Assegno Protestato: cos’è e come risolvere

Scopriamo quando viene protestato un assegno e come risolvere per evitare spiacevoli conseguenze per il debitore. Inoltre informazioni utili su come eseguire la cancellazione di un protesto.

Copertina Quando un assegno viene protestato, un notaio o un ufficiale giudiziario avvia una procedura che attesta il mancato pagamento dello stesso. Ciò avviene dopo che il creditore ha segnalato l’impossibilità di ricevere il denaro che gli spetta, poiché l’assegno è scoperto.

La procedura di protesto ha l’obiettivo di tutelare il creditore cercando di fargli recuperare la cifra, e prevede un processo di persecuzione verso chi ha emesso l’assegno a vuoto.

La banca del debitore in una situazione del genere prende le distanze, presentando in Camera di Commercio una dichiarazione che attesta la presentazione dell’assegno nei tempi consentiti e il mancato pagamento per assenza di denaro sul conto. Il protesto comunicato fa sì che il titolare del conto corrente venga inserito nell’elenco dei “protestati”.

Quali sono le conseguenze di un Assegno Protestato?

Chi ha emesso l’assegno non pagato riceverà un telegramma o una raccomandata che indicano l’avvio del procedimento di protesto e il preavviso di revoca a 60 giorni se il soggetto riesce ad eseguire il pagamento. Quest’ultimo, essendo un pagamento tardivo, comprenderà anche gli interessi legali, una penale del 10% dell’importo indicato nell’assegno e le spese di protesto. Se il debitore non riesce a saldare viene inserito presso l’elenco Protestati del CAI e vi resterà anche se successivamente pagherà la somma.

Si può cancellare un Protesto?

Le conseguenze di un assegno protestato sono abbastanza pesanti: problemi nel richiedere un eventuale prestito, nel mantenimento del conto in banca o nell’aprirne un altro. Tuttavia non si tratta sempre di una situazione irreversibile, si possono attendere 5 anni in modo che il protesto decada automaticamente o eseguire una cancellazione protesti.

Per farlo è necessario recarsi al Tribunale e presentare un’istanza di riabilitazione, questo però solo dopo un anno dalla “levata del protesto”. Ci si deve far assistere da un legale oppure affidare tutto ad un’agenzia – ce ne sono diverse online – che si occupa di cancellazione protesti.

Pubblicato il 19/04/2013