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L'OLIMPO: perché il poeta greco scelse il monte Olimpo per i suoi Dei

Fu sulle eccelse vette dell’Olimpo, il monte più alto della Grecia, in Tessaglia, che gli Dei greci scelsero di fissare la loro dimora. Così in alto che ad occhio umano non era dato scorgere gli scintillanti palazzi degli Olimpi, come erano chiamati i suoi abitanti. Così in alto che le vette innevate si perdevano tra nubi e cerri.
del 17/03/22 -

Errando tra balze tormentate e scoscese, cupe valli, selve e macchie, il pastore levava lo sguardo al cielo nella speranza di vedere il profilo di una candida colonna, una cupola scin-tillante…ma restava abbagliato dal mantello di nuvole che circondava perennemente quelle vette da cui scaturivano vivide saette.
Lassù ciascuna divinità aveva la sua reggia, costruita da Efesto, con porticati e rigogliosi giardini ed al centro della numerosa aggregazione c’era la reggia di Zeus, che splendeva come un diamante. E c’era anche l’immensa sala del banchetto, dove gli Immortali si riunivano non solo per banchettare, ma per stare in compagnia, discorrere amabilmente e… giocare con il destino di noi poveri mortali…
Bisogna riconoscere che seguivano amorevolmente il destino della loro creatura preferita e quasi mai essi approfittavano della propria potenza.

A quei banchetti non mancava mai nessuno della Divina Compagnia, poiché a quella tavola divina si serviva nettare ed ambrosia, la bevanda e il cibo che assicurava loro giovinezza ed immortalità.
I posti erano rigorosamente assegnati. Alla destra di Zeus, Signore del mondo e degli altri Dei, sedeva Hera, la sua sposa e seguivano Poseidone, Hermes, Ares ed Efesto; alla sua sinistra prendevano posto, con tutta la loro grazia, le divinità femminili: Afrodite, Artemide, Hestia, Atena e Demetra.
Lieve ed eterea nella sua fanciullezza, Ebe, la bellissima figlia di Hera e Zeus, si muoveva leggiadra tra i tavoli, avvolta di veli impalpabili. Promossa coppiera, riempiva le coppe tese degli Immortali.
A rallegrare i divini commensali non era solo la grazia divina di Ebe, c’erano anche le voci soavi delle Muse e delle Ore e qualche volta ad accompagnarle c’era perfino l’inimitabile cetra di Apollo.
Non mancava, però, Temi, Signora della Giustizia e sposa di Giove, ad ispirare saggezza al Padre degli Dei e ricordare agli altri, i divieti e i castighi. Divieti e castighi a cui anche i Numi erano sottoposti, poiché, come gli umani, anch’essi cadevano preda di passioni e discordie.

Gli studiosi si son sempre chiesti perchè mai i poeti, artefici dei Miti, abbiano scelto per gli Dei come dimora proprio il monte Olimpo.
Ricercatori come Fontanelle o, ancor meglio, come Mairan, han fornito forse la risposta più convincente.. Entrambi hanno attribuito quella scelta dei poeti ad un fenomeno atmosferico che all’epoca si presentava regolarmente ma che nel tempo è scomparso, salvo rari ritorni: una aurora boreale.
Possiamo solo immaginare quale effetto abbia potuto produrre sulle genti dell’epoca lo spettacolo della natura che si esalta tra lingue di fuoco e violente raffiche d’aria. Da quei drappi luminosi, mutevoli nella forma e nei colori, la fantasia del pastore vide balzar fuori creature fantastiche e accendersi epiche battaglie. Vide carri in fiamme attraversare il cielo sopra le vette e lui, piccola creatura impastata di acqua e argilla, restò a guardare, in preda al terrore, ignaro che, all’interno di quel grande arco luminoso e fosforescente poggiato sull’orizzonte, si intrecciavano le energie dell’Universo, creatrici della vita.
Arrivò, infine, il Poeta e lo invitò a contemplare il candore di quelle cime innevate, lo splendore dell’azzurro del cielo, le tenebre striate della notte stellata. E, sempre il poeta, gli spiegò che quella era la Magione degli Immortali e che quelle bande luminose e quelle lance infocate erano i bagliori delle saette di Giove, del tridente di Poseidone, della lancia di Ares e del carro di Apollo… bagliori che accendevano il cielo nel cuore della notte….
Ds lassù Zeus, seduto sul suo trono d’oro e di avorio, guarda verso il basso e osser tutto ciò che vi accade.
Fu così che il monte Olimpo ebbe i suoi divini residenti.



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