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Mia Martini grande assente da 17 anni ma eternamente presente con il suo canto appassionato

17 anni sono trascorsi da quando la tv diede la triste notizia della prematura morte di Mia Martini avvenuta il 12 maggio 1995. Sembra ieri, ma oggi, più che mai, è una stella del firmamento musicale, inamovibile, dentro i cuori dei fans, vecchi e nuovi, che continuano a resisterle eroicamente, come scrisse nelle note interne del cd “Rapsodia- Il meglio di Mia Martini” pubblicato 20 anni fa.
del 14/05/12 -

17 anni sono trascorsi da quando la tv diede la triste notizia della prematura morte di Mia Martini avvenuta il 12 maggio 1995. Sembra ieri, ma oggi, più che mai, è una stella del firmamento musicale, inamovibile, dentro i cuori dei fans, vecchi e nuovi, che continuano a resisterle eroicamente, come scrisse nelle note interne del cd “Rapsodia- Il meglio di Mia Martini” pubblicato 20 anni fa.

E il suo club ufficiale “Chez Mimì”, autorizzato dal 1990, ha continuato, dopo un periodo di crisi, immediatamente successivo alla sua scomparsa, a dare il suo piccolo contributo con alcune iniziative, come quella di fare intitolare a lei il Premio della Critica a Sanremo, assegnato dai giornalisti, che dal 1996 porta il suo nome. O pubblicare due libri dedicati al suo essere donna-artista: “La regina senza trono” e “La voce dentro”, per tracciare l’ultimo periodo della sua carriera, contrassegnato dal suo ritorno clamoroso a Sanremo 1989 con la splendida “Almeno tu nell’universo” e trattare temi peculiari come la spiritualità, il risveglio della coscienza femminile.

Per questo anniversario, un nostalgico viaggio con lei, rivivendo alcuni momenti insieme trascorsi a raccontare al club i suoi progetti, i suoi successi, le inevitabili delusioni, con generosità, senza atteggiamenti da diva, come se fosse a casa, Mimì….

• Il tuo primo disco risale all’età di 13 anni come Mimì Bertè. Cosa ricordi di quegli anni?
Ma sicuramente l’incontro con un grande artista Carlo Alberto Rossi che allora era una istituzione, l’autore di grandi successi che ormai fanno parte dei classici sempreverdi della nostra cultura musicale. Io ero una ragazzina affascinata da questa figura e una delle cose che ha scritto, appena mi ha conosciuta, è stato il brano “E se domani” che poi è stato interpretato dalla grande Mina, anche perché io a quell’età non potevo capire l’importanza di questo
testo.
• Nel 1971 Mimì Bertè diventa Mia Martini…
E qui c’è un altro grande magico incontro, cioè quello con Alberigo Crocetta, l’inventore del ‘Piper’, un grande genio della nostra musica, ha scoperto Mal, Patty Pravo e ha inventato il 1° Festival Pop d’avanguardia e delle nuove tendenze. Ti parlo di un periodo in cui venivano censurati diversi pezzi, tra questi anche il mio primo disco “Padre davvero”, bocciato dalla Rai perché parlavo di mia madre che di me era piena, cioè era incinta. Eravamo allora, in un momento molto proibitivo, specialmente nei testi, visto che venivamo dalle canzoni di Suor Sorriso cantate da Orietta Berti. E, tra le cose che hanno cambiato la storia musicale italiana, ci sono anche io, che ho vinto questo Festival con “Padre davvero”, un brano senza dubbio rivoluzionario per quei tempi.

• La tua carriera è costellata da collaborazioni prestigiose (Baglioni, Aznavour, Fossati, Giammarco, Murolo). Quale tra queste collaborazioni ti ha emozionato, arricchito di più?
Beh (ride), con Fossati sono rimasta emozionata dieci anni e ancora sto ‘ballando’, Murolo mi ha dato un’infinita dolcezza e tanta saggezza. Ognuno mi ha dato delle emozioni diverse, non posso dire chi mi ha emozionato di più. Aznavour me lo ricordo come un padre perché ero talmente giovane e quei tre anni con lui sono stati importantissimi per me. Baglioni è stato il primo incontro della mia vita, allora eravamo due ragazzini, lui era uno sconosciuto, appena io sono entrata alla Rca abbiamo fatto insieme questo album che era “Oltre la collina”, ci siamo poi incontrati dopo tanti anni, lui grande cantautore capace di raccogliere delle masse e abbiamo dettato nella splendida “Stelle di stelle”. Giammarco mi ha divertito molto, mi ha affascinato e mi ha acceso questa curiosità per il jazz che spero di poter soddisfare ancora da qualche altra parte.

