Gymnema, la pianta che mangia gli zuccheri

La Gymnema è una pianta rampicante, che cresce lentamente, ma riesce a raggiungere le cime degli alberi della foresta dell'India occidentale, dell'Africa tropicale e dell'Australia. Le foglie essiccate hanno un sapore aspro e un odore non gradevole; mentre quelle fresche, se mangiate, mascherano il sapore dolce dello zucchero. Da qui il nome di pianta "mangia-zucchero".
del 26/04/16 -

Viene utilizzata in medicina tradizionale indiana, cinese e australiana da circa duemila anni come stomachico, bechico, diuretico e per trattare l'obesità e il diabete (grazie alla sua proprietà di ridurre drasticamente la concentrazione di glucosio nel sangue).

I principi attivi caratteristici della Gymnema sono composti azotati e aminoacidi, ma il principale suo costituente è l'acido gimnemico (una miscela di glucosidi).
Diversi studi hanno mostrato che la Gymnema modula incisivamente la sensazione del sapore, deprimendo fino a sopprimere la risposta al sapore dolce indotto da saccarosio. Per cui si è portati a mangiare meno cibo dolce.

La Gymnema riduce in maniera significativa i livelli di glucosio nel sangue agendo con più meccanismi diversi: riduce l'assorbimento del glucosio a livello intestinale, stimola la secrezione di insulina da parte del pancreas (l'insulina è l'ormone secreto dal pancreas per regolare la quantità di zucchero nel sangue) e favorisce l'utilizzo del glucosio da parte dei tessuti.

Il fatto interessante è che l'effetto ipoglicemizzante della Gymnema non si verifica in soggetti sani, ma solo in quelli affetti da diabete di tipo I e II.
Grazie alla sua azione di riduzione dell'assorbimento degli zuccheri, la Gymnema può essere molto utile anche per perdere peso (magari associata al Cromo).

In più abbassa anche i livelli di lipidi LDL nel sangue, mentre aumenta quelli HDL, e manifesta proprietá antivirali e antiallergiche degne di nota.

In India questa droga viene utilizzata soprattutto per la sua azione ipoglicemizzante e praticamente priva di effetti collaterali (in alcuni soggetti può provocare lievi disturbi gastrointestinali): è provato da diversi studi che alla dose giornaliera di 2-4 grammi (38-251 mg di acido gimnenico) riduce (dimezza) la richiesta di insulina e abbassa l'emoglobina glicata sia in soggetti con diabete di tipo I che di tipo II. Può essere assunta anche contemporaneamente a farmaci di sintesi ipoglicemici, consentendo di ridurre la dose di questi ultimi o di rendere discontinua la sua assunzione. 

Non si conosce ancora bene il meccanismo di azione della Gymnema. Si ipotizza che incrementi il rilascio di insulina, che aumenti il numero delle cellule beta del pancreas e ne stimoli la funzionalità (quella cioè di controllare i livelli di glucosio nel sangue); si è ipotizzato anche che possa agire come l'insulina e venga riconosciuta dall'organismo come tale.

Alla luce di vari studi a riguardo, dei dati positivi ottenuti e della sicurezza sul suo utilizzo, cosa manca allora alla Gymnema per diventare una valida alternativa terapeutica contro il diabete e l'ipercolesterolemia?

Forse maggiori conferme a questi risultati.

O forse maggiori interessi da parte delle case farmaceutiche...



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