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TUTTOFOOD: L’etica guiderà un consumatore iperconnesso, salutista e sostenibile

Se la situazione attuale non consente di fare previsioni nel medio e lungo termine, tuttavia è possibile individuare e monitorare alcune tendenze che si sono affacciate nel mondo del food e dell’ho.re.ca.
del 06/08/20 -

Tra i focus che erano emersi già dallo scorso mese, e che secondo le recenti indagini di TUTTOFOOD sembrano essersi consolidati, si trova in pole position l’utilizzo di sistemi digitali, in particolare l’e-commerce, ma anche i grocery robot e i pagamenti contacless, a cui si affianca l’evoluzione del delivery e della consegna a domicilio. Sotto la lente di ingrandimento si osserva inoltre la crescente importanza che viene attribuita al concetto di benessere, al salutismo e alla sostenibilità, e in generale a una maggiore attenzione all’etica.
Mentre la pandemia si è spostata verso il continente americano e i Paesi europei sono in varia misura usciti dal lockdown, Italia compresa, ci sono alcuni trend che sembrano affermarsi. Edelman ha realizzato un’edizione speciale post-Covid del suo Trust Barometer 2020, da cui emerge come la considerazione dei consumatori per l’eticità dei brand sia sempre più grande: a livello mondiale, l’81% dei consumatori afferma che, nello scegliere i prodotti, valuta se il brand ha effettuato scelte corrette nell’emergenza. Per il 62% i brand hanno un ruolo chiave nella ripresa mentre per il 55% le aziende hanno reagito in maniera più efficace dei governi.
D’altro canto, un terzo dei consumatori globali (33%) si dichiara pronto a boicottare i marchi che agiscono in modo non etico, ma la percentuale è più che doppia in Cina (76%) e molto alta anche in India (60%) e Corea del Sud (45%). In Italia la percentuale si assesta al 25% – un consumatore su quattro – all’incirca al livello degli Stati Uniti (27%), del Canada (24%) e del Giappone (23%), ma più elevato che in altri Paesi europei come UK (21%) Francia (20%) o Germania (16%).

Etica nel piatto: più trasparenza sull’etichetta
I consumatori, che siano meat-free o no, tendono a comprare da brand sostenibili. A rivelarlo, oltre a Edelman, è anche un sondaggio condotto da GlobalWebIndex a dicembre 2019 che ha interpellato un panel di utenti internet tra vegetariani/vegani e coloro che invece consumano carne. È emerso che le confezioni di cibo realizzate con materiali riciclati, e quindi sostenibili, sono richieste dal 58% dai meat-free – a cui si attribuisce in generale una maggiore sensibilità verso problematiche ambientali per la scelta di non consumare carne – e dal 49% dal resto degli intervistati: segnale che questo trend tenderà ad affermarsi nel corso del 2020 e che coinvolge eticamente qualunque tipologia di consumatore. Non si tratta infatti solo di una moda del momento, ma di una priorità anche per i governi. L’esempio viene dal Regno Unito, dove il governo ha stanziato il fondo “Smart and Sustainable Packaging” di 1 milione di sterline incoraggiando l’innovazione nelle confezioni dei prodotti alimentari al fine di ridurre lo spreco di plastica. Non solo. L’indagine dimostra come entrambe le categorie, mangiatori di carne e non, siano d’accordo sulla trasparenza dell’etichetta e sulle informazioni relative all’origine del prodotto e della filiera, nonché sui valori nutrizionali.