• La tua carriera è anche caratterizzata da collaborazioni che sfumano. In un’intervista del ’74, in occasione dell’uscita dell’album “E’ proprio come vivere”, tu avevi detto che c’era in ballo una tournèe teatrale con Lucio Dalla e nell’89 avevi parlato di ulive con Theodorakis…
La tournèe è sfumata perché Dalla non mi ha più chiesto di fare questa cosa e mi è dispiaciuto molto, il progetto con Theodorakis non è andato in porto perché purtroppo si è messo in mezzo Willy David che era allora il mio manager ed era in contatto con Theodorakis, visto che abbiamo rotto il contratto non si è fatto più nulla.

• Di volta in volta, sei stata accostata a Billie Holiday, ad Edith Piaf, a Janis Joplin. Quali di questi accostamenti ti lusinga di più?
Il fatto di essere ancora viva, di non essere cadavere (ride), terribile ‘sta cosa. Amore, sono tre artiste talmente grandi, talmente pazzesche che sono lusingata da tutti questi tre accostamenti, anche se credo di non meritare di essere avvicinata a queste grandi montagne rocciose. Sarà che io le ammiro così tanto che mi sembrano inarrivabili, inavvicinabili. Non mi permetterei mai di realizzare un disco con il repertorio di queste artiste, non potrei mai scimmiottare la Piaf, Billie Holiday e Janis Joplin, lascio il compito ad altre che sono molto più brave di me, a chi ha il coraggio di farlo, io non ce l’ho, nemmeno la storia della vita di Billie Holiday fatta da Diana Ross mi è piaciuta e il disco che ha realizzato, nonostante sia una grande artista, è ridicolo. Non c’è nessuno che possa emulare la Holiday, la sua voce era talmente particolare, spezzata dalla vita che, certe volte, sembrava addirittura che si parlasse addosso, non cantava nemmeno. Come fai a dire:io canto come Billie Holiday? Non esiste al mondo… Queste artiste sono delle stelle inavvicinabili, lasciamole lì nel cosmo stupende e splendenti, non c’è bisogno di farsi il look come il loro, che stiamo a fare i ‘travestiti’?

• Anni luce or sono hai inviato a Mina una tua composizione…
Ma come fate a saperlo? Si, è vero, che è rimasta, però, nel cassetto perché era una cosa banale. Ha fatto bene a non inciderla, si è dimostrata intelligente. Era il periodo in cui io stavo registrando a Carimate “Quante volte…ho contato le stelle…”, una sera è venuta Mina ad ascoltare i provini, speravo che mi rivelasse qualche trucco del mestiere, invece niente, per lei andava tutto bene e il brano che l’ha fatta letteralmente impazzire è stato “Io appartengo a te”.

• Sulle note di copertina del disco “Rapsodia” vi è un ringraziamento a Marco Masini per la nota blues. Che significa?
Io e Marco siamo diventati molto amici, ci siamo conosciuti nel ’90 a “Sanremo in the world” e il nostro rapporto si è rafforzato da quando è nata la collaborazione con Bigazzi. Marco è simpaticissimo, sempre in vena di scherzi, tutto all’opposto del ragazzo serio come appare sui dischi. Una notte, ero rientrata da sola nella villa di Bigazzi, mi sono messa a letto e ho cominciato a sentire un fortissimo vento e porte che sbattevano. Sono rimasta sveglia fino alle cinque del mattino, per la paura che si trattasse del mostro do Firenze, dopo mi sono messa a dormire pensando che mi poteva fare pure a pezzetti. Il giorno dopo, durante le registrazioni di “Rapsodia”, Marco arriva, come al suo solito, e mi dice:’ti è piaciuto lo scherzo di questa notte?’ (ride). Ritornando ai ringraziamenti, devo dire che avevo utilizzato una nota rock per il finale di “Rapsodia”. Giancarlo me l’ha sconsigliato perché temeva che il pubblico, visto che il pezzo è commerciale, non potesse capire. A questo punto è intervenuto Marco che ha suggerito di trasformare la nota in blues, l’idea è piaciuta ed è stata realizzata.

