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Franco Battiato: mi sono Reincarnato e ricordo le mie Vite Precedenti

“Emanciparmi dall’incubo delle passioni / cercare l’uno al di sopra del bene e del male / essere un’immagine divina di questa realtà”, cantava Franco Battiato in Fisiognomica, nel 1989. E oggi il poliedrico cantautore, pensatore e regista dichiara di avere raggiunto questa condizione...
del 07/07/14 -

Da dove nasce l’esigenza di realizzare un film sulla morte?
E’ un tema al quale mi dedico oramai da molto tempo, da quando nel 1979 ho cominciato a interessarmi alla spiritualità e alla meditazione. Con la meditazione ho imparato che chiudendo gli occhi ed escludendo tutto il mondo esterno si inizia a vedere sul serio, a vivere sul serio. Ho potuto approfondire la concezione buddista della morte in un mio viaggio a Kathmandu, dove ho avuto la fortuna di poter a lungo dialogare con il Lama Kanghser, Lama Monlam e il Lama Geshe Jampa Gelek. Il mio documentario è il risultato delle loro riflessioni e del loro credo, dell’illuminazione e del “nirvana”, inteso come fine ultimo della vita e cioè cessazione del dolore. Le loro riflessioni sono poi messe a confronto con quelle del teologo Guidalberto Bormolini che ci ricorda come anche san Francesco definiva la morte “sorella” e che san Carlo Borromeo si fosse fatto dipingere una tela in cui la morte veniva rappresentata non con la tradizionale falce ma con una chiave d’oro, simbolo di apertura ed ingresso ad una nuova vita. Ed anche gli ebrei organizzano in occasione della morte di un proprio congiunto delle feste molto più simili a un matrimonio che a un funerale.

Molti sono quindi i punti di contatto tra i diversi credi religiosi. Lei per quale propende?
Sicuramente il buddismo, al quale mi sento molto più affine da quando ho intrapreso il mio percorso di spiritualità. Io credo nella reincarnazione, come professano i buddisti e sono assolutamente convinto di essermi più volte reincarnato: ho anche vividi e forti ricordi delle mie vite precedenti. Ma questo non significa rinnegare la religione cristiana nel cui ambito culturale naturalmente mi sono formato essendo nato in Italia e in una famiglia cattolica. Non si tratta di un tradimento, perché i due credi religiosi sono complementari tra loro e si intersecano senza esclusione. Un’altra mia grande fonte di ispirazione è per esempio un libro fondamentale, “L’essenza della vita” del monaco benedettino Willigis Jager, mistico tedesco che nella seconda metà degli anni 70 diventa allievo di un maestro zen giapponese. Tornato in Germania, nel 2001, viene accusato dall’allora cardinale Ratzinger di falsare il concetto cristiano di Dio e gli viene vietato di svolgere qualunque forma di attività pubblica. E’ evidente dunque quanto la Chiesa cattolica sia lontana anni luce dalla forma di preghiera contemplativa, mentre persino gli scienziati oggi si interessano alla contemplazione e alla meditazione.

In che modo il mondo laico entra in questo discorso sul misticismo?
Avevo una cara amica, un fisico in odore di Nobel mai ricevuto, alla quale una volta chiesi se riuscisse ad osservare anche la parte interiore dell’essere umano. Lei si limitò a scoppiare in una risata, ma forse oggi mi darebbe ragione. I fisici quantistici hanno superato il limite tra scienza e fede e hanno dato vita ad una vera rivoluzione. Nel mio docufilm un fisico quantistico dichiara che la scienza ha dimostrato l’esistenza di una fase intermedia dopo la morte e che addirittura ci sono cechi che durante questa fase riescono a vedere tutto chiaramente. La fisica quantistica è arrivata a sostenere l’immortalità dell’uomo e a dichiarare che l’essere umano è un “matrix”, una realtà simulata, solo un’immagine bidimensionale di mille altre realtà e diverse dimensioni coesistenti.

Ma qual è il fine ultimo del suo film?
Educare a una nuova concezione della morte, preparare le menti a viverla più serenamente ad accettarla, senza più la necessità di scongiuri, amuleti, negazione di una delle tante fasi della nostra esistenza, che rappresenta un ciclo continuo di morte e rinascita. In realtà non moriamo mai e non nasciamo mai. Siamo stati capaci di superare qualunque tabù anche quello del sesso, perché non possiamo superare quello della morte?

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