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Intervista ad Andrea Rodini: vocal coach, X Factor, cantante, produttore...

Andrea Rodini Sappiamo quanto la nostra community ami i talent show. Abbiamo intervistato un sacco di talenti nati in tv, e anche molti del loro fanclub. E oggi vi offriamo un punto di vista tecnico: ecco a voi Andrea Rodini, che è stato vocal coach a X Factor!
del 13/10/11 -

Sappiamo quanto la nostra community ami i talent show. Abbiamo intervistato un sacco di talenti nati in tv, e anche molti del loro fanclub. E oggi vi offriamo un punto di vista tecnico: ecco a voi Andrea Rodini, che è stato vocal coach a X Factor!

Nokia play: Chi è Andrea Rodini? Come si avvicina alla musica?

Andrea Rodini: Andrea Rodini comincia a cantare all'età di 3 anni, perché ero innamorato pazzo della mia maestra delle elementari, anzi, dell'asilo per la precisione. Lei suonava il pianoforte e ci faceva cantare, e io volevo concupirla. Ho scoperto poi che tutto il percorso di un artista è tutto un concupire. Si canta per concupire.

Poi a 9 anni la mia vicina di casa mi ha chiesto: "Ma tu cosa vuoi fare dopo le elementari?" e io le ho detto "il riformatorio". In realtà intendevo il Conservatorio. Il percorso all'interno del conservatorio è stato un disastro, mi hanno cacciato dopo due anni per un misto tra indisciplina e incapacità. Poi ho cominciato autonomamente a cantare e mi sono diplomato alla Scuola Civica di Jazz, ho cominciato a fare il musicista e l'insegnante di canto, e poi eccetera eccetera fino a quando ho avuto la possibilità di fare il vocal coach a X Factor.

N.p. : Che cosa è il talento?

A.R. : Non avere nessun tipo di limitazione tra quello che uno sente e quello che uno esprime, questo è il talento. Da una parte. Dall'altra parte ci deve essere un talento anche dal punto di vista strumentale, anche se nel canto moderno è abbastanza secondario. Prendiamo voci tipo quelle di Enzo Jannacci che io considero uno dei più grandi cantanti che esista: non ha un grandissimo strumento a disposizione, però dal mio punto di vista è un grandissimo cantante.

C'è tutto un percorso tecnico di apprendimento della parte artigianale del fare uesto mestiere di musicista e di cantante, che invece si può e si deve studiare. Per poi dimenticarselo. Per cercare anche se non hai quel talento di andare a riprendersi quella cosa là, ossia il fluire. Io lo chiamo proprio il vomito dell'emotività, di quello che stai raccontando. Il racconto emotivo e anche letterario.

Bisognerebbe insegnare questo, tale per cui i ragazzini che si approcciano alla tecnologia, al computer o cose di questo genere, sappiano comunque che l'obiettivo è quello dell'equilibrio. E che a un certo suono corrisponde un certo rimando emotivo.

Io so suonare la voce, so strimpellare il pianoforte e la chitarra, non so suonare il computer, ma è uno strumento a tutti gli effetti.

N.p. : 5 canzoni che raccontano il tuo percorso.

A. R. : La prima che cito è "Detroit Rock city" dei Kiss. La seconda è "Canzone quasi d'amore" di Francesco Guccini, la terza è "Perfect day" di Lou Reed. La quarta direi una canzone di Brassens o di Brel che è "La canzone dei Vecchi Amanti". E l'ultima è la canzone di un mio amico che si chiama Claudio, che si chiama "Passo Passo". E ho messo questa canzone per ultima perché in questo percorso si arriva a quello che faccio adesso: è da quattro anni, cinque anni che ascolto quasi esclusivamente canzoni inedite di gente che mi manda cose. E sto cominciando il percorso della produzione, sto piano piano andando dall'altra parte della barricata.

N.p. : Quali sono i sopravvalutati e i sottovalutati nella musica italiana?

A. R. : Cito le due più gravi involuzioni della musica italiana: una è Pino Daniele, la più grave involuzione è lui. L'altra è per certi versi Lucio Dalla.

Giorgia ha uno strumento clamoroso, dal mio punto di vista come timbro vocale Malika Ayane ha uno strumento molto bello.

Come sottovalutati io vorrei citare una persona che è molto conosciuta che è appunto Enzo Jannacci, che dal mio punto di vista è stato sottovalutatissimo nella sua produzione in italiano. Cito inoltre, fra i sottovalutati della musica italiana, tutta una serie di persone che io ho incontrato , assolutamente sconosciuti, rimasti tali, che è una vergogna che siano rimasti tali. E cito: gli Acustimantico, Gianluca Massaroni, Andrea Mazzacavallo, Gina Fabiani e ne avrei un'altra sfilza. Questi sono grandissimi artisti che non conosce nessuno.

N.p. : Quali sono le canzoni più difficili da cantare?

A.R. : E' difficile che vengano bene tutte quelle canzoni il cui cantante, il primo che le ha portate alla ribalta, ha qualcosa di unico. Ad esempio "Vita tranquilla" di Tricarico è una canzone fantastica, che lui ha stonato dall'inizio alla fine. Ma il fatto che lui abbia stonato dalla prima all'ultima nota era la sua caratteristica. Se la fanno intonata viene malissimo quella canzone, è incantabile. Dal mio punto di vista, "Adagio" di Lara Fabian è una canzone incantabile. Han provato un po' di allievi a portarmela: un disastro. un disastro perchè ha bisogno di una voce che sia equilibrata lungo tutta l'estensione della canzone, che è incredibilmente estesa.

N.p. : Chi ha la voce più bella nel panorama musicale?

A.R. : Beh io devo dire questa cosa, anche se io non sono un amante del pop, non ascolto il pèop è una musica che non conosco, cioè conosco ma non mi interessa, devo dire che Marco Mengoni ha uno strumento a disposizione che è notevolissimo. Segnalo Fiona Apple, che è una cantante clamorosa, Il top è stato Jeff Buckley, cantava che appunto non c'era nessun tipo di mediazione tra quello che sentiva e quello che tirava fuori. Il tutto con una tecnica vocale istintiva

N.P. : Dei cantanti usciti dai talent, chi sarà ancora famoso tra 5 anni?

A.R. : le case discografiche, sui talenti che escono dai talent show, non investono. E sai per quale motivo? Perché hanno bisogno, più o meno consciamente, di creare lo spazio per quello che arriverà nel X Factor 5 su X Factor 6 su X Factor 7 su X Factor 8.

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