamente anche nella morte della ragazza.

L’interpretazione di Paolo Ferrari, propone un ispettore insolito che non pone domande precise, ma con la sua postura con i suoi silenzi con i suoi non detti, porta a far parlare i membri di casa Birling, che esplodono e riversano i loro rancori, infrangendo il loro falso perbenismo.

Il vaso di Pandora è stato rotto e così affluiscono le ipocrisie che caratterizzano una società fatta solo di forma estetica e priva di moralità.

Un ispettore, quello di Paolo Ferrari, che non indaga ma che si erge e si propone come la coscienza di una società ipocrita.
Ma sarà un ispettore?

Come per ogni classico dei thriller i colpi di scena non mancano e fino alla fine non si riesce ad immaginare chi sarà il colpevole (e non spetta a me dirvelo).

Un giallo che grazie ai bravi attori cattura lo spettatore, merito anche alla regia di Giancarlo Sepe che si è avvalso per la traduzione del testo della prestigiosa firma di Giovanni Lombardo Radice.

Uno spettacolo da non perdere.

Anna deMarzo



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