Scoperta una nuova molecola che amplifica il numero di cellule staminali del cordone ombelicale

Una nuova metodologia, messa a punto presso l’Institute for Research in Immunology and Cancer (IRIC) dell’Università di Montreal, determina l’espansione del numero di cellule staminali presenti nel sangue del cordone ombelicale e promette pertanto di dare un forte incremento ai trapianti di unità di sangue cordonale.
del 30/09/14 -

Si chiama UM171 in onore all’Università di Montreal in cui è stato realizzato il progetto di ricerca che ha portato alla sua identificazione.
E’ una molecola di ultima generazione (nello specifico si tratta di un derivato pirimidoindolico), sviluppata grazie all’utilizzo di una nuova tipologia di bioreattori, in grado di promuovere l’espansione in coltura delle cellule staminali provenienti dal sangue del cordone ombelicale.
Da diversi anni il mondo della ricerca scientifica è impegnato nella realizzazione di protocolli finalizzati ad aumentare il numero di cellule staminali contenute in un’unità di sangue cordonale, così da potenziarne l’utilizzo e, di conseguenza, estendere l’accesso al trapianto ad un maggior numero di pazienti in attesa di essere sottoposti a questa terapia salvavita.
Il protocollo messo a punto dal gruppo di ricerca canadese coordinato dal Dott. Guy Sauvageau, ematologo presso l’Ospedale Maisonneuve-Rosemont di Montreal e ricercatore presso l’Institute for Research in Immunology and Cancer (IRIC) dell’Università di Montreal, ha dimostrato di poter aumentare di oltre 10 volte il contenuto di cellule staminali ematopoietiche presenti in un’unità di sangue cordonale.
Questa metodologia promette di avere un grosso impatto nella clinica dei trapianti e di dimostrarsi particolarmente utile per i pazienti di origine non caucasica, che avendo maggiori difficoltà a trovare donatori compatibili sono spesso esclusi da questa pratica clinica.
L’espansione ex-vivo delle cellule staminali permetterà inoltre di destinare al trapianto anche le unità di sangue cordonale che presentano un limitato contenuto cellulare, amplificando notevolmente la sua possibilità di utilizzo.
Le cellule staminali provenienti dal sangue del cordone ombelicale possiedono caratteristiche biologiche peculiari che offrono un importante vantaggio in ambito trapiantologico: in primo luogo manifestano una scarsa reattività immunologica, caratteristica che riduce in modo significativo il rischio di sviluppare reazioni avverse nel paziente in cui vengono trapiantate (ridotta Graft versus Host Disease o malattia del trapianto verso l’ospite).
Inoltre la loro particolare “immaturità biologica” ne consente l’utilizzo anche nei casi in cui non sia possibile ottenere una piena compatibilità donatore-ricevente (HLA matching), e pertanto avvicina al trapianto la quasi totalità dei pazienti affetti da patologie ematologiche.
Queste caratteristiche non sono presenti nelle cellule staminali ematopoietiche di origine midollare, che rappresentano la prima fonte di cellule staminali storicamente utilizzata il cui uso è accompagnato dal rischio di indurre complicazioni di diversa entità nel ricevente, a meno che non ci sia una totale compatibilità immunologica.
Lo studio realizzato dal gruppo di ricerca canadese e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Science ()ha dimostrato che la molecola UM171 è in grado di indurre l’espansione ex-vivo di una particolare popolazione di cellule staminali di origine cordonale, definita LT-HSC (long term repopulating hematopoietic stem cells), capace di ricostituire a lungo termine tutti gli elementi maturi del sangue.
Il trapianto delle cellule staminali espanse in topi immunocompromessi ha portato alla rigenerazione del sistema ematopoietico dell’animale per almeno 30 settimane, e quindi alla ricostituzione delle filiere (linea linfoide e linea mieloide) da cui prenderanno origine tutte le cellule mature presenti nel sangue.
A breve verrà inaugurato un protocollo clinico che prevede l’espansione ex vivo delle cellule staminali cordonali presso il Centre of Excellence for Cellular Therapy dell’Ospedale Maisonneuve-Rosemont di Montreal; il materiale prodotto sarà utilizzato presso i centri trapianto delle città di Vancouver, Montreal e Quebec City.
I primi risultati sono attesi nel dicembre del 2015.

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