Un nuovo studio su “Nutrients” confermerebbe un legame tra consumo di caffè e riduzione del rischio di malattie neurodegenerative e Parkinson

Il rientro dopo la pausa estiva può essere un momento faticoso: archiviate le giornate di relax, si torna alle scrivanie, tra agende da organizzare, appuntamenti e riunioni. Per affrontare lo stress da rientro con la giusta carica e slancio, il caffè, assunto all’interno di una dieta sana ed equilibrata, può rappresentare un vero e proprio alleato, soprattutto nelle situazioni di maggiore sforzo mentale, perché favorisce la concentrazione e aiuta a mantenere alto il livello di attenzione.
del 16/09/19 -

Il rientro dopo la pausa estiva può essere un momento faticoso: archiviate le giornate di relax, si torna alle scrivanie, tra agende da organizzare, appuntamenti e riunioni. Per affrontare lo stress da rientro con la giusta carica e slancio, il caffè, assunto all’interno di una dieta sana ed equilibrata, può rappresentare un vero e proprio alleato, soprattutto nelle situazioni di maggiore sforzo mentale, perché favorisce la concentrazione e aiuta a mantenere alto il livello di attenzione.

I benefici della caffeina, però, non si fermano qui. Il nuovo studio “Nutritional Risk Factors, Microbiota and Parkinson’s Disease: What Is the Current Evidence?” (1), pubblicato sulla rivista “Nutrients” e segnalato sul sito di ISIC – Institute for Scientific Information on Coffee, ha messo in evidenza un’associazione tra consumo di caffè e minore rischio di sviluppare alcune malattie neurodegenerative, come il Parkinson.

Lo studio ha revisionato le ricerche più rilevanti dal 2000 ad oggi, inclusi studi prospettici, studi caso-controllo e metanalisi, con l’obiettivo di indagare i fattori genetici e ambientali coinvolti nella patogenesi del Parkinson. Tra i fattori ambientali analizzati dalla ricerca, la nutrizione è stata una delle aree più studiate, in quanto si tratta di un fattore potenzialmente modificabile. I ricercatori si sono concentrati quindi su specifici nutrienti e gruppi alimentari ed è stato valutato un effetto positivo, principalmente negli uomini, legato al consumo di caffè e tè e acidi grassi polinsaturi.

Come già evidenziato da un grande numero di studi epidemiologici precedenti (2, 3, 4, 5) anche questa nuova ricerca confermerebbe che il consumo di caffè, in dosi moderate e all’interno di uno stile di vita sano e attivo, sembrerebbe favorire una riduzione o un ritardo nell’insorgenza del Parkinson. Secondo diversi studi sperimentali sarebbe la caffeina il fattore decisivo, ma resta ancora da identificare con chiarezza il meccanismo d’azione.

Va infine ricordato che una vasta letteratura scientifica conferma numerosi altri effetti favorevoli legati a questa bevanda: dalla memoria alla concentrazione, dalla performance fisica al rallentamento del fisiologico declino cognitivo legato all’età, dalla riduzione del rischio di malattie neurodegenerative (come appunto la malattia di Parkinson e il morbo di Alzheimer) a una forte azione preventiva e protettiva nei confronti del diabete di tipo 2 e di alcune malattie del fegato.

La stessa Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) nel suo parere sulla sicurezza della caffeina (6), ha indicato che un’assunzione moderata di caffè, tipicamente 3-5 tazzine al giorno, è sicura nella popolazione adulta e può far parte di una dieta sana ed equilibrata e di uno stile di vita attivo.

Il Parkinson è un disturbo del sistema nervoso centrale causato dalla degenerazione di alcuni neuroni, predisposti alla produzione di un neurotrasmettitore, la dopamina. La dopamina è responsabile dell’attivazione del circuito che controlla il movimento. Se viene a mancare una quantità elevata di neuroni dopaminergici manca anche un’adeguata stimolazione dei recettori situati nella zona del cervello detta striato, associata a una varietà di funzioni, tra cui il controllo dei movimenti volontari, con conseguente disturbo del sistema motorio (fonte: https://www.parkinson.it/morbo-di-parkinson.html)


Bibliografia

1. C Boulos et al. (2019) Nutritional Risk Factors, Microbiota and Parkinson’s Disease: What Is the Current Evidence?, Nutrients, Volume 11.
2. Fall P.A. et al. (1999) Nutritional and occupational factors influencing the risk of Parkinson’s disease: a case-control study in southeastern Sweden.Mov Disord, 14:28-37.
3. Webster Ross G. et al. (2000) Association of coffee and caffeine intake with the risk of Parkinson disease. JAMA, 283:2674-2679.
4. Van der Mark M. et al. (2014) A Case-Control Study of the Protective Effect of Alcohol, Coffee, and Cigarette Consumption on Parkinson Disease Risk: Time-Since-Cessation Modifies the Effect of Tobacco Smoking,PLoS One, 9(4):e95297.
5. Qi H. et al. (2014) Dose–response meta-analysis on coffee, tea and caffeine consumption with risk of Parkinson’s disease.Geriatr Gerontol Int, (2):430-9.
6. EFSA Panel on Dietetic Products, Nutrition and Allergies (NDA) (2015) Scientific Opinion on the safety of caffeine. EFSA Journal 13(5):4102.

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