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Nutrire i pazienti. A Expo il punto di CIR food sull’alimentazione in ospedale

Più controlli sulla qualità, meno vassoi sprecati, più valore al pasto come parte integrante della terapia: questa la ricetta per rinnovare la ristorazione socio-sanitaria emersa dalla tavola rotonda promossa da CIR food a Expo.
del 01/10/15 -

Expo Milano – Ogni giorno in Italia oltre 1 milione e mezzo di degenti e anziani mangiano in 1.120 ospedali, cliniche e case di riposo (dati SSN 2012). Di questi il 53% sono strutture pubbliche, dove il servizio di ristorazione rischia di essere colpito dalla terza spending review con tagli lineari del 5%.
Da queste premesse ha preso il via la tavola rotonda che si è svolta ieri a Expo nella CIR Vip Lounge, che ha posto l’accento sul ruolo terapeutico dell’alimentazione in ospedale. Il professor Lucio Lucchin, Past President di ADI, Associazione Italiana Dietetica e Nutrizione Clinica, ha ricordato che all’ingresso in ospedale 3 pazienti su 10 sono malnutriti, allungando la durata della degenza media del 46%. Non solo nutrire in modo efficace, ma anche educare a una corretta alimentazione dovrebbe rientrare fra i doveri della ristorazione sanitaria pubblica, come già accade in Europa. Salvatore Gioia, Presidente di ALE, Associazione Lombarda Economi e Provveditori della Sanità, ha sottolineato che dal 2011 al 2013 sono stati serviti 4,5 milioni di pasti in meno in ospedale, seguendo il calo dei ricoveri. Eppure questo servizio è ancora oggetto di tagli.
“Nel costo della giornata di degenza nelle strutture pubbliche il servizio di ristorazione incide per l’1,5%. Crediamo quindi che sia rischioso e inopportuno tagliare questo servizio ai cittadini, dal momento che la nutrizione è parte della terapia e la malnutrizione è una piaga per la salute dei pazienti – ha aggiunto Giuliano Gallini, Direttore Commerciale di CIR food – Riteniamo dunque che la ristorazione ospedaliera sia a tutti gli effetti un servizio strategico da tutelare”.
Sandra Zuzzi, Presidente FARE, Federazione Associazioni Regionali Economi e Provveditori della Sanità, ha invocato un cambio di mentalità nella gestione dei servizi di ristorazione ospedaliera nelle strutture pubbliche, ripensando le modalità di gestione per bilanciare qualità e sostenibilità. Per ottenere questo servono più controlli all’interno delle strutture. Ad esempio per ridurre gli sprechi Lucchin ha citato il caso dell’ospedale di Bolzano, dove grazie a questo monitoraggio i vassoi non consumati sono calati in 10 anni dal 9% al 2%. Una strategia condivisa da Anna Fiorenza, Consulente del Ministero dell’Economia e delle Finanze, per cui bisogna valorizzare il servizio di ristorazione, con l’obiettivo di raggiungere il costo ottimale, non il più basso.
Qual è dunque la ricetta per il futuro della ristorazione ospedaliera? Per Davide Croce, Direttore del CREMS, Centro di Ricerca in Economia e Management in Sanità e nel Sociale dell’Università Carlo Cattaneo – LIUC, un pasto poco appetibile non conviene a nessuno, soprattutto con la previsione di aumento di pazienti cronici in un Paese come il nostro che sta invecchiando. Per fare l’esempio della Lombardia, su 10 milioni di assistiti, il 32% sono pazienti cronici, a cui è destinata il 79,6% della spesa sanitaria regionale. Un dato che dimostra la scarsa efficacia dei tagli lineari alla sanità e che invoca maggiore attenzione nella gestione del servizio.

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