Arriva la democratizzazione digitale
Rinnovamento, innovazione e discontinuità sono invece le parole d’ordine che caratterizzeranno il resto del 2020 secondo i Megatrend di Euromonitor. Anche per questo analista detterà il ritmo la tecnologia, che abbiamo imparato a usare in modo più intensivo durante il confinamento, ma con un maggior accento sugli stili di vita. In particolare, l’Internet delle Cose è già pronta a evolversi ulteriormente in Internet di Ogni Cosa (Internet of Everything) mentre la trasformazione digitale diventerà democratizzazione digitale. L’accesso immediato, oltre alla facilità e rapidità d’uso, saranno i fattori che trasformeranno la tecnologia da semplice abilitatore a fattore di lifestyle.
Un consumatore sempre più connesso ricercherà esperienze interattive e immersive e si aspetterà di ricevere benefit importanti in maniera rapida e semplice attraverso i propri dispositivi. Questo varrà soprattutto per i più giovani tra i Millennial e per la Generazione Z, che vivono il digitale tramite app veloci, altamente interattive e gratificanti come TikTok, che inserisce nei video da 15 secondi funzionalità di realtà aumentata e regali virtuali.
Sostenibilità, natura e salutismo sono destinati a fondersi in un unico concetto di Ethical Living: una lezione che tutti abbiamo appreso dalla pandemia è l’importanza della prevenzione, e così ecco crescere l’attenzione verso l’igiene e la sicurezza alimentare, ma anche uno stile di vita complessivamente sano che nei consumi Food & Beverage si traduce nella ricerca di un bilanciamento tra cibi naturali e bio, free-from e cibi funzionali.
Il consumatore di domani, quindi, non è solo più informato e consapevole, come è stato ripetuto tante volte. È anche sempre più unico e multisfaccettato: caratteristiche che le aziende potranno valorizzare individuando nuove opportunità di business in una crescente “personalizzazione di massa” dell’offerta.

Export, un strada per la ripresa: i numeri che lo suggeriscono
Export, il peggio è passato? Così sembrerebbero indicare i dati ISTAT di maggio relativi alle esportazioni extraeuropee. La lancetta punta sempre verso il basso, meno 31% rispetto allo stesso mese del 2019. In termini assoluti il nostro Paese ha incassato circa 14,5 miliardi di euro, 5,5 miliardi in meno rispetto a maggio 2019. Ma, rispetto al meno 44% di aprile, il miglioramento è di ben 13 punti percentuali. Dall’inizio di quest’anno, invece, la riduzione è pari a 16 miliardi di euro che corrispondono a un meno 16,8%.
In termini geografici, sempre secondo l’ISTAT, se le riduzioni sono a doppia cifra in ogni mercato, sono però di entità molto diverse. India e America Latina, dove l’impatto del virus è stato ritardato rispetto all’Europa, fanno ora registrare le diminuzioni più elevate, superiori al 50%. I risultati migliori sono per mercati più vicini, come la Svizzera (-18,1%) e la Russia (-23,4%). Si intuisce la timida ripresa della Cina, dove il Made in Italy nel mese si riduce del 25,6%, in linea con gli Stati Uniti – che non hanno mai completamente chiuso – dove la frenata è del 26,8%.

Spiccano l’extra Europa e l’etichetta bianca
Quali Paesi tenere d’occhio nel Food & Beverage, quindi? Il Consumer Spending Tracking di IRI analizza la spesa nella distribuzione organizzata in 8 principali mercati avanzati (Italia, Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Regno Unito, Stati Uniti e Nuova Zelanda). La più recente edizione (maggio) segnala, per l’alimentare in generale, le crescite più elevate in Nuova Zelanda (+21,2%) e Stati Uniti (20,3%) mentre tra gli inseguitori troviamo Paesi Bassi (12,5%), Spagna (12,2%) e Regno Unito (10,4%). Meno dinamiche ma comunque in partita Germania (8,9%) e Italia (6,4%), mentre fanalino di coda è la Francia (-0,7%).
Fra i trend generalizzati più interessanti, continua in tutti Paesi in varia misura la crescita del private label, con la parziale eccezione del Regno Unito e dei Paesi Bassi. I prodotti a etichetta bianca valgono il 33,9% del Food in Francia (+1,7%), il 30,9% nei Paesi Bassi (+0%), il 19,7% in Italia (+2%) e il 18,7% negli Stati Uniti (+0,5). Nel Regno Unito la crescita è negativa (-2,4%), ma a fronte di una penetrazione che vale già oltre la metà del totale (53%), di gran lunga la maggiore nei Pesi analizzati.
Alla luce di questi numeri, puntare sull’internazionalizzazione guardando in particolare al Retail e alla GDO si conferma come una possibile strategia per accelerare la ripresa.

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TUTTOFOOD, "la" International Food Fair, rappresenta il punto d’incontro tra l’eccellenza agroalimentare italiana e le realtà Food & Beverage di tutto il mondo.
Il prossimo appuntamento con TUTTOFOOD è a fieramilano a Rho dal 17 al 20 maggio 2021.
Per informazioni aggiornate: www.tuttofood.it,



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