• Quali sono i momenti più emozionanti nella tua professione?
Senza dubbio, quando sento il calore del pubblico. Ad “Azzurro” ho cantato con Murolo “Cu’mme” e “O marenariello” e ho avuto una accoglienza talmente piena d’amore da parte del pubblico, tutto il teatro in piedi, come era successo a “Piacere Raiuno” dove, per la prima volta in televisione, è stato richiesto un bis di un playback, togliendo la pubblicità di due minuti, spero che non mi arrivi il conto, già abbiamo tanti soldi da pagare (ride). Sono felice di fronte a queste dimostrazioni continue d’amore da parte del pubblico, sono proprio brividi.

• … Per non dimenticare il brillante 4° posto all’Eurofestival del ‘’92.
Sono arrivata quarta solo per motivi di budget…avrei dovuto, infatti, vincere io quella edizione ma, dato che la nazione che vince è obbligata ad organizzare la manifestazione l’anno successivo, mi sono dovuta accontentare di un buon piazzamento. Già due anni prima volevano denunciare Toto Cutugno per aver vinto (ride). In Svezia, comunque, ho riscosso un buon successo, soprattutto per i miei abiti. Giorgio Armani, infatti, lì è più caro che da noi e poi gli svedesi si aspettavano un’altra Loredana…ho persino fatto il promo per la loro televisione, poverini, sono stati più di tre ore a insegnarmi quello che dovevo dire!

• Hai inciso “Mimì sarà” di Francesco De Gregori nel tuo album “La musica che mi gira intorno”
Conosco Francesco De Gregori, siamo insieme nella musica da quando ancora stavo con Ivano, anzi da molto tempo prima. Mi ha detto che sono anni che sta pensando di scrivere qualcosa per me, ma è bloccato un po’ dal fattore musicale : ’tu una canzone mia non dovresti cantarla, perché io faccio canzoni con tre note’. L’ho rassicurato: ’tu non ti preoccupare, anche con una nota sola, non mi importa nulla, non ho bisogno di tutta la scala musicale per fare un pezzo’. Mi ha suggerito, allora, “La donna cannone” che è il brano che avrei dovuto cantare io. Ho seguito il suo consiglio, l’ho cantato dal vivo ed è un pezzo bellissimo. “Mimì sarà” è un grande capolavoro di Francesco De Gregori, un pezzo bello e importante come “La donna cannone”, però stranamente lo conosce pochissima gente, me ne sono innamorata tanti anni fa, quando l’ho sentita nell’album bellissimo, ma poco conosciuto, “Terra di nessuno”, non l’ho mai sentito da nessuna parte, tranne che a casa mia. Prima o poi dovevo cantarlo, anche questa è una grande canzone d’amore.

• Lucio Dalla si è complimentato con te a Radio Italia, Ivano Fossati ha avuto parole di elogio, Fabrizio De Andrè si è commosso: cosa hanno detto gli altri cantautori su queste nuove riletture?
Eugenio Bennato ha ascoltato “Tutto sbagliato baby”, non ancora mixato, alle prove di “Viva Napoli” ed è impazzito, soprattutto quando ha saputo che c’erano i Musicisti del Nilo, lui li ha coinvolti spesso nei suoi dischi, visto che ama molto la musica etnica. Zucchero ha sentito “Diamante” in studio e si è incazzato perché io dico ‘i bambini bianchi non piangono’ invece che ‘i bambini grandi non piangono’. Mi ha dato della razzista, ma io non lo sono per niente, volevo semplicemente fargli una dedica scherzosa perché lui crede di essere un po’ negro, mentre io ho voluto ribadire : ‘tu sei bianco’ (ride). Vasco Rossi si è arrabbiato, me lo ha riferito Fio Zanotti, quando ha saputo che avevo inciso “Dillo alla luna” ed ha esclamato: ‘ma come, ha messo soltanto uno dei miei pezzi, mentre di Fossati ce ne sono tre? Ma Fossati è speciale, la carne è carne (sorride).

• Ci vuoi lasciare con uno splendido saluto per noi?
Piccoli uomini, piccole donne, non mandatemi via, io piccola donna sola morirei. Non posso stare senza di voi, è verissimo. Ciao.



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